1

356 20 6
                                    

Il treno procedeva lento sui binari,  mentre io dormivo con la testa appoggiata al finestrino, fuori un cielo nuvolo e malinconico, si stava schiarendo, lasciando spazio a un più ampio mantello stellato.
Mi ero addormentato contando le gocce di pioggia sul vetro, seguendole con lo sguardo e facendo di tutto per non pensare a Lei.
Sì, proprio lei che dopo aver tormentato i miei pensieri per giorni, ora aveva iniziato a ripresentarsi anche di notte, confondendo sempre più la mia mente al pensiero di come sarebbe potuto essere e rendendomi incapace di produrre un qualsiasi cosa di decente.
Ed eccomi qui, su un sedile sporco di un altro vagone di un treno intercity, fermo da giorni sulle prime tre righe della stessa fottutissima pagina,incapace di andare avanti in tutti i sensi.
Avevo deciso di partire per cercare di dimenticarla, nella mia testa pensavo che sarebbe bastato cambiare aria per andare avanti, cosa che mi era impossibile fare nella mia città dove persino i muri mi parlavano di lei.
Ancora non sapevo quanto sarebbe durato il mio viaggio, sapevo solo che fino a che avrei continuato a sentirmi così, in quel posto non sarei tornato.
Ed eccola lì davanti a me, di nuovo la sua immagine stava affiorando nella mia mente, ormai succedeva così spesso da farmi confondere il sonno dalla veglia in quei pochi mesi successivi alla rottura.
Lei con quei suoi capelli scuri, in cui era possibile perderci gli occhi a seguire i percorsi di ogni singolo riccio, i suoi occhiali spessi che le attribuivano quell'aria timida e quasi non permettevano di notare ad un primo sguardo quali occhi grandi, profondi e marroni si nascondessero dietro .
Lei con le sue labbra rosa e carnose e la sua  pelle, morbida e chiara … Già forse troppo pallida e bianca per essere in piena estate…
Lei con le sue felpe con il cappuccio e la cerniera in qualsiasi mese dell'anno, spesso tenute aperte con sotto una qualche canottiera nera scollata .
Ogni cosa di lei ora sembrava darmi segno di instabilità, ogni suo dettaglio nella sua perfezione mi sembrava comunicare che ci fosse qualcosa che non andasse in quella ragazza, ma quando la conobbi ero ancora troppo ingenuo per cogliere quei segnali.
 Dopo la rottura mi promise che saremmo restati amici, mi disse che stava male e che aveva bisogno di allontanarsi da tutti.
Io subito mi mostrai aperto a questa opportunità, penso che tutto mi sarebbe andato bene pur di non perderla completamente.
Molte amiche cinicamente commentavano con frasi fatte e sarcastiche come : “rimanere amici dell'ex è come tenere il proprio cane morto imbalsamato perché ci si è affezionati”.
Io le ignoravo, provavo profondo rispetto nei suoi confronti e sentivo di aver ancora bisogno dei suoi consigli, pensavo di poter essere io a risolvere i suoi problemi e per quanto mi sforzassi, ancora non trovavo una vera spiegazione a questa sua scelta.
Già, la curiosità e la voglia ossessiva di ricercare le ragioni di quella sua decisione diventarono come una malattia per me.
Mi sarebbe bastato qualsiasi cosa pur di ricordarmela,qualsiasi!
Per esempio il  luogo dove ci eravamo conosciuti, da cui opportunamente passavo ogni giorno nella speranza di vederla di nuovo, riempiendo sempre la mia testa di fin troppo vividi ricordi, oppure sentendo il suo nome, magari leggendolo da qualche parte, o soprattutto ascoltando la musica, non importava quale fosse la canzone o di cosa parlasse il testo, tanto il mio cervello l'avrebbe trasformato facendomi ritrovare dentro io ,lei , noi due.
La mia testa era piena di domande rimaste senza risposta e iniziai a pensare che per capirla e poter rispondere da solo a quelle domande sarei dovuto diventare come lei, e iniziò così il mio personale cammino verso l'autodistruzione, alcool , droghe leggere , persino la lametta, tutto mi sembrava andar bene se mi serviva a non pensarci anche solo per qualche ora , giustificato dal fatto che anche lei lo faceva e dunque non avrebbe potuto giudicarmi .
Le ragazze che frequentavo diventavano sempre più compagne occasionali, con cui mi toglievo i vestiti senza togliere quella maschera sorridente e talvolta forse arrogante che le mostravo, vedevano che c'era dell'altro in me, ma io sentivo solamente il vuoto e ogni volta che una di loro voleva leggermi dentro, ecco che trovavo il modo di allontanarla sparendo proprio come aveva fatto lei.
  Ormai nella mia cinica cecità, mi importava sempre meno dei loro sentimenti, queste molteplici ragazze diventavano sempre più un passatempo per me e spesso nella mia ricerca disperata di capire lei, finivo per invertire le parti lasciandole con le sue stesse frasi .
  Mi resi conto di non riconoscere più me stesso nelle mie stesse azioni, di non riuscire a vedere più allo specchio quel giovane sognatore con gli occhi ancora pieni di speranza, la voglia di scrivere e cambiare il mondo, partire e lasciarmi tutto alle spalle mi sembrò l'unica soluzione possibile e così decisi di farlo quella sera quando mi recai in stazione.

Io Forse PartiròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora