capitolo cinquantadue

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Johanna

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Johanna

Resto seduta mentre André continua ad urlare e sbraitare senza sosta.
Ultimamente ho trascorso le giornate a casa di Jennifer nel tentativo di farla uscire ma è stato inutile.
"Ti rendi conto che non sei più a casa? Non fai la moglie non pulisci non fai un cazzo di niente!" Continua lui senza che io gli presti attenzioni.
"Non mi ascolti neanche" ha il viso rosso e gli occhi da pazzo.

Ma io continuo a non considerare nulla di quello che dice, mi alzo per indossare le scarpe ed il giubbotto sotto il suo sguardo allibito.
"Dove pensi di andare?" Mi si piazza davanti con le mani sui fianchi lanciandomi occhiate assassine.
"Da Jennifer" rispondo tranquilla la sua bocca si spalanca assumendo un espressione al dir poco comica e in fine si passa le mani sul viso per poi allargare le braccia con fare teatrale.

"Hai sentito almeno una parola di quello che ti ho detto?" Ringhia avvicinandosi fino a fermare il suo viso a pochi centimetri dal mio.
" lo sai che ti amo vero amore" sussurro appoggiando le labbra alle sue.
"Non mi fai fesso sono arrabbiato!"
"Andiamo amore, mi farò perdonare te lo prometto, e poi Isabella porta la piccola da Jennifer, non vuoi andare a riprendere tua figlia?" Sbuffa ed esce di casa senza rispondere.

È veramente arrabbiato e ne ha tutte le ragioni, la casa è in uno stato di caos totale ho accumulato tutti i vestiti da stirare sul divano che neanche si vede più sotto quella montagna è a parte le cose necessarie per la piccola la dispensa è completamente vuota.
Ma non intendo lasciare Jennifer da sola a rovinarsi la vita, è quasi natale e lei si deve dare una svegliata, capisco che sì è spaventata ma non può costringere quelle povere creature a rimanere chiuse in casa.

"Hai mezz'ora poi torniamo a casa" mi avverte André prima di entrare.
Isabella è in salotto con la figlia e Ginevra che appena ci vede corre da noi con le mani aperte, ha imparato a camminare troppo presto visto che la devo seguire per casa con la paura che si tiri qualche oggetto addosso.
"Jen?"
"A letto" Isabella alza le spalle continuando a sistemare un po' le cose che le bambine hanno sparso per la stanza.

Salgo di sopra e apro la porta senza chiedere il permesso facendo urlare Jennifer che salta a sedere e tira i bambini.
"Mi hai spaventata" dice con il petto che si alza velocemente.
Do un'occhiata ai piccoli notando che sono vestiti e puliti, almeno Maicol mi ha ascoltato quando gli ho detto di farli trovare pronti.

Li prendo entrambi faticando un po' per reggerli visto che sono diventati più tosto grandi ed esco dalla stanza senza parlare a Jennifer.
"Dove pensi di andare?" Urla lei seguendomi.
"Se non vuoi portarli tu fuori lo faccio io" le urlo correndo per superare André ed uscendo di casa.

I bambini mi stringono presi alla sprovvista dal freddo che ci colpisce appena usciamo, se mi fossi fermata per prendere i giubbini Jennifer mi avrebbe fermata.
"Johanna torna dentro" mi urla sulla soglia mentre io cammino nella neve fino al cancello della casa.
"Vuoi i tuoi figli, vieni a prenderli!"
Lei mi guarda incerta e fa un passo indietro scuotendo la testa.
"Bene allora li porto al parco" inizio a metterli in macchina quando Jennifer corre e si piazza davanti alla portiera.

"No! Non puoi farmi questo" inizia a piangere e tremare, scalza tra la neve con solo una maglia leggera diventa piccola e fragile.
"Ho paura" singhiozza aggrappandosi alla mia maglia.
"Lo so tesoro, ma non puoi tenerli così li fai spaventare ancora di più" inizio ad accarezzarle la testa dispiaciuta, ma deve capire.

"Vuoi che i tuoi figli abbino paura anche di uscire di casa èh? È questo quello che vuoi, renderli incapaci di vivere" le chiedo cercando di darle calore.
"Mamma io sto bene guarda" Michelle scende dal sedile e tira la maglia della madre facendole un enorme sorriso.
"Oh piccola"  si inginocchia e la stringe al petto senza trattenere le lacrime.
"Mamma ci penso io ai cattivi" interviene Simon tirandole una ciocca di capelli.

"Amore" André mi avvolge in un tenero abbraccio e mi bacia la testa.
"Ora salite in macchina così gli zii vi portano a mangiare il gelato, io vi passo a prendere con papà questa sera" dice lei baciando le loro teste e facendoli salire in macchina.
"Mi raccomando" Jennifer mi guarda preoccupata e tira su col naso.
"Vai a prepararti vi aspettiamo a casa questa sera. Le do un bacio e saliamo in macchina per portare i bambini al parco giochi, meritano un po' di svago dopo tutti quei giorni chiusi in casa.

10 anni dopo

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10 anni dopo

"Amore cosa fai?"
"Leggo mamma, questo libro è bellissimo" risponde alzandosi dal divano e vedendomi in contro.
"Quello che ti ha regalato zia Jennifer?"
"Si ci sono tre favole strepitose " posa il libro con delicatezza sul tavolino e mi aiuta a raccogliendo i vestiti che mi cadono mentre porto questa montagna di indumenti sul divano. 

"Stasera possiamo fare un pigiama parti?" Chiede saltellando con un sorriso enorme, come posso dirle di no.
"Chiama tu le zie se dicono di sì per me va bene, ma non truccate più tuo padre mentre dorme perché se la prende con me"  la rimprovero fingendo di essere arrabbiata.
Ma come fai ad arrabbiarti con questo angelo, è una bambina dolcissima ha ottimi voti e non mi da mai arrabbiare, tranne quando arrivano i cucini e iniziano a fare un macello per tutta la casa.

Nel giro di un'ora la casa si riempie di strilla e urla,Jennifer afferra una busta di patatine e si nasconde sotto il tavolo in cucina ignorando Esmeralda e Jonathan che litigano per un giocattolo, e si perché la nostra cara Jennifer ha avuto altre due piccole pesti peggio dei primi, inizio a pensare che sia il suo gene pazzo a rendere i figli così scatenati.

Michelle e Simon hanno tredici anni mentre la mia Ginevra undici e la piccola Jennifer dieci. Sono cresciuti assieme e vanno molto d'accordo, soprattutto perché Simon dice che appena un ragazzo si avvicina a loro lo uccide, e naturalmente i padri delle donzelle lo incitano a continuare così.
Osservo Jonathan ha cinque anni che cerca di tirare una bambola dalle mani di sua sorella di un anno e mezzo più piccola di lui.
Sorrido alla scena pensando che infondo avere un unica figlia non è poi così male.

Manca solo Nathan il figlio di quattro anni di Isabella, ma ha il morbillo e ha preferito non portarlo.
"Mi fai un po' di posto?" Chiedo a Jennifer entrando sotto il tavolo.
"Non ne posso più, sono stanca quattro figli! Accidenti a Maicol" si lamenta lei mangiando le patatine.
"Devo nascondere la cioccolata a casa altrimenti si fanno venire mal di pancia e poi mi tengono sveglia tutta la notte" continua facendomi ridere.

"Sei felice?" Le chiedo con gli occhi lucidi osservando il suo sorriso allargarsi a dismisura.
"Non potrei chiedere di meglio" risponde allargando le braccia per abbracciarmi.
"Mamma io ho fatto la pipì" Esmeralda la guarda con gli occhi lucidi e il pantalone bagnato.
"Amore, quante volte ti ho detto che me lo devi dire prima di farlo" si lamenta gattonando fuori per portare la piccola in bagno e lavarla.
Sorrido perché so ché è felice anche se si lamenta, lo so perché anche io lo sono, questi bambini che corrono per casa, il mio fantastico marito e tutto l'amore che mi danno mi rendono la donna più felice del mondo.

Anche questa storia volge al termine, manca solo l'epilogo, mi scuso se non sono stata brava in questo racconto e per non aver continuato come avevo deciso in passato, ma non riesco a concentrarmi e non so fin ché punto serve continuarla. Ringrazio tutti quelli che mi fanno seguita e spero che la storia vi sia piaciuta.
Un bacio a tutti 💖

una verità rischiosa (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora