capitolo sette

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André

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André

Aspetto che Johanna si cambi e osservo la stanza con attenzione, tutto è pulito e non ci sono foto di famiglia, in effetti neanche in salotto ho notato ritratti.

"Sono pronta" Johanna mi guarda imbarazzata, ha una maglietta bianca e un jeans che dovrebbe essere proibito, è talmente stretto da far intravedere il segno di quello che credo sia un tanga. Il suo sedere tondo e sodo ondeggia in giro per la stanza mentre raccoglie la borsa e le chiavi.
Scendiamo in silenzio e la faccio accomodare in macchina, mi chiedo cosa sto facendo! Non ho intenzioni serie e per di più è una mia dipendete.

"Dove andiamo?" Chiede con i suoi bellissimi occhioni grigi tormentando i capelli tra le dita.
"È una sorpresa, ti fidi?" Le chiedo con un sorrisino.
"No!" La sua risposta veloce e secca mi spiazza completamente, diventa rossa in viso rendendosi conto di essere stata sgarbata e distoglie lo sguardo dal mio viso.

"Ho imparato che non posso fidarmi di nessuno" replica malinconica.
"Imparerai a fidarti delle persone giuste" rispondo convinto.
Accendo la radio e lascio che le canzoni interrompano il silenzio.
Dopo più di un'ora arriviamo a destinazione, ci troviamo in un quartiere degradato di Manhattan, mi giro e trovo Johanna che dorme beata appoggiata al finestrino, i lunghi capelli mossi che le ricadono sul seno si muovono ad ogni respiro.

Johanna

"Ehy principessa siamo arrivati" sento dire da una voce distante, ma nella mia mente questa frase prende una forma già vissuta anni fa'. Avevo più o meno dieci anni, era una soleggiata giornata d'inverno e mio padre decise di andare a fare un pick nik nella casa sul lago, -siamo arrivati principessa- disse papà appena parcheggio.
Io e Taylor scendemmo di corsa per vedere se i nostri giocattoli erano ancora al loro posto, la mamma ci gridò se la prese con mio padre.
Lei non sopportava il baccano in casa dovevamo stare sempre in silenzio.

Taylor prese la palla e mi trascino sul portico, un bambino bellissimo pochi anni più piccolo di me.
Tutto accadde in un secondo, lanciai la palla ma nel prenderla scivolo in acqua, mi buttai subito per aiutarlo e uscimmo dall'acqua ghiacciata lo portai in casa, era bianco e tremava.
"Mi dispiace" le lacrime scendono senza permesso finché una mano non mi scuote e torno al presente.

"Johanna, cosa ti dispiace?" André mi guarda confuso accarezzando le guance bagnate, sto tremando e ci metto qualche minuto per realizzare dove sono.
"Era solo un sogno" mi giustifico guardando fuori dalla macchina, ci troviamo in un posto degradato con palazzi vecchi e barboni seduti sui marciapiedi.

"Forza vieni" André scende dalla macchina e fa il giro per aprirmi lo sportello, mi prende la mano e ci avviamo verso quella che sembra una palestra abbandonata.
La sua mano calda avvolge delicatamente la mia regalandomi brividi e un piccolo sorriso.
Apre il catenaccio che blocca il cancello e mi fa strada entrando in questo edificio.

"È da un po' che non ci metto piede, però ogni mese alcuni addetti si occupano della manutenzione, mia madre ci teneva molto a questo posto" mi spiega triste accendendo le luci.
"Wow" mi porto una mano sul petto e osservo l'enorme pista di ghiaccio.
"È stupenda" dico meravigliata, ci sono tante banchine ai margini della pista, un angolo bar con tanti tavolini.

"Mia madre era una ballerina e si esibiva sul ghiaccio, ha voluto aprire questa pista per aiutare i ragazzi del quartiere, non faceva pagare l'ingresso e dava lei i pattini. Ti sarebbe piaciuta" dice in fine girandosi di spalle per nascondere una lacrima.
"Posso pattinare?"
"Certo vieni ti prendo i pattini"
Dopo aver trovato il mio numero li indosso con il sorriso alle stelle, non pattino da tantissimo.
"Che musica vuoi?" Chiede André avvicinandosi ad un computer, c'è una canzone che ballavo con tanto amore quando stavo a londra la cerco e faccio partire la musica.
Le casse distribuite in modo perfetto mi permettono di sentire ogni vibrazione, senza tener conto che André mi osserva vado al centro della pista e inizio a pattinare.

🎶🎶🎶🎶🎶🎶
Vivo per lei da quando sai
La prima volta l'ho incontrata
Non mi ricordo come ma
Mi è entrata dentro e c'è restata
Vivo per lei perchè mi fa
Vibrare forte l'anima
Vivo per lei e non è un peso
🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶

Dopo la prima strofa inizio a fare qualche passo di danza classica, amavo esercitarmi sul ghiaccio ma ci vado piano orami sono un po' arrugginita.
Chiudo gli occhi e lascio che la musica mi trasporti, con un sorriso che mi mancava da tempo canto con il cuore leggero.
🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶
Vivo per lei anch'io lo sai
E tu non esserne geloso
Lei è di tutti quelli che
Hanno un bisogno sempre acceso
Come uno stereo in camera
Di chi è da solo e adesso sa
Che è anche per lui, per questo
Io vivo per lei

È una musa che ci invita
A sfiorarla con le dita
Attraverso un pianoforte
La morte è lontana
Io vivo per lei

Vivo per lei che spesso sa
Essere dolce e sensuale
A volte picchia in testa ma
È un pugno che non fa mai male
🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶

Inizio a fare una serie di giri su me stessa cantando le noti finali a squarcia gola.

🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶😘🎶🎶
Vivo per lei perchè oramai
Io non ho altra via d'uscita
Perchè la musica, lo sai
Davvero non l'ho mai tradita

Vivo per lei perchè mi dà
Pause e note in libertà
Ci fosse un'altra vita la vivo
La vivo per lei
🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶🎶

Mi lascio cadere esausta con poca eleganza mentre André corre da me preoccupato scivola poco distante da me cadendo con un tonfo tremendo.
"Ha ha ha ha" mi piego in due dalle risate mentre mi guarda male.
"Certo che sei aggraziato" gli dico mentre si rialza scocciato.
"È colpa tua, pensavo fossi svenuta" risponde aspro.

Mi rialzo e gli faccio un' inchino degno di un re facendolo ridere, mi porge la mano e assieme lasciamo la pista.
"Perché la tieni chiusa è stupenda"
André guarda il vuoto nostalgico e un sorriso amaro si dipinge sul suo volto.
"Avevo poco più di dieci anni quando i miei morirono, e sai qual'è la cosa peggiore?" Chiede senza nascondere un velo di rabbia, scuoto la testa mordendomi un labro.
"Che non dovevano morire, ma lo zio di Jennifer voleva l'impresa e tutti i loro averi, non si è fermato finché non siamo rimasti tutti orfani" sgrano gli occhi e mi copro la bocca.

"Forza andiamo!" André esce lasciandomi in dietro, non avrei dovuto chiedergli nulla mi sento in colpa per avergli rievocato brutti ricordi.
"Johanna, da questa parte" seguo la sua voce e lo trovo dietro l'angolo, mi sorride per poi prendermi la mano.
"Non è un bel quartiere, non ti allontanare" dice stringendo la presa.

Andiamo in un piccolo locale di cibo da asporto, l'odore di varie pietanze deliziose mi solletica l'appetito.
"Hey dolcezza è da un po' che non ci si vede" la ragazza dietro al bancone guarda André con gli occhi a cuore, si sistema il cappellino con il logo del locale e stampa un bacio sulla guancia ad André.

Istintivamente mi stacco da lui e do' un'occhiattaccia alla rossa che si struscia senza dignità sul suo petto.
"Sono stato impegnato" risponde lui indifferente, mi riprende la mano e poi guarda la rossa.
"Preparaci tre buste grandi con tutto quello che vuoi" dice senza darle confidenza.
"Certo dolcezza" risponde guardandomi male, tra un po' la strozzo.

Dopo aver pagato usciamo con tre sacchi pieni di cibo, solo ora mi rendo conto che potremmo sfamare una scuola intera.
"Oddio! Hahhaha" André scoppia a ridere appena guarda la mia espressione confusa.
"Tranquilla non è per noi tutto questo cibo"
"No?"
"No, ora faremo il giro del quartiere e diamo una porzione ad ogni senza tetto" sorrido radiosa davanti a questo uomo così generoso.

Salve, lettori😍😍😍
In questo capitolo abbiamo avuto piccole rivelazioni sulle vite dei nostri protagonisti, spero che vi sia piaciuto un bacio e buona serata😘😘😘😘😘😘😘

una verità rischiosa (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora