CAPITOLO 5

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Erano le tre del pomeriggio e tutti i ragazzi erano nella fabbrica a pensare a un modo per fermare la distruzione del loro rifugio.

-Io un'idea ce l'avrei, ma per realizzarla c'è bisogno dell'aiuto di tutti- disse Andrea.

-Prima dicci di che si tratta- disse un ragazzo dal fondo della sala.

-Noi siamo più o meno una cinquantina di ragazzi e non possiamo fare molto da soli, ma, come dice un proverbio, l'unione fa la forza. Occuperemo la fabbrica, non potranno distruggerla con noi dentro.- disse Andrea.

-Sei un genio Andre! Ma come ti è venuta questa idea?- esclamò Rebecca.

-Sta notte non ho dormito per pensare ad un piano. Vi piace questa idea?

Tutti i presenti acconsentirono.

-Non sappiamo a che ora inizieranno i lavori domani mattina quindi passeremo la notte qui. Dobbiamo procurarci il necessario- disse Andrea.

-Io, Chris e Mame ci occupiamo del cibo- disse Alessia.

-Benissimo date loro almeno 5 euro a testa: serviranno per comprare del cibo. Non sappiamo per quanto tempo dovremo restare qui dentro- ordinò Andrea.

-Noi andremo a prendere dei cartoni, dei lenzuoli e tutto il materiale necessario per costruire dei cartelli- propose Rebecca indicando anche Mehdi e Karim.

-Ok, ci vediamo qui il prima possibile. Tutti tornino a casa a prendere sacchi a pelo e cuscini, prima di uscire lasciate i soldi ad Alessia - disse Andrea.

Tutti fecero ciò che aveva ordinato. Quando tutti furono usciti Alessia, Christian e Mame contarono i soldi racimolati. Avevano raccolto in tutto 305 euro. Poiché Mame era maggiorenne aveva la patente,  così presero in prestito la macchina di sua madre e andarono a fare la spesa per tutti quanti. Tornarono alla fabbrica un paio d'ore più tardi con cibo sufficiente per un paio di giorni. Gli altri nel frattempo si erano messi all'opera e avevano già preparato diversi cartelloni con scritte di protesta.

-Andiamo a prendere i nostri sacchi a pelo e torniamo qui- disse Christian rivolgendosi ad Alessia.

-Chris, io non sono mai andata in campeggio quindi non ne ho uno.

-Tranquilla, ti presto quello di Sofia.

Andarono a casa del ragazzo presero i sacchi a pelo e un paio di cuscini, poi tornarono alla vecchia fabbrica. Alessia mandò un messaggio a sua madre: vado a dormire da un'amica. Per favore non chiamarmi. Quando iniziò a fare buio tutti stesero per terra i loro sacchi a pelo. Alessia e Christian si misero in disparte perché volevano stare un po' da soli. Poiché faceva freddo entrarono subito nei loro sacchi a pelo e Christian la abbracciò. Lei si girò verso di lui e lo baciò.

-Chris, ho paura per domani

-Tranquilla, vedrai che cambieranno idea e non butteranno giù la fabbrica

-Qualunque cosa succederà domani questo bellissimo gruppo non dovrà dividersi.

-Hai ragione.

-È grazie a questo posto se ora stiamo insieme. Ti amo Chris.

-Anch'io- disse baciandola. Rimasero sdraiati a baciarsi finché stanchi non si addormentarono.

I ragazzi si svegliarono presto. Presero i cartelloni che avevano costruito il giorno prima e li appesero alle finestre. Karim si era appostato di fuori a curare la strada. Nell'aria c'era un silenzio lugubre, nessuno aveva voglia di parlare. Ognuno era assorto nei propri pensieri. Alessia stava pensando ai bellissimi momenti che aveva trascorso lì dentro. In quel luogo aveva conosciuto dei buoni amici. Andrea, invece,  pensava al primo giorno in cui erano entrati in quella vecchia fabbrica. Era successo quattro anni fa, quando casualmente insieme a Mehdi aveva scoperto il buco nella recinzione. Non avevano resistito alla tentazione di scoprire come fosse l'interno della fabbrica, così erano passati attraverso la rete. Avevano notato che la serratura era quasi rotta così avevano spinto con forza la porta ed erano entrati. La sera poi avevano raccontato tutto a Karim al quale era venuta l'idea di trasformare la vecchia fabbrica nel luogo d'incontro di tutti i ragazzi del quartiere. La vecchia fabbrica ormai era come una seconda casa per tutti quei ragazzi. I loro pensieri furono interrotti bruscamente dal grido di Karim- Ragazzi! Stanno arrivando!

Come avevano programmato Alessia prese Christian per mano e dopo un paio di minuti uscirono e si sedettero davanti alla porta sotto gli sguardi sbalorditi degli operai.

-Ragazzi, spostatevi!- ordinò un operaio.

-Non ci sposteremo da qui neppure con la forza!- gridò Christian. Gli operai risero.

-Siete solo in due e noi siamo in undici- disse un'altro operaio.

-Siete proprio sicuri?-li sfidò Alessia trovando un po' di coraggio. Non appena finì la frase Andrea e Greta uscirono dalla fabbrica e si sedettero vicino a loro, seguiti da Mehdi, Rebecca Karim, Mame, Silvia e tutti gli altri ragazzi.

-La fabbrica è la nostra seconda casa, non potete portarcela via- disse Andrea. Gli operai non sapevano cosa fare. Uno prese un telefono dalla tasca e iniziò a telefonare. Quando riattaccò disse agli altri- Hanno dato l'ordine di non demolire la fabbrica, prima o poi questi ragazzi si stancheranno e se ne andranno di qui. Preparatevi che torneremo!

Appena gli operai se ne andarono un grido di gioia si liberò nell'aria. La vecchia fabbrica per quel giorno sarebbe rimasta in piedi. Andrea fece un forte fischio e zittì tutti quanti- Ragazzi, questa volta abbiamo vinto noi, ma hanno promesso che torneranno quindi dobbiamo tenerci pronti. Però per oggi possiamo festeggiare!

Non era passata neppure un'ora che sentirono il rumore di alcune auto. Si affacciarono alla porta e videro un'auto della polizia da cui scesero due poliziotti. Andrea uscì per capire cosa volessero.

-Vi lasciamo tempo fino a domani mattina per lasciare la fabbrica- disse uno dei due.

-E se noi non volessimo?- chiese Andrea.

-Tutti quelli che saranno ancora qui avranno dei guai seri.

I due senza aggiungere altro risalirono in macchina e Andrea tornò dagli altri ragazzi. Riportò loro ciò che gli avevano. Molti decisero di andarsene così rimasero circa una trentina di ragazzi. Alessia e gli altri decisero di restare.

Erano circa le tre del pomeriggio quando il telefono di Alessia suonò. Lei risponde senza neppure guardare chi fosse.

-Pronto?- chiese lei.

Sentì la voce di sua madre -Alessia, dove sei? Questa mattina mi hanno chiamato dalla tua scuola per avvisarmi che oggi non eri presente.- disse sua madre.

-Non preoccuparti mamma, sto bene.

-Alessia torna subito a casa!- ordinò

-No, sto combattendo per una cosa importante.

-Cosa stai dicendo?- chiese la madre confusa.

-Mamma, non posso tornare a casa, sto facendo una cosa importante coi miei amici- disse Alessia e poi riattaccò.

Chris, vedendo l'espressione preoccupata di Alessia, si avvicinò alla ragazza e le chiese -Tutto bene?

Alessia lo abbracciò e gli disse- Mia madre vuole che torni a casa

-Se vuoi andare, non preoccuparti tutti capiranno il motivo della tua scelta.

-Ma io non voglio abbandonarvi

Christian sorridendo la strinse a se e la baciò senza preoccuparsi che tutti li stessero guardando.

I fall in love with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora