One

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2 settembre 2018

Ho sempre pensato a cosa sarebbe accaduto se io quella notte fossi rimasta a casa.

Le persone che conosco pensano che sia stato il destino,se sono viva e perché c'è scritto così e doveva andare così.

Ma chi l'ha scritto? Chi potrebbe scrivere una cosa tanto orribile per delle persone del tutto innocenti? 

In questi anni di completa solitudine continuavo a chiedere a me stessa'perché a me?'.  Inutile dire che non ho mai trovato delle risposte alle mie domande. Eravamo una famiglia normale,con una vita normale. 

Mia nonna pensa che io sia stata una ragazza fortunata. Ma a volte mi chiedo 'e se fossi rimasta a casa quel giorno?'.

Mi sento in colpa delle volte,e se mi stavano cercando quella notte? E se la mia presenza avesse fatto la differenza?

Se fossi rimasta lì forse sarei riuscita a salvarli,oppure sarei morta anch'io,ma ho sempre pensato che avrei preferito morire insieme a loro piuttosto che viverci senza.

Sono passati ormai due anni da quando i miei genitori e mia sorella sono morti,da quel giorno la mia vita è cambiata totalmente.

Mi sono trasferita da mia nonna a Manhattan qualche giorno dopo l'incidente in modo da stare il più lontano possibile da quel dolore che mi consumava. Ahimè non ho risolto molto. Prima ero troppo piccola per capirlo,il dolore ti segue ovunque tu vada.

Oggi è il mio compleanno ed il secondo anno senza di loro nella mia quotidianità. I numerosi psicologi che ho avuto mi dicevano sempre le solite cose 'pensa ai bei ricordi che hai condiviso con loro e non a tutto il resto'

Mi ricordo che semplicemente sorridevo,a ognuno di loro, e facevo finta di stare meglio così da non vederli delusi dal loro fallimento. 

Non sono più andata a scuola da quando mi sono trasferita,mia nonna ha preferito chiamare un insegnante privato a casa così da tenermi sotto controllo in caso di ulteriori ricadute.

Però quest'anno ho deciso di frequentare i corsi. Stare tutti i giorni a casa sicuramente non aiuterà.

Inoltre mia nonna ha già fatto troppo per me e non voglio che paghi un insegnante privato quando potrei andare in una semplice scuola pubblica e quindi risparmiare anche parecchi soldi.

A interrompere i miei pensieri è lei che entra in camera mia dopo aver bussato alla porta.

"Buongiorno bambina e buon compleanno''mi rivolge uno dei suoi sorrisi più calorosi.

"Grazie nonna"la ringrazio sorridendole a mia volta. 

Le sorrido, perché lei sa che giorno è oggi,e non voglio che stia male per me. Cerco sempre di mascherare il mio dolore con le persone a me più care solo per non farle preoccupare,odio che le persone provino compassione per me.

"Vieni in cucina,ti ho preparato la colazione"posa una scatola sopra il mio comodino e poi richiude la porta dietro di sé.

Guardo confusa l'oggetto estraneo appoggiato di fronte a me e decido di guardarlo più tardi. Conoscendola si tratterà di un regalo o una cosa del genere presumo.

Mi chiudo in bagno e decido di farmi una doccia per rilassare i nervi tesi con l'acqua calda che scivola nel mio corpo rigido.

Mi vesto velocemente con dei vestiti puliti che utilizzo in genere a casa e scendo le scale per andare in cucina.

 Un forte profumo di caffè si propaga lungo il corridoio e inizio a camminare più velocemente con l'acquolina in bocca.

"Ariel tesoro,io vado a fare compere con il nonno, ci vediamo quando ritorno"mi informa mia nonna non appena entro in cucina.

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