XVII

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Le era servito un anno. Tutto quel lungo lasso di tempo era stato necessario per mettere insieme le duecentocinque pagine della sua tesi, allo scopo di raggiungere il fatidico giorno del Master.

Ottobre era prossimo ad arrivare su Londra, mentre gli ultimi giorni di settembre stavano trascorrendo piuttosto miti e soleggiati.

Emily si era ricongiunta con la propria famiglia all'ombra della London Metropolitan University, la toga nera bordata di viola e il tocco in testa. Il suo grande giorno era finalmente arrivato. Aveva discusso1 la tesi di Master quella stessa mattina, per poi attendere l'esito della commissione e la celebrazione ufficiale insieme agli altri studenti laureatisi in quella stessa sessione.

Nel momento in cui aveva dovuto esporre i propri mesi di lavoro, stesi su una moltitudine di fogli bianchi ben impaginati e rilegati, la ragazza si era mostrata sicura e capace, mostrando che tutti i suoi mesi di lavoro avevano portato i propri frutti.

Come da intenzione, nel momento in cui aveva deciso di iscriversi al Master, era riuscita a scrivere ciò per cui aveva voluto continuare gli studi. La sua tesi era un perfetto approfondimento sulla psiche complessa ma quanto mai affascinante di Sherlock Holmes, una mente che la ragazza aveva studiato e analizzato per mesi, nella speranza di riuscire a scrivere accuratamente della sua complessità. Sentiva di esserci riuscita e di essere anche riuscita a presentarla alla commissione per quello che era veramente: eccelsa. Ne aveva descritto le qualità, le capacità, la rapidità e la fredda dote calcolatrice, concludendo che solo in un uomo dotato di umanità, buonsenso e buone qualità, tutte quelle peculiarità potevano convivere e lavorare per il bene comune.

Quel disegno di sé aveva lasciato leggermente perplesso il diretto interessato; per sicurezza, infatti, Sherlock aveva cominciato a rispondere torvo alle occhiate dei presenti che lo avevano riconosciuto.

Tuttavia, nonostante la perplessità con cui il detective aveva accolto le considerazioni della ragazza, Emily credeva fermamente nelle sue parole. Non aveva dimenticato niente di quello che Sherlock aveva fatto per lei dopo essere stata salvata da lui e John alla piscina. Il detective non aveva mai fatto niente che lasciasse trapelare l'intenzione di voler aiutare la ragazza, ma lei aveva imparato a leggere i gesti e gli sguardi mano a mano che procedeva nell'approfondire la personalità e la mente dell'uomo con il quale conviveva.

Le era servito tempo, molto tempo per riuscire a superare la vicenda di Nathan Scott, per riuscire a non sentirsi ingenua e frustrata ogni volta che tornava con la mente a quei momenti. Molte cose le ricordavano il ragazzo: il campus, la caffetteria, la tavola calda sotto casa, perfino Sherlock e John. Riuscire ad andare avanti quando così tante cose la riportavano indietro non fu affatto semplice per la ragazza, ma ci era riuscita solo grazie alle due cose in grado di aiutare chiunque nei momenti peggiori: il lavoro e l'amicizia. Si era buttata a capofitto nella stesura della propria tesi, lasciando fuori tutti i possibili rimandi alla vicenda di Nathan. Aveva fatto il possibile per non rimanere mai sola, appurando con piacere che nessuna delle persone a lei vicine a Londra sembrava intenzionata a fare lo stesso. John e Mary passavano a trovare gli inquilini del 221B di Baker Street spesso, portando sempre la piccola con loro. Mrs. Hudson invitava ogni giorno Emily a prendere un tè nel suo appartamento e se non scendeva la ragazza allora saliva lei, sfidando il caos tipico di un'abitazione vissuta da Sherlock Holmes. Quest'ultimo, poi, nonostante la sua ostentata indifferenza era quello l'aveva aiutata più di chiunque altro. Il giorno dopo l'accaduto aveva raccontato tutto a Emily, senza omettere il minimo particolare. Aveva soppesato le parole affinché l'oggettività della sua esposizione non facesse sentire la ragazza inadatta e c'era riuscito perfettamente. Alla fine del suo racconto Emily si sentiva frustrata, certo, ma il sentimento che più la riempiva era l'ammirazione per la mente brillante di Sherlock e per il modo in cui l'aveva fatta funzionare ancora una volta.

The young redheadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora