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Clarke è stesa sul fresco pavimento dell'atelier, i disegni dei suoi ragazzi tutt'intorno e le schede di ognuno di loro a portata di mano.
Marcus le ha fatto avere la documentazione che appartiene ad ogni ragazzo che frequenta il corso completa di fotografie e finalmente la giovane donna riesce a ricondurre ogni tratto al viso cui appartiene.
Le loro storie sono freddamente descritte in quei fascicoli: c'è chi ha subito violenze, chi è orfano, chi ha qualche precedente eppure ogni foto ritrae dei bambini appena cresciuti con gli occhi ancora pieni di vita nonostante siano evidentemente offuscati da tutto il male che il nostro mondo è in grado di riservare.
E' arrivata all'alba, non riusciva a dormire e non ci ha pensato due volte, istintivamente ha raccolto in una cartellina rigida tutto il materiale ed ha camminato per le vie deserte della città ancora assopita, dritta fino al suo studio.
Ancora non riesce a concentrarsi.
Nonostante sia evidente, ora che finalmente conosce le loro vicende, ricondurre le rappresentazioni al singolo dramma che ognuno di quei ragazzini porta dentro sé, la sua mente è altrove.

Sono giorni che le ultime frasi della mail di Lexa Woods le tartassano i pensieri:

'So solo che quando leggerai questa mail mi penserai ed i ricordi riaffioreranno man, mano con il passare dei giorni e allora io saprò che per l'ultima volta avrò dominato la tua mente.'
Ed è davvero così, nonostante sappia che dovrebbe pensare ad altro, dovrebbe davvero concentrarsi sul suo nuovo lavoro, i suoi ricordi lottano ferocemente con la realtà riuscendo a vincerla spesso.
Per esempio in alcun modo riesce a togliersi dalla testa la prima volta in cui ha capito che Lexa sarebbe divenuta qualcosa di molto più importante che una semplice amicizia di rimpiazzo.


Dopo quel ballo le due ragazze avevano cominciato a passare insieme ogni singolo momento della giornata.
Lexa aveva la sua stessa età ed esattamente come lei era sola, si era trasferita dal Nebraska e faceva volontariato allo zoo di Washington.
E quello non era un dettaglio da poco.
La giovane ragazza sembrava vivere per la natura, cresciuta in campagna, riusciva a sentirsi viva solo rimanendo affianco di quel mondo fatto di completa armonia tra piante e animali.
Le aveva confessato che in realtà odiava l'idea dello zoo in quanto tale ma vi si era avvicinata tramite un'associazione animalista che si assicurava che all'interno della struttura venissero rispettati tutti i protocolli affinché ognuna delle specie presenti non subisse maltrattamenti.
La sua dedizione ed il suo modo così spontaneo di rapportarsi all'ambiente aveva fatto sì che venisse notata in fretta dal responsabile, il quale, subito dopo il diploma, le propose di occuparsi a tempo pieno degli animali presenti.
Lexa in un primo momento diffidente, aveva poi compreso che quello sarebbe stato l'inizio di un'esperienza indelebile e così aveva accettato forse soprattutto grazie ai consigli e alla spinta della stessa Griffin.
Fu tramite quell'impiego, inizialmente sottovalutato, che si agganciò all'associazione di ricerca per la quale ancora lavorava in campo ecologista.

Clarke passava così intere giornate al suo fianco, si sedeva in un angolino e la osservava pulire le gabbie, cibare ogni singolo animale, quella ragazza sembrava una forza della natura.

Entrava ed usciva dalle grandi vetrate dietro cui si celavano leoni e tigri senza alcun timore, a volte, riusciva persino a giocare con alcuni di loro e allora, quando succedeva, Clarke socchiudeva appena le labbra e rimaneva incantata da come persino gli animali divenivano preda del suo incredibile fascino.
Non che avesse mai pensato a Lexa in modo differente che un'intima amica eppure le era capitato di percepirsi strana, diversa in sua presenza.
Non come accadeva con Octavia.
Si preoccupava sempre troppo del suo aspetto ogni qual volta sapeva d'incontrarla: sceglieva con cura tutto ciò che doveva indossare, dall'intimo al colore dell'elastico per i capelli.
Ma era stata così ingenua da sottovalutare quegli strani segnali.
Si era semplicemente illusa che quel diverso modo di comportarsi dipendesse dal fatto che Lexa non era Octavia Blake e se non voleva nuovamente essere abbandonata avrebbe dovuto davvero mettercela tutta, essere impeccabile.
Ecco cosa pensava quindi tutte le volte in cui si ritrovava a truccarsi in modo fin troppo marcato di fronte all'ampio specchio del bagno.

Out of BreathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora