Lei era lì.
Affacciata alla finestra, che mi dava le spalle.
Forse pensierosa, forse frustrata; con quella sigaretta perennemente tra le dita.
Si volta, gettando il mozzicone giù dalla finestra.
«Buongiorno Lauro..» mi sorride.
«che ore sono?» mi stropiccio gli occhi.
«presto per te..puoi anche rimetterti a dormire, io devo andare a lavoro.» spiega.
«ti sembrerà strano ma anche io ho un lavoro Clara.» sbadiglio.
«pensavo non ci fossero orari stabiliti.» spiega.
«e ti sbagliavi, quindi se ci sbrighiamo ti dò un passaggio in macchina fino a lavoro.» mi alzo e le vado vicino, forse esageratamente, considerando che riesco a percepire il suo respiro irregolare.
«Allora, io mi vado a sistemare mentre tu fai colazione?» chiede in un sussurro.
«basta che non ci metti molto.» contratto. «mi sbrigo, giuro.»Poco dopo, siamo in macchina, con il silenzio che ci circonda.
«ho paura.» irrompe nel silenzio.
«di cosa?» sposto lo sguardo dalla strada un secondo, per poterla guardare in viso.
«ho paura per te. Non voglio che tu finisca nei guai di nuovo, non per me.»
«Clara..non devi aver paura, non ci pensare; con tuo padre casomai me la vedo io.» poso una mano sulla sua coscia.
«non metterti contro di lui. Ti prego, te la farà pagare.» posa la sua mano sulla mia situata sulla sua coscia e subito ritiro la mia quando un brivido mi percorre.
«siamo arrivati, buon lavoro Clara.» mi accosto vicino al marciapiede.Avvicina il suo viso al mio posando una sua mano sul mio volto, ma mi ritiro indietro. «buon lavoro Clara.» riporto lo sguardo sulla strada.
Scende dalla macchina e sbatte prepotentemente la portiera.
Sulla mia pelle ancora la sensazione del suo magico tocco; quella delicatezza immensa.
Quella ragazza con le mani di fata.