Capitolo 3

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<Dio santissimo fatti la doccia!>Esclamai furente prima di girarmi e trovarmi il viso di Lou a due centimetri di distanza.
Strinse le sue mani sui miei fianchi e mi tirò a sé con un movimento brusco, avvicinando le sue labbra al mio orecchio e sussurrando:
<Perché non ti fai il bagno con me?Risparmieremmo sull'acqua>
Rimasi di sasso e sentii dei brividi di piacere scendermi lungo la schiena nel momento in cui la sua voce roca si insinuò nel mio sensibile orecchio. Nonostante il rossore e il piacere che la sua voce e la sua vicinanza mi avevano procurato, ero arrabbiata. Non avevo mai incontrato un ragazzo tanto spudorato e con proposte tanto indecenti.
La sua mano, dal mio fianco, iniziò a spostarsi con insicurezza sul mio fondoschiena e istintivamente gli tirai uno schiaffo sulla guancia. Lo guardai con la bocca aperta e uno sguardo di disappunto, pronta a strappargli la lingua se avesse solo osato lamentarsi, ma al contrario mollò la presa e tirò un lungo sospiro, guardando timidamente a terra.
<Scusa, pensavo lo volessi pure tu..>
Lo guardai perplessa e mi misi a posto i vestiti.
<Scusa?Ma se ti rispondo male da quando ci siamo incontrati!> Dissi agitando le braccia, un po' perplessa. Lou alzò un sopracciglio e, accennando presuntuosamente ad un sorriso, disse:
<Chi disprezza compra>
<Non c'è nulla da comprare> Sospirai con un'espressione di disgusto, indicando con la mano il suo intero essere.
<Ne sei certa? Cambieresti idea se vedes->
<TI PREGO TACI. PREFERISCO NON VEDERE NULLA.> Esclamai presa dal panico e dal disgusto, fermando le mani di Lou impegnate ad abbassare con lentezza la zip dei pantaloni. Tirai un sospiro di sollievo nel momento in cui le allontano dalla zona privata e mi portai una mano sul cuore, rivolgendo lo sguardo in alto.
<Senti, Johnny deve stare al suo posto, ok?> Dissi appoggiando una mano sul fianco e accennando ad un "ok" con l'altra.
<Johnny?>
<Mh, si quel cosetto lì. Tienilo a posto e vedrai che nessuno si farà male.> Dissi indicando il suo basso ventre e distogliendo immediatamente lo sguardo da esso, un po' in imbarazzo.
<Gli hai dato un nome?> Chiese Lou corrucciando la fronte e fissandomi con aria perplessa. Lo guardai con disinvoltura negli occhi e dissi:
<Do sempre nomi alle cose, se Johnny non ti piace puoi cambiarlo...tanto chiamo sempre tutto Johnny>
Lou rimase a fissarmi con perplessità per un paio di secondi, accennai ad un sorriso e aprii con rapidità la porta per andarmene, pregando il cielo che non mi trattenesse un'altra volta. Chiusi lentamente la porta e corsi al piano inferiore per allontanarmi il più possibile dal bagno e finii col scontrarmi con mia sorella.
<Yah, perché corri?>Domandò lei guardandomi con curiosità e aggiustandosi il grembiulino. Tirai un lungo sospiro e alzai gli occhi al cielo, esclamando:
<Io quello non lo voglio più vedere.>
Accennai ad uno sguardo in cagnesco e mi diressi di filato in cucina, frugando nel congelatore e tirando fuori un'enorme vaschetta di gelato al cioccolato. Mia sorella mi aveva seguita, forzandomi con lo sguardo a darle una motivazione.
<Come sarebbe a dire che non lo vuoi più vedere?! Finalmente incontriamo un idol e tu che fai? La diva! Yah, guarda che non è così che ci si comporta! Pensa alla tua povera sorella!> Esclamò pretenziosa sedendosi di fronte a me e guardandomi con occhi da cucciolo. Aggrottai la fronte e infilai in bocca una cucchiaiata di gelato, continuando a fissare con disprezzo mia sorella.
<Yah! Io non faccio la diva!> Esclamai furiosa sputacchiando gelato ovunque. Chohea mi fissò dall'alto in basso, mettendosi a braccia conserte.
<Sei solo un'egoista, tento di farvi avvicinare e tu che fai? Mandi a monte tutto. Pensaci, lui potrebbe essere il risanatore dei debiti di papà!>
<Mh-mh, certo dato che caga soldi, no? Non ho intenzione di avere a che fare con un morto di fame come lui! Pensa viverci tutta la vita! No no, mi sparo prima.> Affermai infilando l'ennesimo cucchiaio di gelato in bocca. Mia sorella mi fissò con dissenso e, stufa di sentire le sue stupide motivazioni, andai a rannicchiarmi nell'angolo del divano con la vaschetta di gelato fra le gambe. Agguantai il telecomando e iniziai a cambiare compulsivamente canale, presa dal nervoso di quel momento e, proprio quando trovai un programma interessante, il segnale scomparve.
<OH MA DAI! Ci mancava pure questa...> Borbottai alzandomi per spegnare il televisore. Proprio nell'attimo in cui voltai la testa con ancora un'espressione seccata, vidi Lou appoggiato allo stipite della porta. Mi guardava con interesse, mentre con nonchalance si asciugava i capelli bagnati.
<Che ti prende ora? Possibile che io non ti abbia ancora mai vista sorridere? E guarda che sono qui da un po'> Esclamò avvicinandosi e sedendosi a peso morto sul divano.
<Ma chissà per quale arcano motivo!> Dissi sarcasticamente, continuando ad ingozzarmi di gelato. Lou alzò un sopracciglio, sorrise e poi se ne esordì con un:
<Tutto il grasso che accumuli va a finire sul naso?>
La mia espressione cambiò, da seccata divenne parecchio perplessa. Lo guardai con insistenza, corrucciando sempre di più la fronte nel tentativo di capire ciò che volesse intendere.
<Scusa?> Domandai confusa.
<Hai il naso grasso> Disse poi lui, alzandosi e stringendomi il naso fra le dita. Gli schiaffeggiai la mano e con disappunto urlai:
<Non ho il naso grasso!>
Sorrise.
<Sarà come dici tu allora>
Corrucciai la fronte e guardai freneticamente il mio riflesso nel televisore, osservando minuziosamente il mio naso.
<Oddioooo è vero!> Sospirai rassegnata con una smorfia di disperazione stampata in volto. Mi voltai lentamente col viso fra le mani e guardai Lou fisso negli occhi con uno sguardo da cucciolo abbandonato per poi gettarmi con disperazione sul divano, tenendo stretta la vaschetta fra le braccia e riempiendomi la bocca di gelato. Lou sembrava divertito dalla situazione, se ne stava fermo impalato davanti al divano a fissarmi con un enorme sorriso stampato in volto, ridacchiando ogni tanto.
<Smettila di ridere! Prima mi dici che ho un bel nasino e poi mi dai del "naso grasso"! Deciditi! Perché sei così strano?!>
<Non sono strano, mi limito ad essere sincero. Quella di prima è stata un'esclamazione inconsapevole, non sapevo ciò che dicevo, chiedo venia ahah, ma se ti può consolare, il tuo naso è grasso solo visto da davanti, di profilo è bello>
Queste affermazioni contraddittorie mi stavano mandando in pappa il cervello, forse non si rendeva conto di continuare a dire cose contrastanti, ma mi limitai a stare zitta e a guardarlo perplessa. Appoggiai la vaschetta di gelato sul tavolino di fronte al divano e mi alzai di scatto.
<Vado a farmi la doccia.> Sospirai stiracchiandomi e aggiustandomi la divisa.
<Peccato, mi stavo divertendo> Disse Lou alzandosi e copiando i miei movimenti. Lo guardai con la coda dell'occhio, per accertarmi che non facesse nulla di strano, ma prima che potessi fuggire dalla sala mi afferrò per il polso, ritrovandomi per l'ennesima volta a due centimetri dal suo brutto muso. Iniziarono a prudermi le mani, ma prima che potessi sganciargli un bello schiaffo le sue labbra furono improvvisamente sulle mie. Sgranai gli occhi e arrossii brutalmente quando iniziò a metterci passione, baciando con avidità le mie labbra e tentando di far entrare la sua lingua nella mia bocca. Dopo tre secondi, giusto il tempo di realizzare ciò che stava succedendo, lo spinsi via e lo guardai scioccata, ferma immobile come un palo. Mi portai la mano alla bocca, mentre Lou si mordeva con sensualità le labbra leggermente arrossate.
<Scusa, ma eri sporca di cioccolato e ho approfittato...non volevo essere così rude, doveva assomigliare di più ad una scena romantica stile drama, pardon> Disse grattandosi imbarazzato la nuca e chinando leggermente il capo.Avrei voluto prenderlo a sberle, tanto da farlo sanguinare da occhi, naso e orecchie, ma essendo una brava ragazza mi limitai ad ignorarlo e mi avviai al piano di sopra con decisione.
Appena appoggiai un piede sul primo scalino il campanello suonò, voltai il capo un po' sorpresa e, continuando ad ignorare Lou, mi diressi ad aprire la porta. Non ero nelle condizioni per farmi vedere da degli sconosciuti, sembravo una pazza scappata dal centro psichiatrico, ma me ne importava poco, così mi decisi ad aprire comunque, ritrovandomi di fronte ad sagoma di un uomo spallato e alto.

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