Tu non hai visto niente. ||Achille||

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Mi sveglio sentendo un tonfo incredibilmente forte.
Mi alzo di scatto e noto Clara davanti alla mia scrivania e a i suoi piedi c'è la mia pistola.

«Che cazzo stavi facendo?! Spostati..» non si muove di un millimetro. «Ho detto di toglierti dai piedi.» digrigno i denti prima di rendermi conto che sta  tremando .
Con una leggera spinta la faccio indietreggiare e prendo dal cassetto un pezzo di stoffa strappato probabilmente da qualche vecchio vestito, lo bagno con dell'alcol puro e prendo in mano la pistola.

«Ti è solo cascata o l'hai presa in mano?» Sussurro, ma non ricevo risposta e ripropongo la domanda a tono più alto.
«L'ho presa in mano.» esita.
«Non avrei voluto ripetere questa scena.» penso, o almeno così credo.
«Perché? Quante volte già è successo?» chiede.
«Evitiamo questi argomenti, non sono cose che ti riguardano.» stringo le labbra a farle diventare quasi bianche.

Rimane in silenzio per un po'.

«Pensavo che stessimo diventando..amici. Pensavo potessi raccontarmi qualcosa su di te, qualcosa in più; ci vediamo quasi tutti i giorni e io non so neanche quale sia il tuo vero nome.»

Una piccola risata esce dalle mie labbra. «Amici..davvero? Tu pensi troppo cara Clara, devi prendere la vita con più enfasi e lasciare le riflessione a quando sarai vecchia e senza nulla da fare.»
«Vedi? È proprio questo che odio di te, il tuo essere così controproducente, sei un controsenso continuo! Non capisco quando posso parlarti che ti gira bene o quando devo starmene al mio posto senza proferire parola perché non è giornata, sei un lunatico, bisbetico, intrattabile, schivo, ombroso, crudele, perfido, spietato, aggressivo, violento, insensibile, rozzo, arrogante ed io..io non so come comportarmi con te.» finisce senza fiato.

Ripongo la pistola nella sua custodia dentro al cassetto e mi volto a guardarla .
«Pensi davvero questo di me?» non risponde a questa mia domanda piuttosto sussurra «Mi accompagneresti a casa? Non me la sento di rimanere qui e mio padre è uscito poco fa per andare al lavoro.»

Infilo una tuta e usciamo di casa entrando nella macchina.

Procedo piano sull'asfalto bagnato dalla pioggia notturna; il cielo è ancora scuro sono le 6:15 o almeno così indica il display della mia auto.

A parte i sassolini che colpiscono i cerchioni, non si sente nessun rumore così per sciogliere la tensione finalmente apro bocca.

«Lauro. Il mio vero nome è proprio Lauro.»
«Avevo capito fosse un soprannome..» dice spostando finalmente lo sguardo su di me.
«Beh..Achille Lauro è una specie di soprannome, se così vogliamo metterla.»
«Beh, almeno so con chi so parlando.» alza le spalle.
«Già..Lauro De Marinis, nato a Roma l'11 Luglio del 1990.»
«Riguardo alla storia della pistola, io..» non le lascio il tempo di finire la frase che intervengo . «Tu non hai visto niente.» «Già io non ho visto niente, perché Clara non vede, non sente, non capisce mai nulla; perché ti ostini a trattarmi in questo modo?» volta lo sguardo incazzata.
«In quale modo ?» alzo le spalle . «Sai benissimo di cosa sto parlando; metti sempre un freno, cos'ho io che ti induce a prendere le distanze? Lauro con me puoi parlare! Io con te l'ho fatto, potrei parlare anche adesso, perché mi tratti come se fossi una sconosciuta?» gesticola alzando la voce.
«Non sopporto il tuo tono. Abbassa le penne principessa. Io e te non ci conosciamo, solo perché mi prepari un cornetto ed un caffè la mattina non significa che io e te siamo amici okay? Bisogna sempre mettere un freno, la gente si approfitta di tutto, ti spolpano vivo, e tanto per chiarire, non parlerei mai di me con la figlia di una guardia, chiaro?» stringo il volante.

Sbuffa .

«Mi dispiace di averti risposto male questa mattina, ma non dovevi frugare tra le mie cose, va bene?» riprendo la calma.
«Non mi serve il contentino. Lunatico del cazzo.» sibila.
«Cos'hai detto? Prego ripeti.» e se prima avevo ripreso la calma ora l'ho gettata a terra e ci sto saltando sopra.

Mi fermo proprio davanti il portone di casa sua.
Non risponde e scende dalla macchina con in mano le chiavi.
Scendo dal veicolo e lo chiudo, fa finta di non vedermi; oltrepasso con lei il portone, la porta d'entrata e quella di camera sua.

«Non parli più eh principessa..cos'hai? Il gatto ti ha mangiato la lingua?» rido prendendola per il mento mentre il suo sguardo brucia su di me.
«Sei sempre così infantile ed arrogante.» sputa.
La mia mano si stampa sulla sua guancia sinistra che immediatamente si arrossa.
Rimane qualche secondo a tastare il suo punto dolente per poi vagare per la casa cercando di scapparmi .

«Clara..non volevo! È tutta la mattina che mi istighi e io non ce l'ho fatta, non era mia intenzione.» le cammino dietro.
«Non è mai tua intenzione, perché non riesci ad essere una persona normale? Che cosa ti costa mettere da parte la tua aggressività, i tuoi modi rozzi da uomo delle caverne? Sono un essere umano, vorrei essere trattata con umanità, non mi sembra di star chiedendo molto no ? Ora esci.»
Rimango a fissarla.
«Esci cazzo!» urla.

Le afferro il viso tra le mani e la bacio.
La sua guancia è calda per l'afflusso di sangue dopo lo schiaffo, ma le sue labbra sono incredibilmente..perfette.

Le mordo il labbro poi la mascella ed il collo, il suo collo così irresistibile, su cui lascio morsi, baci e tutti le mie frustrazioni.

Scusate il ritardo amori di Mamyyyyy!
Come state? Vi sta piacendo questa storia? Vedo che Lauro appassiona molta gente e io sono felicissima di ciò, soprattutto perché io difficilmente trovo storie su Lauro.
Vi lascio byeee!

Moriremo insieme ||A-L||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora