capitolo otto

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Osservo il regalo che mi ha fatto portare André, rigirando il cellulare tra le mani, una settimana fa' a quest'ora stavamo regalando cibo e sorrisi, oggi sto pensando di lanciare le rose e l'orsacchiotto dalla finestra

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Osservo il regalo che mi ha fatto portare André, rigirando il cellulare tra le mani, una settimana fa' a quest'ora stavamo regalando cibo e sorrisi, oggi sto pensando di lanciare le rose e l'orsacchiotto dalla finestra.
Una settimana di lavoro da incubo, oltre a sgobbare come una matta quel cretino mi ha trattata con una indifferenza tale da lasciarmi di sasso.

Poi come se niente fosse mi invita a cena fuori, ma sta male? I primi giorni pensavo che in ufficio volesse mantenere un rapporto professionale ma quando l'ho visto baciare quella del ballo mi sono sentita mancare il respiro.
Sono solo una povera illusa ecco cosa sono, infondo tra noi non c'è mai stato nulla quindi su con la vita e al diavolo quel bamboccio viziato!!!
Già è stato faticoso spiegare a Mark che non volevo relazioni di nessun tipo, ma André non è Mark e per quanto mi costi ammetterlo vederlo avvinghiato a quella mi ha ferita.

Mi rigiro nel letto ignorando le sue  telefonate, è quasi Mezzogiorno dovrei preparare il pranzo ma tanto mangerei sola e non ne ho voglia.
Torno con i pensieri a quando la domenica papà mi portava al parco, mi manca tantissimo le lacrime iniziano a scendere senza che riesca a impedirlo, penso al suo rammarico verso questa figlia disgraziata che è scappata di notte dopo aver distrutto la sala dove pochi giorni dopo avrebbe  dovuto sposarsi.

Dove sono finiti i giorni felici di una volta? Le giornate in giardino a giocare e le serate di beneficenza dove ballavo sotto lo sguardo orgoglioso di mio padre.
Senza rendermene conto chiamo a casa, tre squilli e una voce roca e calda mi arriva facendomi mancare il respiro.
"Pronto chi è? ...... pronto, Johanna amore sei tu?" Un singhiozzo esce senza che io possa fermarlo e mio padre sospira pesantemente.
"Bambina mia ti prego dimmi che stai bene! Torna da me" scoppio in un pianto straziante facendo piangere anche lui.
"I....io, st....sto bene papà. Ti amo sempre" stacco la chiamata senza che mi possa rispondere e mi lascio cadere sul letto.
Piango fino allo sfinimento, strillo con la faccia nel cuscino e lascio uscire tutta la mia frustrazione, lui è l'unica persona al mondo che non avrei mai voluto abbandonare, mio padre l'uomo della mia vita.

Pochi al mondo possono avere la fortuna di un genitore così, dolce premuroso, severo all'occorrenza ma che darebbe la sua vita per i figli.
La voglia di tornare a londra da lui è forte, ma appena penso a lei mi si gela il sangue e mi riprometto che finché sarà viva non metterò più piede in casa.
Amavo mia madre tanto quanto papà, volevo essere bella e aggraziata come lei, passavo le ore a suonare il piano anche con le dita insanguinate solo per avere un suo elogio.
Ma questo non arrivava mai, neanche quando danzavo fino a notte fonda per eseguire ogni passo alla perfezione.

Una nota di rabbia mi fa scattare dal letto, stringo i capelli tra le mani pensando alla mia vita e a quante menzogne mi ha raccontato.
"Ah, ti odio!" Urlo afferrando un soprammobile per scagliarlo contro il muro.

Il campanello suona ma lo ignoro, l'unico che sia mai venuto in casa è André, vado in salotto e mi metto comoda sul divano stringendo un cuscino.
Guardo la porta che a momenti viene sfondata ma rimango in silenzio.
"Avanti, Johanna so che sei in casa che ti prende?" Ha pure il coraggio di chiederlo!

André

Busso alla porta senza alcun risultato, il portiere ha detto che non è uscita ma non risponde alle telefonate e non apre la porta.
"Accidenti, Johanna mi sto preoccupando" urlo facendo uscire la signora accanto.
"Ehi ragazzino che cos'è tutto questo chiasso? Ora chiamo la polizia" dice alzando un braccio e scuotendo la testa. Guardo i bigodini viola  che si muovono e la vestaglia con i pulcini.
Vorrei ridere ma mi trattengo visto che mi guarda malissimo.
"Mi scusi signora non volevamo disturbarla" la voce di Johanna mi fa sobbalzare ero così concentrato sulla signora che non ho sentito la porta aprirsi.

La signora rientra mormorando chissà cosa, mi giro per salutare Johanna ma la voce mi muore appena la vedo.
Ha i capelli alzati in modo disordinato e occhi rossi da far paura, tanti piccoli puntini rossi gli coprono il naso e parte del viso, mi lancia praticamente i regali che le ho fatto portare e mi guarda con una furia che non penso di meritare.

"Cosa ti prende?" Le chiedo confuso, incrocia le braccia al petto e per la prima volta le vedo uno sguardo cattivo.
"Non voglio avere nulla a che fare con te! Questi regalini mandali alla tua ragazza, io sono solo una dipendente e voglio essere trattata come tale, no che debba sforzarti visto il modo schifoso con cui mi hai trattata questa settimana" urla inferocita, non riprende neanche fiato che mi sbatte la porta in faccia.

Torno a casa con le sue parole che mi risuonano nella mente, la mia ragazza? Penso e ripenso finché non mi si accende una lampadina.
Ha visto il bacio tra me e Kristin! Era venuta per chiedermi un favore, e dopo il modo con cui l'ho trattata mi sono sentito in dovere di aiutarla, mi ha baciato così alla sprovvista che neanche me ne sono reso conto, il mio corpo ha risposto al bacio prima che il cervello realizzase l'accaduto.

"Bel biondino per chi sono quei regali?" Jennifer è sul divano a rileggere i documenti giudiziari, ha il viso stanco e da quando Maicol la ignora parla poco.
"Per te dolcezza" le dico dandole i fiori e l'orsacchiotto, lei li guarda attenta e poi mi schiocca una delle sue occhiate da - fai schifo come bugiardo-
"Che ne dici di un horror e cibo spazzatura?" Chiede con i suoi occhini da cerbiatta, sorrido istintivamente e ordino del cibo cinese.
"Potevamo fare una zuppa" sghignazza alzandosi dal divano per sgranchirsi.
"No grazie!" Le dico deciso ricordandomi con quanta grazia mi lancio il piatto con la zuppa al nostro ultimo horror.

"La smetti di sbuffare" chiedo ad una Jennifer annoiata che si sta mangiando anche le mie porzioni.
"Ma è noioso" ribatte lei con la bocca piena.
"L'ultima volta stavi per fartela addosso! E smettila di mangiare il mio cibo se continui così diventerai una balena!" Le dico togliendole il sacchetto dalle mani, lei spalanca gli occhi e cerca di assumere un'espressione rabbiosa ma con la bocca gonfia di cibo sembra un Homer Simpsons che si abbuffa.
Scoppio in una risata dicendole quello che ho pensato e facendola quasi soffocare per la sua ingordigia.

"Uno!" Urla riprendendo fiato.
"Ho fatto cose peggiori, quindi non ho più paura di questi film! Due- io non ingrasso e sono raffinata anche quando mangio! Tre-" ma il tre le muore in bocca all'entrata di Maicol
"Ehi ti unisci a noi?" Chiedo a mio cugino che scuote la testa, Jennifer scatta in piedi dicendo che è stanca e corre in camera, questa è un'altra faccenda da risolvere nonostante si amano entrambi non hanno il coraggio di affrontare la situazione.

Tutte le volte che apro il discorso Maicol mi molla a parlare da solo e và via, con Jennifer neanche ci provo ha già troppi problemi per la testa nonostante collaborasse con l'FBI l'avvocato di quei assassini sta cercando di farle avere una pena per i crimini che da dovuto commettere, senza contare che ha torturato Clara anche se non era costretta a farlo.

Buon giorno lettori, sono riuscita a pubblicare un'altro capitolo, se ne avete voglia lasciatemi un commento un bacio😘😘😘😘

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