Capitolo 19: La Danza dei Draghi

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Si dice che i draghi siano fuoco divenuto carne.
Oppure che - in origine- fossero delle stelle morenti, che bevvero i raggi del sole e per il troppo calore caddero sulla terra in una pioggia di luce.
Non si sà per certo quale delle due storie sia la verità.
L'unica cosa effettivamente certa è che i draghi hanno dentro di loro un elemento che rappresenta la bivalenza della vita e della morte: il fuoco.
Un fuoco inestinguibile, rovente tanto che, nelle notti fredde, dalle sue membra si leva del vapore; come i gaiser delle terre dei ghiacci.
Un fuoco intrinsecamente legate alle magia e all'equilibrio del cosmo, che l'umanità vede attraverso le stagioni, la natura, gli astri e il tempo...
È per questo che dal momento in cui i draghi cominciarono a scomparire, gli umani persero il controllo delle pratiche magiche, le estati si accorciaronl e gli inverni divennero più lunghi e rigidi.
Per questo motivo che venne creata la maledizione di Rauros, per mantenere un equilibrio. Ma ora che anche l'ultimo esemplare di drago e la figlia di Saeros erano in procinto di scomparire, la Terra di Mezzo non avrebbe dovuto attendere molto prima di una nuova catastrofe.
O almeno così tutti credevano. Ringil non aveva nessuna intenzione di rinunciare alla sua forma di Drago. Per lei non era una maledizione, era una parte di sé che la la faceva sentire sicura, forte e indomabile di fronte ad ogni avversità. Per questo motivo avrebbe lottato contro Smaug fino alla fine tuttavia non lo avrebbe ucciso. No... Qualcun'altro lo avrebbe fatto, e lei sapeva già chi. Ma c'era ancora tempo per questo. Ora le priorità erano altre.

Smaug ruggì. Il suo petto vibrò come una gigantesca cassa di percussioni e accese: la miccia al suo interno esplose e il fuoco iniziò a risalire in superficie.
Ringil si preparò all'impatto. Nel corso degli anni aveva studiato tutto ciò che c'era da sapere su quel viscido rettile, in particolare i suoi punti deboli. E quando le scaglie sul suo torace si illuminavano, significava che il drago era in procinto di attaccare. Così si librò in volo verso l'alto appena in tempo per schivare il vortice di fiamme sprigionato da quella bocca velenosa e sibilante.
Poi si gettò in picchiata su di lui, come un'ombra nera che passa davanti al sole, oscurandolo e divorandolo pezzo dopo pezzo fino a spegnere la luce. Smaug spalancò gli occhi ma non fu abbastanza reattivo. I denti di Ringil perforarono la sua giugulare, come uno schiacciasassi frantuma le pietre più restenti, i suoi lunghi artigli lacerarono le sue scaglie rubine nel tentativo di rovinare le sue ali e, in tutto questo, i fulmini emanati dalla sua corazza colpivano ripetutamente e ritmicamente il corpo del rettile, folgorandolo.
Un drago appiedato era un drago spacciato; e non poteva essere più che vero!
Smaug si contorceva, guaiva, tentava di ricambiare gli attacchi dell'ibrida ma era troppo veloce per lui. L'unica cosa che riusciva a fare era emettere versi agonizzanti.
Doveva trovare una soluzione in fretta! Lei non era come l'ibrida precendente. Era diversa, veloce e soprattutto era preparata alla battaglia.
-Forza Ringil! Uccidilo!- e allora capì. Le urla e le esclamazione dei nani avevano acceso una fiaccola nella sua mente. E non solo a lui.
" Non può combattere su due fronti. Rientro troppo ai nani per pensare alla loro incolumità."
Disse Saeros in un sibilo e lui non poté che concordare. Nonostante fossero di due dinastie completamente diverse condividevano un grande vantaggio: l'astuzia.

 Nonostante fossero di due dinastie completamente diverse condividevano un grande vantaggio: l'astuzia

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