Capitolo 15

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Chris pov's

"Eva ti devo parlare" dissi.
Quelle parole suonavano nella mia testa come delle campane, abbassai la testa e mi feci cullare dalla delicatezza della sua mano che mi accarezzava i capelli, era tutto perfetto.
dovevo per forza rovinare quel momento parlando di cose a me difficili da dire?
Si, devo farlo, mi fido di lei.

"Chris, tutto apposto ?" Domandò lei guardandomi
Io abbassai di nuovo la testa e non dissi niente.
"Chris mi vuoi parlare dei tuoi genitori?" Chiese.

"Anche, ma non solo"

"Fa niente tranquillo, non me lo devi dire per forza, non sapevo niente scusa"

"No Eva, mi fido di te e te lo voglio dire, sei l'unica persona con cui posso parlare, sei l'unica persona con cui posso essere me stesso, sempre.
Mi stai facendo impazzire" a quelle parole sorrise e mi abbracciò.

Dopo un po' finalmente cominciai a parlare.
"Allora, so che può essere una storia come tutte le altre, infatti lo è, i miei genitori hanno divorziato quando avevo 14 anni, mi hanno lasciato da solo.
Mio padre ha abbandonato me e mia madre ed è andato a vivere in Italia con un'altra famiglia, mia madre dopo un po' mi ha lasciato perché per lei ero ormai solo un peso, credo sia andata in Spagna.
So che non torneranno più e questo mi fa malissimo, se tornassero sarei disposto a perdonarli, sono così disperato?" Dissi.
Avevo gli occhi lucidi ed Eva mi guardava per rassicurarmi, mi prese le mani e io le intrecciai insieme, poi continuai a parlare.
"Non ho sorelle ne fratelli e quindi vivo a casa da solo, l'unico che sa questa storia è Dylan, tutti mi conoscono come Christoffer Schistad, il ragazzo che si porta a letto tutte, che si ubriaca e che fuma ad ogni festa, ma non sono così, o almeno, non voglio"

"Chris se la gente pensa questo di te vuol dire che non ti conosce davvero, ti sei solo creato un muro, e dietro questo muro c'è un ragazzo dolce e sensibile.
Sei la persona più forte che conosca, non devi stare così male solo perché per la gente hai una brutta reputazione."

"Si ma io ce l'ho Eva, e non la posso cambiare da un giorno all'altro.
Hai presente quando ho litigato con Jonas?" Dissi e lei annuì
"Ecco, io e Jonas eravamo molto amici, lui e Astrid stavano insieme, erano la coppia dell'anno, invidiati da tutti, anche da me, ma non come coppia, ero geloso perché a me piaceva Astrid, era una tipa a posto prima" dissi ridendo per sdrammatizzare poi continuai.
"una sera vennero insieme ad una mia festa, eravamo tutti ubriachi e io e Astrid, eem... in praticava, si ecco siamo andati a letto, Jonas ci vide e per questo litigammo, ma io senza pensare alle conseguenze, come al solito, mi misi insieme ad Astid, stavamo bene, c'è almeno...eravamo una coppia fino a quando lei non mi tradì, stavo da schifo e a lei neanche interessava" dissi per poi abbassare la testa.
"In più, quello che ti ho detto stamattina, ecco...non è vero, non voglio portarti a letto Eva, voglio stare con te, non sei come tutte le altre ragazze, tu sei dolce, sensibile e stronza quando ci vuole, non ho mai pensato quello che ho detto, quando stiamo insieme mi sento bene non voglio che tutto questo smetta per una stupida frase che è uscita dalla mia bocca, quindi scusami, scusami perché sono sempre così stronzo con tutti"

"Chris basta, devi stare tranquillo ok? Non devi prenderti la colpa per tutto, eri solo arrabbiato, è in parte era colpa mia, in più se Astrid si è comportata così è una sua scelta, non ti merita"

"Eva non mi merita nessuno" dissi nervoso per poi alzarmi.

"Chris.."

"Basta Eva"

Ero arrabbiato e ancora una volta me la sono presa con lei.
Ero alla porta, mi girai, era ancora sul divano, triste, triste per colpa mia, ancora una volta, ma non volevo.
Mi piace, mi piace Eva e vorrei gridarlo al mondo intero.
La guardai per alcuni secondi, poi camminai velocemente verso di lei e la baciai.
Non si stacco fortunatamente.
Le strinsi la vita e lei mise le sue mani attorno al mio collo, era un bacio tranquillo e profondo.
Mi accarezzava i capelli mentre io premevo le miei labbra con le sue carnose.
Dopo le lasciai dei baci umidi sul collo fino a raggiungere la clavicola e un suo gemito mi fece sorridere, la presi in braccio, non pesava niente e sollevandola la portai in camera sua, la stesi sul letto e cominciai a sfiorarle le pelle lasciata scoperta dalla maglietta che si era un po' alzata mentre la stendevo sul letto.
Al mio tocco si irrigidì e mi spostai vicino a lei un po' in imbarazzo.

A bad boy loves meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora