Capitolo 14: La Freccia Nera

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Lungo e logorante fu il tempo che Bilbo Baggins visse in quel posto, sempre solo, sempre nascosto, senza mai ardire di togliersi l'anello, a malapena osando dormire, perfino, rannicchiato negli angoli più scuri e più remoti che potesse trovare. Tanto per fare qualcosa si mise a girovagare per il palazzo del re degli Elfi. Porte magiche chiudevano gli ingressi, ma ogni tanto, se era svelto, riusciva a oltrepassarle.
Gruppi di Elfi Silvani, talvolta insieme col
re, andavano di quando in quando a cavalcare o a caccia o a fare qualche altra cosa nei boschi e nelle terre a oriente. Allora, se Bilbo era molto lesto, poteva scivolare fuori proprio dietro di loro, sebbene fosse pericoloso farlo: più di una volta rimase quasi incastrato in mezzo alle
porte, quando queste si chiudevano di botto dopo aver fatto passare l'ultimo elfo; e tuttavia non osava camminare in mezzo a loro a causa della propria ombra (per quanto esile e vacillante questa fosse alla luce delle torce) o per paura che lo urtassero e lo scoprissero.
E quando poi usciva, il che del resto non accadeva molto spesso, non gli riusciva di combinar niente.
Non voleva abbandonare i nani e la sua Ringil, e comunque non avrebbe saputo dove diamine andare senza di loro. Non poteva tener dietro agli elfi che andavano a caccia per tutto il tempo che stavano fuori, quindi non scopri mai le strade che portavano fuori del bosco; così non poteva far altro che errare infelicemente nella foresta, terrorizzato dall'idea di perdersi, finché non gli si offriva la possibilità di tornare. Inoltre, all'esterno aveva sempre fame, perché non era un cacciatore, mentre all'interno della caverna poteva in un modo o nell'altro trovare di che
vivere, rubando il cibo dalla dispensa o dalla tavola, quando non c'era nessuno vicino.
" Sono come uno scassinatore che, entrato in una casa, non può più andarsene, ed è quindi costretto a scassinare miseramente la stessa casa un giorno dopo l'altro" pensava.

" Questa è la parte più triste e squallida di tutta questa maledetta, estenuante, scomodissima storia! Vorrei proprio essere di nuovo nella mia casa accanto al mio bel fuoco caldo, colla lampada che splendei".

Spesso desiderava pure di poter inviare una richiesta d'aiuto a Gandalf, ma ovviamente questo era del tutto impossibile; e presto si rese conto che se c'era qualcosa da fare, bisognava che fosse il signor Baggins a farlo, da solo e senza l'aiuto d...

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Spesso desiderava pure di poter inviare una richiesta d'aiuto a Gandalf, ma ovviamente questo era del tutto impossibile; e presto si rese conto che se c'era qualcosa da fare, bisognava che fosse il signor Baggins a farlo, da solo e senza l'aiuto di nessuno.
Finalmente, dopo una settimana o due di questa vita strisciante, passata a osservare e a seguire le guardie, e ad approfittare di tutte le occasioni che gli si presentavano, riuscì a scoprire dov'erano tenuti i suoi compagni. Trovò tutte e tredici le loro celle in diversi punti del palazzo, e dopo un po' aveva imparato molto bene a destreggiarsi nei vari cunicoli.

Thorin, invece, era troppo esausto per essere ancora furioso per le proprie disgrazie, e si era addirittura quasi deciso a dire tutto al re riguardo al tesoro e alla sua spedizione, nonostante sia figlia lo avesse implorato di mantenere il segreto (il
che dimostra quanto fosse depresso); quando udì la vocina di Bilbo attraverso il buco della serratura. Quasi non credeva alle sue orecchie ma non ci mise molto a capire che non poteva essersi sbagliato.

 Quasi non credeva alle sue orecchie ma non ci mise molto a capire che non poteva essersi sbagliato

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