Capitolo 36

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Sono trascorsi due mesi dall'esperienza nella fabbrica, la scuola è terminata e io e Cristian siamo stati promossi. Io con il massimo dei voti, mentre Cristian con un voto leggermente inferiore. Questo significa solo una cosa: Ibiza, ci stiamo dirigendo là.

È lunedì mattina, il sole già abbastanza caldo, l'estate è giunta senza indugi. Mi trovo nella mia camera a preparare le valigie. Non sono sicura di quali vestiti portare con me, quindi, come ogni ragazza, faccio un mix, anche se Cristian mi ha ripetuto fino alla nausea che fa molto più caldo laggiù, ma il tempo è imprevedibile e non voglio essere impreparata. L'aereo è previsto per le dieci e senza accorgermene sono già le otto.

Concludo velocemente i preparativi e attendo che Cristian passi a prendermi in auto, poi ci dirigeremo verso l'aeroporto. Scendo in cucina dove trovo mio padre e mio fratello pronti a salutarmi e so che le lacrime scorreranno abbondanti. Mi avvicino a papà, le lacrime già rigano le sue guance, mentre mio fratello rimane impassibile. So che è triste al pensiero della mia partenza, non ama mostrarsi debole, ma lo capisco. Mi avvicino a papà e lo abbraccio forte. Inevitabilmente mi contamina, facendomi versare una lacrima che scivola sulla sua spalla. Questo è solo l'inizio di ciò che mi aspetta; subito dopo altre lacrime cominciano a sgorgarmi, bagnandomi la maglietta. Non sono mai stata così lontana da casa e questo mi spaventa un po', ma dentro di me so che sarà una grande avventura e una nuova esperienza.

Mi stacco dall'abbraccio di papà per avvicinarmi a mio fratello. Mi piazzo davanti a lui, mi guarda perplesso, il solito musone, ma poi allarga le braccia. Sorride come un bambino a Natale e mi fiondo nel suo abbraccio. Rimango svariati minuti tra le sue braccia con le lacrime che continuano a sgorgarmi dagli occhi. Il momento viene interrotto dal suono del campanello. Mi stacco con riluttanza dall'abbraccio caloroso di mio fratello per dirigermi verso la porta. Appena la apro, trovo davanti a me Cristian. Lo saluto con un grosso sorriso e gli lascio un leggero bacio sulla fronte. Entra in casa e saluta tutti i presenti, poi prende la mia valigia ed esce per caricarla in macchina, mentre io rimango altri due minuti con papà e Jack.

Ormai è tempo di andare. Prendo la mia borsa e varco la porta di casa, salutando un'ultima volta i miei cari. Salgo nella macchina di Cristian e partiamo. Dopo circa un'ora di viaggio, arriviamo all'aeroporto dove troviamo subito parcheggio, scendiamo e prendiamo le valigie per fare il check-in.

Finalmente siamo sull'aereo. Cristian non ha mai preso un aereo in vita sua ed è tesissimo, tanto che mi stritola la mano. Siamo seduti nelle file centrali, dove si sente meno il decollo e l'atterraggio, così forse Cristian non avrà paura. Forse.

La voce dall'altra parte dei sedili si diffonde per tutto l'aereo: 

< Dieci minuti al decollo. >

A quelle parole, sento Cristian cercare la mia mano in preda a una crisi d'ansia, stringendola con tutta la forza che ha in corpo. Giro lo sguardo verso di lui e dico:

< Amore, calmati, non succederà nulla. >

Lui non dice nulla e tira la testa all'indietro, sbattendola delicatamente sul seggiolino.

Decollando, ci troviamo sospesi a centinaia di chilometri da terra e la vista è a dir poco favolosa. Le case sembrano minuscole e più ci innalziamo, più il paesaggio diventa minuscolo. Poco dopo, siamo immersi nelle nuvole, che sembrano zucchero filato. Una distesa bianca separa il cielo dalla terra e i leggeri raggi del sole penetrano nel mio finestrino, illuminandomi il viso.

Ci vorranno circa due ore di viaggio, quindi mi appoggio al sedile e cerco di schiacciare un pisolino. Sono molto stanca e non voglio arrivare ad Ibiza esausta. Dopo neanche cinque minuti, sento la testa di Cristian appoggiarsi alla mia spalla. Mi volto delicatamente e lo guardo addormentarsi dolcemente. È bellissimo.

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