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"Sì mamma, va tutto bene. Sono solo un po' stanco ma è una cosa alquanto normale dopo un trasloco." dice Luke alla madre tenendo il telefono tra l'orecchio destro e la spalla mentre prende alcune cose dagli scatoloni per sistemarle nella sua nuova camera. L'appartamento non è uno dei più grandi, ma è quello che si può permettere e a questo non da' molto peso, lo trova accogliente e si è sentito davvero a casa sin dal primo momento. Rotea gli occhi nel sentire la donna dirgli con tono autoritario che non deve stancarsi molto, che deve riposare e soprattutto mangiare: anche a chilometri e chilometri di distanza riesce a sentire il suo sguardo duro bruciare sulla propria pelle. In realtà Liz non è così male, anzi, tutto il contrario: è davvero molto dolce e la madre e il figlio hanno avuto sempre un buon rapporto, ma quando si va a toccare l'argomento "salute" lei non può non essere dura poiché si preoccupa. Luke un po' si sente in colpa per essersene andato di casa, gli manca già la sua famiglia.

Dopo altre raccomandazioni Luke riattacca e si butta con un grande tonfo sul letto coperto a stento da un lenzuolo ed un copriletto, promettendo a se stesso di non traslocare più. Sbuffa, consapevole del fatto che non può rilassarsi proprio in quel momento dato l'enorme confusione che c'è in casa, e abbandona la comodità del letto, rotolando verso la fine del letto cadendo a terra come un idiota; emette un verso di lamento e porta una mano sul fianco per poter calmare il dolore che si è appena procurato da solo e dopo qualche secondo si alza per andare a sistemare almeno le cose più importanti e nel giro di qualche ora finisce. Sorride soddisfatto del risultato e dopodiché va a farsi una doccia veloce: ha voglia di uscire di casa e andare ad esplorare la zona, magari suonare ai campanelli dei vicini per conoscerli e farsi conoscere, cosa che sicuramente fa.
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"Cosa significa 'devo andare per due mesi a Parigi'? Puoi spiegarmi, per favore?", sbotta Ashton.

"Uhm... ecco, vedi, c'è questo corso di cioccolateria che ho sempre voluto fare e quando me l'hanno proposto non ho perso tempo ad accettare.", mormora con voce piccola Madison, dicendo la verità. Però, anche se non è una bugia, lo ha tenuto nascosto al riccio fino a quando quest'ultimo l'ha sentita parlare a riguardo con il suo capo.

Il riccio scuote la testa incredulo e si morde le labbra per non arrabbiarsi ancora di più. "Perché me l'hai tenuto nascosto? Non ti avrei obbligata a rimanere qui con me, anzi, avrei gioito con te! Perché, Madison, perché?", chiede Ashton con voce calma, profondamente deluso.

"Ecco, io... non lo so... pensavo non ne saresti stato felice, sono sempre due mesi e migliaia di chilometri a tenerci separati...", mantiene sempre lo stesso tono Madison. Ama Ashton e le costa lasciarlo per un po' di tempo da solo: lasciarlo da solo a casa, in pasticceria. Avrà il peso di tutto sulle sue spalle, ma lei non si pente della decisione presa. Lo guarda con gli occhi che urlano scusami, ma lui gira i tacchi e torna in cucina, con la mente confusa. Non riesce a capire perché non si sia fidata di lui. Chiude le mani a pugno e li appoggia sul bancone per cercare di rilassarsi e ragionare, ma basta il pensiero di rimanere da solo per farlo angosciare di più. Solo in pasticceria, solo a casa, solo nel letto a dormire. Non si ricorda più come ci si sente a dormire da soli. È vero, ad Ashton non piace stare molto a contatto con la gente, ma adora stare a contatto con le persone che ama.

Sono solo due mesi, si ripete in testa e in pochi secondi si ritrova tra con la sua ragazza tra le braccia sussurrandole all'orecchio che è comunque felice per lei, che sarà per poco tempo e che ce la faranno. Ma Ashton non crede molto alla sua ultima affermazione.

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