Il giorno era da poco iniziato e io presi una metro dalla stazione diretto verso Piazza Spagna. Vedere quell'immensa scalinata al centro della città mi entusiasmò molto, mi chiesi cosa ci facesse una barca in mezzo a quella piazza, ma senza pormi troppe domande, iniziai a salire quegli scalini per scattare qualche foto.
Più tardi mi avrebbero raggiunto Marco e Matilde, la sua compagna, lui si era mostrato entusiasta all'idea di ospitarmi e io ne avevo approfittato prontamente, certo l'idea di rivedere Matilde mi preoccupava molto, il suo, era un peso sulla coscienza che ormai mi portavo dietro da anni. Se nelle svariate relazioni che avevo avuto prima di Bianca ero sempre stato un pessimo fidanzato, spesso indisponente,menefreghista e traditore, come amico forse mi ero comportato anche peggio nei suoi confronti.
Quei due si conoscevano da ormai sette anni, quando si misero insieme quasi un anno dopo, lui aveva diciassette anni e lei appena quindici.
Io essendo di quasi un anno più grande di lui avevo già compiuto i diciotto e in quel periodo ero ancora uno studente liceale scansafatiche, detestato dalla maggior parte dei professori in quanto uno che sprecava le sue potenzialità, sempre pieno di ragazze, che preferiva uscire anziché studiare. Mi misi seriamente sui libri solo durante la maturità, ma anche dopo quel risultato, così spropositatamente alto per quelli che effettivamente furono i miei sforzi al liceo, l'università non fu affatto facile e questa era già la seconda volta che mollavo gli studi rischiando nuovamente di perdere un anno.
In piena sessione estiva avevo deciso di partire, lasciarmi tutto alle spalle e andare via studiare tanto era inutile in un momento così,in un modo o nell'altro, avevo ancora in testa Bianca, tutte le idee si affollavano su lei.Marco in questo era così diverso da me, ragazzo serio, sempre dedito allo studio e con un’etica del lavoro invidiabile. Non ho mai pensato che fosse più intelligente di me, semplicemente si dava da fare anche il quadruplo per ottenere i suoi risultati, uscì con il massimo eppure ancora non era soddisfatto, avrebbe persino voluto qualche minuto in più per esprimersi all'orale, prova che tutti noi altri comuni mortali avevamo considerato una tortura. Personalmente avevo sempre molto ammirato questo lato di lui, seppur talvolta poteva apparire pesante.
Ancora mi ricordo di quando si innamorò di lei, per mesi l'aveva fissata con occhi imbambolati sul bus di andata e ritorno senza aver mai il coraggio di parlarle, fino a che per caso non si sedettero vicini, io, che ero davanti a loro, feci di proposito cadere una cartellina piena di fogli che tenevo in braccio, lei sempre molto gentile si chinò per aiutarmi e dopo averla ringraziata, gettai uno sguardo a lui, che già aveva alzato gli occhi preoccupato al cielo, toccai un braccio a lei e le chiesi:“Lo conosci Marco?” Seppur si era mostrato un tipo sempre pacato e tranquillo, penso che dentro di sé stesse imprecando pesantemente in quel momento, ma fu abbastanza lucido da poter protendere tremante quella mano sudaticcia verso di lei e presentarsi un po’ impacciatamente, abbastanza da farla sorridere, in un primo momento pensai a un clamoroso fiasco e ero pronto già a ridere di quella che pareva essere una preannunciata catastrofe, però vidi che lei arrossiva e che lui con un po’ di coraggio stava riuscendo a parlarci abbastanza fluidamente.
Decisi quindi ,dopo avergli servito qualche battuta su un piatto d'argento, di scendere qualche fermata prima della nostra per lasciarli un po’ soli e in quei pochi minuti guadagnati, lui ebbe il suo numero di telefono.
Tutto sembrava procedere per il meglio, i due ci misero un po’ a impegnarsi , ma era normale vista la loro timidezza, e devo ammettere che se non fosse stato per i miei consigli tutto ciò forse non sarebbe mai successo, mi impegnai molto per farli mettere insieme, migliaia di discorsi motivatori a entrambi, centinaia di frasi a effetto studiate a pennello da me e da lui puntualmente sbagliate, decine di uscite prima di quel fatidico bacio, ma alla fine andò bene.Un anno passò in fretta e Marco diede una festa per celebrare la sua maturità, era un modo da parte sua per salutare tutti i vecchi compagni di classe, inoltre la fine degli esami cadeva vicino al suo compleanno, così offrì tutto lui.
Dopo la pizzata, andammo a bere in un locale e a fine serata eravamo rimasti solamente in tre lui, Matilde e io che avevo chiaramente bevuto qualche bicchiere di troppo a spese sue.
All'ennesimo giro di shottini lui dovette allontanarsi per una chiamata, sicuramente sua madre conoscendolo e quello era il peggior momento in cui avrei potuto trovarmi solo con la ragazza del mio migliore amico.
Gli feci domande su come stesse andando tra loro, lui ,essendo un tipo abbastanza riservato, si teneva per sé i dettagli e speravo di sentire qualcosa in più da lei, ma mentre stavo buttando giù anche lo shottino di Marco che ancora non era tornato iniziò il disastro.
“Pensi che io non lo sappia?- Quelle parole mi attraversarono come proiettili- Pensi che non sappia, che se ci siamo messi insieme è solo perché lui ha seguito disperatamente i tuoi consigli... a pensarci bene, non ci ha messo nulla di suo e per assurdo per quanto tu mi faccia schifo in questo, è come se fossi stato tu a conquistarmi.”
Rimasi in silenzio a guardarla, sperai fosse stato solo l'alcool a parlare, ma al tempo stesso, mi sentii come scoperto e nel silenzio i nostri sguardi si incrociarono timidamente e lei iniziò a baciarmi, io mi staccai subito .
Le dissi: “cosa stiamo facendo? Tutto ciò è sbagliato, tu stai frequentando lui, che è il mio migliore amico, da più di un anno!”
“Ma io voglio te adesso!”
E questa volta fui io a baciarla, in un anno era cambiata tanto e non sembrava più essere la stessa ragazzina timida che avevo presentato al mio amico, quel nostro bacio così passionale sembrava aver alloggiato a lungo nella sua testa, pareva essere troppo perfetto per essere stato concepito in unica sera, all'improvviso il pensiero che Marco potesse vederci mi invase la mente, mi sentii un verme e in più ero spaventato da una sua possibile reazione.Mi staccai di nuovo, lei sembrava visibilmente spiaciuta, come si fosse pentita di quello che era successo, anche se molto probabilmente eravamo entrambi troppo ubriachi per capire. “Devo andare.” le dissi dirigendomi bruscamente verso l'uscita e salutando frettolosamente lui che si trovava fuori con il telefono in mano a fumare una sigaretta, ignaro di cosa fosse successo.
Dopo quella sera man a mano presi le distanze da lui, mi sentivo realmente in colpa per ciò che era successo e inoltre avevo paura potesse succedere di nuovo, anzi probabilmente una parte di me lo voleva pure e inoltre non avevo le palle per dirgli la verità, lasciai che il fatto di frequentare l'università in città diverse ci allontanasse il giusto per farmi sentire in pace con me stesso.
Ma ormai erano passati sei anni e un amico come lui, sempre leale, sincero e disponibile, era ciò di cui avevo bisogno in quel momento.“Ehi!” mi fece lui da dietro per cercare di spaventarmi appena arrivò sul posto.
“Marco! Mi sei mancato tantissimo!” Gli gridai appena lo riconobbi-vedo che assieme ai cappelli, non hai fatto crescere la pancia in questi anni,ti trovo in forma.”
“Sì mi sto tenendo in allenamento andando a correre mattina e sera... Tu piuttosto, che fine avevi fatto? Non potevi farti sentire di più in questi anni?”
“Ho avuto molto da fare tra, l'università, i miei racconti e mille altri impegni.”
“Ci credo bene, eri abituato a non studiare niente prima, ancora mi chiedo cosa gli sia girato per la testa per farti uscire con così tanto dalla maturità- Disse ridendo- Piuttosto vuoi ancora diventare uno scrittore?”
“Si, come sai, ho concluso la mia prima raccolta di racconti brevi un paio di anni fa, ora sto cercando di dedicarmi a qualcosa di diverso, vorrei pubblicare un romanzo, ma in questo periodo le idee scarseggiano e quindi sono partito anche per cercarne di nuove.”'
“Capisco e donne,ne cambi ancora una al giorno come ai tempi?”
“Per tua informazione, esco ora da una relazione piuttosto lunga, però diciamo che non ho perso il mio tocco magico” Gli risposi ridendo.
Matilde finalmente si intromise un po’ scocciata nel discorso, da quando erano arrivati, era rimasta in disparte e ancora non mi aveva degnato neppure di uno sguardo.
“Immagino che tu sia stanco e affamato dopo il viaggio - Disse alzando leggermente gli occhi al cielo-quindi ora vieni da noi per riposare, più tardi avremo modo dopo di parlare del più e del meno come ai vecchi tempi”.
STAI LEGGENDO
Io Forse Partirò
RomanceQuesto romanzo narra la storia di un giovane aspirante scrittore, Francesco, che a seguito di una brutta rottura, decide di compiere un viaggio e lasciarsi tutto alle spalle. Evento fulcro della vicenda è l'incontro con Marta, una ragazza problemat...