Tutti ne abbiamo bisogno.

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E' molto che non scrivo di noi, che non scrivo di te.

Oggi è una serata un po' così, un periodo un po' così, ma l' estate sai, riporta alla mente quei vecchi ricordi.

Oggi sai, mi ero alzata dal letto con i pianeti allineati tutti a mio favore, poi sono stata al corso, non ti sto neanche a dire la sudata negli autobus e il traffico in centro, ora capisco perché ti scocciava tanto accompagnarmi fino a lì.

Non credevo di riuscire a riprendere la mia vita in mano dopo quel che è successo tra di noi, eppure oggi quando sono entrata in aula, dopo tutto il tempo passato a piangermi addosso, mi sono sentita forte.

FORTE, questo aggettivo non dovrebbe neanche esistere nel mio vocabolario, io lo credevo, per un secondo ho creduto davvero di essere forte, ma..com'è che si dice?

Il peso della cultura.

Già, questa fottutissima cultura.

Ero tranquilla seduta al mio banco singolo, con gli occhiali un po' sporchi di ditate e i capelli raccolti con quella bacchetta che avevo comprato quella domenica mattina a Portaportese, ma che tu detestavi.

Successivamente, come un fulmine a ciel sereno, arrivò D' Annunzio.

Infondo a chi importa? Di un autore morto, un po' psicopatico, drogato e con uno strano "amore" per la contorsione ?

A te. A te importava, era il tuo preferito, e forse sei stato tu la causa del mio amore per la letteratura. Il primo a spiegarmi davvero il peso di certe parole.

Oggi fu speciale però, come se il destino lo sapesse.

Parliamoci chiaro, quando si parla di D' Annunzio, le prime opere a cui si pensa possono essere: La pioggia nel pineto, Pastori d' Abruzzo, Il vento scrive; al massimo, Canta la gioia.

Quando invece ho trovato la pagina, pronta a schiarirmi la voce per leggere, quel titolo in grassetto mi soffocò.

Mi presi qualche secondo per me, chiusi gli occhi e la tua figura era lì, con le gambe incrociate sul letto, la tuta grigia, i capelli biondi scombinati e gli insoliti rayban neri; eri troppo stanco quella mattina per indossare le lenti a contatto. Sei stato ore a spiegarmi la tua visione dell' autore, ma io continuavo a non capire e a lamentarmi di non riuscire mai in nulla. Poggiai la testa sulle tue gambe mentre continuavo a sbuffare su i miei fallimenti, mi accarezzasti i lunghi capelli neri e ci fu quel secondo di silenzio. 

Non fu imbarazzante, anzi, direi piacevole, ma quando la tua voce lo interruppe, lì, quel momento, fu speciale.

<<Stringiti a me,

abbandonati a me,

sicura.

Io non ti mancherò

e tu non mi mancherai.


Troveremo,

troveremo la verità segreta

su cui il nostro amore

potrà riposare per sempre,

immutabile.


Non ti chiudere a me,

non soffrire sola,

non nascondermi il tuo tormento!


Parlami,

quando il cuore

ti si gonfia di pena.

Lasciami sperare

che io potrei consolarti.


Nulla sia taciuto fra noi

e nulla sia celato.

Oso ricordarti un patto

che tu medesima hai posto.


Parlami

e ti risponderò

sempre senza mentire.

Lascia che io ti aiuti,

poiché da te

mi viene tanto bene!>>


Bastarono pochi secondi per scatenare in me una tempesta emotiva.

Con le lacrime agli occhi, le mani e le gambe tremolanti, la tua voce nella mia mente che mi ripeteva che potevo farcela; mi alzai, davanti ad altre 37 persone e la lessi.

Non fu facile, e forse fu la cosa più coraggiosa che ho fatto da quando tra noi non c'è più nulla.

Ma sai che c'è che io non ci credo che tra noi non c'è più niente, sappiamo bene entrambi di non essere così superficiali.

Potremmo raccontare a tutti  che era solo sesso, o solo una cosa passeggera, ma entrambi sappiamo che non è così, forse inizialmente lo è stato, per un millesimo di secondo, ma successivamente, le cose sono cambiate.

Io lo capisco; quelle volte in cui ci incontriamo per caso, quando io vado nel panico, io lo vedo come ti sforzi per mantenere le distanze .

Io non ci credo che tu non pensi a noi, a me, che non ti manco, neanche un po'.


Vorrei solo parlartene, perché lo sai che parlare con gli altri non mi è mai riuscito molto bene, ed ecco perché oggi lo sto scrivendo, perché in questa situazione mi sento sola, e non so se tu parli con qualcuno, se hai detto a qualcuno di noi, della vera ragione per cui è finita, non so se a qualcuno confessi che ti manco, che mi hai amata, anche se per poco, anche se per un secondo, e che forse mi ami ancora, ancora un poco, ancora un minimo.

Vorrei chiederti scusa per tutti i discorsi che non sono stata in grado di affrontare, per tutte le volte in cui avrei dovuto prendere una decisione, ma soprattutto, vorrei chiederti scusa per tutto l'amore che ho provato e provo per te e non sono mai stata in grado di dimostrare.

Vorrei, tra le tante cose, scusarmi per le cose orribili che ti ho urlato l'ultima volta che ci siamo visti da soli, e nelle ultime telefonate. Non penso davvero quelle cose, ma ero arrabbiata e perdutamente innamorata e questa combinazione non è il massimo.

Vorrei infine, che un giorno, non oggi, tantomeno domani, ma un giorno, in un futuro, noi due, seduti davanti ad un caffè e un Ferrero Rocher a Portofino, ci perdonassimo, per tutto quello che ci siamo fatti e detti, per tutte le pene che ci siamo inflitti ingiustamente. Salutarsi poi, con  un bacio e un grande abbraccio a cuor leggero, ma fino a quel momento, ricordati di me, ricordati di noi, dei miei grandi occhi neri sempre pronti ad accusarti, e scusami se ti ho deluso e scusami se mi sono innamorata di te.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 20, 2019 ⏰

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