Capitolo 16

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Il mio sonno viene interrotto da quell'aggeggio maledetto comunemente chiamato sveglia. 

Ancora mezza stordita, allungo la mano verso il comodino vicino alla testata del letto, facendo cessare quel rumore insopportabile che ogni mattina mi tocca subire. 

Mi rigiro due o tre volte nelle coperte cercando di svegliarmi, ma il cervello è come se non si volesse accendere, non volesse obbedire ai miei comandi, si sta troppo bene qui sotto le coperte al caldo, ma realizzo che devo alzarmi, così mi stropiccio gli occhi e controvoglia poso i piedi a terra cercando le ciabatte.

Prendo dei vestiti dell'armadio e mi vesto, questa mattina la voglia di farmi la doccia è pari a zero e poi dovrei lavarmi a pezzi dato che la testa ancora non può entrare a contatto con l'acqua.

Mi vesto ancora mezza addormentata, mi faccio un trucco leggero giusto per coprire queste dannate occhiaie che mi perseguito fin da piccola, ma ora che riposo male sono aumentate e sono molto più evidenti. 

Scendo in cucina dove trovo Jack e papà che mi aspettano per la colazione, infatti nell'aria c'è un buonissimo profumo di frittelle al miele. 

Stamattina mi accompagnerà papà a scuola, vuole assicurarsi che arrivi sana e salva, dopo la sera dell'incidente è diventato più protettivo e assillante, vuole sapere costantemente dove sono e soprattutto se to bene 

Finisco di fare colazione e alzandomi sgombro la tavola, metto tutti i piatti nel lavello e gli do una lavata, anche se non sto benissimo voglio ugualmente dare il mio contributo in casa, non è una scusa quella di non stare bene fisicamente per non fare le faccende di casa, lo so, sono fatta male.

Vedo papà già pronto per accompagnarmi così mi affretto ad uscire di casa e seguirlo in machina. 

La mia scuola non dista tanto da casa mia, infatti dopo poco la vedo, saluto papà con un bacio e mi dirigo verso il cancello. 

Noto che mi fissano tutti, c'é chi mi saluta con la mano, chi si limita solo a guardarmi e chi nemmeno mi considera. 

Mentre cammino incontro Crysten che mi viene incontro abbracciandomi.

< Ciao Mirea, come stai? >

< Molto meglio. La testa mi fa molto meno male, però ancora devo andarci con calma. >

 < Ci credo hai preso una bella botta, ma come hai fatto? >

Nessuno sa che, in realtà è stato Axel, non l'ho raccontato a nessuno nemmeno a Cri, so che andrebbe su tutte le furie, quindi dico semplicemente che sono caduta all'indietro perdendo l'equilibrio, è poco credibile a parer mio, ma sembra funzionare. 

Dopo aver salutato Crysten, mi dirigo in classe, dove mi attenderanno una miriade di domande e tantissime lezioni extra. 

Mentre cammino nel corridoio com'è mio solito fare, sento delle risatine ed una voce molto famigliare farsi largo nel mio apparato uditivo, mi volto e noto Caren in un angolo che mi osserva. 

La guardo con aria curiosa, ma non dice nulla si limita solo a fissarmi. 

Distolgo lo sguardo, sto per andarmene, quando vengo afferrata per il braccio.

< Allora, te la stai passando col mio ragazzo? >

Rimango interdetta per qualche secondo, credo stia parlando di Cristian.

< Il tuo ragazzo? Ma di che cosa stai parlando? >

< Lo sai benissimo, non fare la santarellina con me. Parlo di Cristian. >

Sento una risata cercare di uscirmi dalla bocca, ma cerco di trattenermi.

< Ma lui non è più il tuo ragazzo o sbaglio? >

Caren cambia espressione, sembra al quanto arrabbiata, infatti, mi squadra da testa a piedi. 

Fortunatamente una voce riecheggia nel corridoio della scuola.

Vedo Caren voltarsi di scatto appena sente la voce incrociando inevitabilmente lo sguardo di Cri, che ancora una volta, l'invita a lasciarmi stare.

Subito sembra titubante, ma alla fine cede e abbassa lo sguardo, ma soprattutto il tono della voce nei miei confronti.  

Cristian allunga il braccio verso di me e mi posizione dietro di sé, come per proteggermi, io assisto alla scena in silenzio non oso fiatare. 

Sul volto di Caren si può percepire rabbia e odio, ha qualcosa da dire glielo si legge in faccia.

< Adesso la difendi anche? Prima la odiavi. Ricordati che abbiamo una settimana da passare assieme amore mio e lei non ci sarà. >

Cosa vuol dire che dovranno passare una settimana assieme? Non resisto e scappo via, lasciandomi quella scena alle spalle. 

Sento la voce di Cristian e le risate di Caren in lontananza dietro di me, ma non mi volto, continuo a correre senza meta. 

Arrivo finalmente in classe, saluto i miei compagni e mi siedo affianco a Nicole, che appena mi vede mi abbraccia e chiede immediatamente come sto. 

Nell'aula fa il suo ingresso la professoressa seguita da Cristian, ci accomodiamo e la lezione inizia. 

Sono passate tre ore circa, tra poco ci sarà l'intervallo. 

Mi sento molto stanca e mi fa male la testa, ma non mi distraggo neanche per un minuto, ho perso troppe lezione e non posso permettermi di perdere neanche una virgola del discordo che la professoressa è intenta a spiegare. 

Prendo appunti, ascolto attentamente la professoressa e cerco di memorizzare più cose possibili, ogni passaggio del suo discorso è prezioso, sarà complicato, ma devo farcela, ho l'esame quest'anno e non posso fallire ne va del mio futuro. 

Dopo poco la professoressa finisce la spiegazione e rivolgendosi a me, dice.

< Ben tornata Mirea, allora, dato che sei stata assente per tanto tempo, ti do una settimana per studiare il capitolo della verifica fatta dai tuoi compagni devi metterti in pari, prendi gli appunti da Nicole o da Cristian, se non sbaglio siete molto amici, non avranno problemi a darti tutto ciò che abbiamo fatto in tua assenza. >

< Grazie mille professoressa, stia tranquilla non la deluderò. >

< Ne sono certa. Se dovessi avere dei problemi non esitare a chiedere. >

Faccio cenno di si col capo, poi squilla la campanella della ricreazione. 

Mi alzo come un fulmine dalla sedia e mi fiondo fuori dalla classe, ho bisogno di una boccata d'aria fresca. 

Vado in giardino e mi siedo sotto l'albero di ciliegio, chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dal profumo dei fiori e dai ricordi, ma tutto questo svanisce dopo poco perché una voce interrompe la magia. 

< Perché sei scappata così? >

Apro lentamente gli occhi e guardo quel ragazzo. 

Contro luce riconosco i suoi occhi marroni e i capelli a spazzola biondicci, scuoto la testa e risposto.

< Cosa vuol dire che passerete una settimana assieme?. >

< Oh, quello? I nostri genitori sono molto amici, hanno deciso di andare a fare un'escursione in montagna. Io ho detto di non volerci andare, che tra me e lei è tutto finito, ma mio padre ha insistito. >

Abbasso lo sguardo e sento il magone farsi largo nella mia gola, ma non è questo il momento per piangere, non posso mostrarmi debole davanti a lui, non posso piangere di continuo.

Cristian si lascia scivolare sulla quercia del nostro ormai albero e si siede accanto a me prendendomi delicatamente la mano e facendo dei piccoli cerchi sul mio dormo con le dita, sta cercando di coccolarmi, ma soprattutto sta cercando di tranquillizzarmi perché sa che dentro di me sono preoccupa che quella vipera di Caren abbia sicuramente in mente qualcosa.

Scaccio quei pensieri e penso a godermi il mio momento assieme a lui, così appoggio la mia testa sulla sua spalla e mi lascio trasportare dal momento mentre Cri mi accarezza la testa dandomi un senso di pace immenso. 

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