Capitolo 2: Partenza

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La stanza venne invasa da un silenzio di tomba, cosa strana visto che si trattava di una intera casa piena di nani. Tutti fissavano la nuova ospite sulla soglia con uno sguardo sorpreso mischiato ad un tono di curiosità. Insomma come poteva una ragazzina così apparentemente fragile vivere in una terra terrificante come le terre selvagge.

-Cosa vi fa credere che farete parte di questa compagnia.- disse Thorin con severità. Se i suoi presentimenti erano confermati e lei era davvero sua figlia, non le avrebbe permesso di affrontare un drago, dopo che la sua dolce Palarran era stata bruciata dal mostro.

-perchè? Non è così?- Ringil si voltò confusa verso Gandalf ma ancora una volta non vide il sorriso dello stregone vacillare.

-Non pretendo di far parte di un impresa che è solo vostra, Scudodiquercia. Ma... temo di non avere scelta, dopotutto ho due motivi per essere collegata a ciò.-

-E quali sarebbero?- nemmeno lui aveva intenzione di far vacillare lo sguardo.

-La prima.- incrociò le mani dietro la sua schiena e si avvicinò al tavolo. -Io ho un dovere verso il signor Baggins e secondo il nostro patto dove va lui vado anch'io.- sorrise a Bilbo, che ricambiò il suo sorriso con un leggero imbarazzo.- E... La seconda è questa.- estrasse dalla manica una chiave di acciaio scuro, particolare, fabbricata per entrare in una serratura.
-E quella che cos'è?- domandò Fili.

Ringil lanciò la chiave a Thorin, che l'afferrò al volo.
Gandalf il Grigio si alzò dalla sedia ed estrasse dalla tasca una grande pergamena.
-Dice la leggenda che oltre una landa desolata, tra le foreste più pronde e le pendici più scoscese sorge una vetta solitaria.-
la pergamena rispecchiava perfettamente le parole dello stregone: la vetta sorgeva dominante al centro della valle, custodendo il passaggio che conduceva al antico regno di Agmar. Erebor era nascosta esattamente sotto di lei con al suo interno il tesoro che da anni era diventato parte del regno dei nani.
- La montagna solitaria.- lesse il signor Baggins, illuminando la mappa con la sua candela

-L'unico problema è colui che ci dimora. Smaug ucciderà chiunque si avvicini alla montagna.- interruppe Gloin.

- Ma abbiamo visto i segni! I corvi stanno tornando alla montagna dopo sessant'anni. È il nostro momento di agire.- replicò Oin.

-Scusate ma io che centro in tutto questo?-domandò Bilbo mentre il suo viso assumeva un colorito pallido. Probabilmente stava iniziando a sentirsi poco bene.

- La porta principale è stata sigillato dopo che Smaug si impadronì di Erebor, ma i nani non hanno mai smesso di sperare che un giorno avrebbero riavuto la loro casa. Così costruirono un secondo passaggio lungo le pendici ovest, che può essere aperto solo... da quella chiave.- spiegò Ringil, indicando la chiave che Thorin teneva in mano.

-Ed è qui che entri in gioco tu, mio caro Bilbo. Sei l'unico che può scassinare quella serratura.- aggiunse subito mentre un sorriso smagliante si allargava sulle sue labbra. Sperava di poter contagiare il suo caro amico. Glielo doveva, Bilbo si meritava un'avventura: lui era diverso da tutti gli altri Hobbit di Hobbiville e la noiosa vita in un villaggio non si addiceva ad uno spirito avventuriero come il suo.

-Mi sembra più un droghiere che uno scassinatore.- il commento di Thorin fece scaturire una risata generale seguita però da una serie di obiezioni da parte degli altri membri della compagnia: era evidente che nessuno lo riteneva valido a partecipare a quell'impresa.

- Ora basta!- un rimbombo simile ad un tuono uscì dalla bocca dello stregone mentre si alzava in piedi mostrando la sua figura imponente.- Se dico che Bilbo Baggins è uno scassinatore! Uno scassinatore lui è!- tutti si zittirono in un battito di ciglia, come se tutte le loro parole gli fossero state strappate via.

Lo Hobbit- La Maledizione Di RaurosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora