“No, Bianca,non andartene!” Ebbi come un sussulto, per l'ennesima volta avevo avuto un incubo e mi ritrovavo sudato con il conseguente fiatone al risveglio.

Ero nel divano al centro del salotto di Matilde e Marco, ormai alloggiavo da loro già da qualche sera. I due avevano preso un appartamentino poco distante dalla zona Trastevere, era molto piccolo e grazioso, pieno di particolari e cianfrusaglie inutili che avrei notato solo la mattina successiva. Quando mi svegliai era circa mezzanotte, 23:57, così segnava la scritta a led rossi di una vecchia radiosveglia posta su un mobiletto al di sotto del televisore, avevo già dormito un paio d'ore, ma ero ancora stanco.

Il televisore era uno di quei vecchi televisori neri a tubo catodico, lo accesi un attimo per cercare di distrarmi dall'incubo che avevo appena vissuto nei sogni, provai a vedere una qualche replica di un vecchio quiz televisivo, ma la stanchezza prese il sopravvento, le immagini nello schermo si facevano sempre più distorte e meno nitide, come se si stessero trasformando mischiandosi ai pensieri nella mia testa, finii per addormentarmi sul telecomando,  lasciando accesa la TV.

Ed eccomi nuovamente in uno di quei posti fin troppo noti alla mia mente, quello del nostro fatidico ultimo appuntamento prima della rottura, lei era proprio lì davanti a me, seduti su una panchina ai bordi di una piazzola a Carrara, ogni particolare sembrava ancora fin troppo vivo e reale nella mia mente, potevo persino distinguere dettagli inutili come le macchine circostanti o il numero delle fontane di quella piazza.

Ma questa volta era lei a essere diversa dal solito, sembrava quasi volesse parlarmi, o forse ero solamente io, che mi facevo dare almeno nei miei sogni quelle spiegazioni che non mi aveva dato nel mondo reale, lei mi stava guardando con occhi un po’ malinconici e riferendosi forse a una delle ultime relazioni che avevo avuto dopo di lei, mi disse accennando un sottile sorriso:
“Vedo che quella ragazza ti ha tenuto testa."
Provai allora a risponderle sorridendo, inconsapevole che fosse tutto un sogno:
“Già, mi ha ricordato i nostri litigi migliori.”
“Beh, abbiamo avuto anche noi i nostri alti e bassi tra un litigio e l’altro, ma devi ammettere che io non ti ho mai fatto di queste patetiche scenate, per un storiella di neanche due settimane poi, mi pare piuttosto ridicola.”
Le lanciai allora anch'io una frecciatina, ancora non avevo digerito il fatto che dopo la rottura avesse ripreso a frequentare un suo vecchio ex, molto più grande di lei, che per giunta conoscevo:
“Anche questo è vero, vedo che fortunatamente nessuno dei due ha voluto perdere tempo dopo la rottura. Sai, quando ho saputo che uscivi con lui ero quasi contento, subito ho pensato fosse una tale puttanata che non avrebbe mai potuto funzionare, in fondo se tra voi non era già andata una volta, non riuscivo a capire come tu potessi anche solo pensare che questa volta fosse diverso, ma evidentemente mi sbagliavo, credo...”
"È un sollievo,lo ammetto,intendo che tu finora non ti sia davvero innamorato di un'altra donna, però mi spiace che tu sia solo.” Mi disse lei con aria sincera e realmente dispiaciuta.
"No, figurati, io non sono solo..." Provai inutilmente a difendermi io, fingendo un sorriso, ma con lei sarebbe stata inutile qualsiasi maschera, mi conosceva benissimo e a differenza mia, sapeva sempre leggermi dentro al primo sguardo.
"Si, lo sei eccome, sei come un bambino sperduto, tra di noi non è andata bene e tu fai ancora il broncio." Non sapevo più cosa dire, probabilmente aveva ragione ma non volevo ammetterlo e fare davanti a lei la figura del fallito pure nei miei stessi sogni.
"Stare via mi aiutava a non pensare che sono ancora innamorato pazzo di te...si l'ho detto chiaro e tondo!" Dicendole quelle parole con un atto di estremo coraggio mi sentii come liberato da un grosso peso.
"E allora? Anch'io ti amo e forse ti amerò sempre, ma al tempo stesso voglio sentirmi bene, libera, indipendente e sicura di me stessa, perchè questa per me è la cosa più importante al mondo e ora sto con uno che sa benissimo ciò che voglio in una relazione e questa consapevolezza mi rende più felice di quanto non sia mai stata."
"Bene, è una cosa 'fantastica'... diciamo..."
“Tu invece non sei felice, ti lasci mangiare dal rimorso e non stai mettendo davvero te stesso in quello che fai, prendi anche questa ragazza quanti anni avrà quattordici?”
“Quindici….Lei, Federica, ne ha quindici.”  provai di nuovo inutilmente a giustificarmi io.
“Questo non fa la differenza, non trovi anche tu che sia squallido da parte tua provare a frequentare una ragazza solo per una vaga somiglianza che trovi nei miei confronti? Tutto ciò è stupido e irrispettoso, nei suoi confronti, nei miei, ma soprattutto nei tuoi e delle tue potenzialità.- Disse guardandomi fisso negli occhi- Sai? Penso che lei abbia ragione, tu sei una persona straordinaria e quando le ragazze ti conoscono, ovviamente vogliono di più, però da parte tua, è molto crudele far intendere che possano averti quando in realtà con loro non sei altro che un ologramma.” Mi rispose lei con aria severa.
"Ti sembrerà strano, ma io non voglio fare del male a nessuno..."
"Secondo te perché lei soffre ora? Un ragazzo, buono o cattivo che sia, si è fatto strada nel suo cuore e ovviamente lei vuole di più."
"Stai cercando di dirmi che le ho creato qualche orrendo complesso interno?"
"No... ora lei non mi preoccupa molto, sto parlando di te. Ho paura per te!
Perché se davvero tutta la tua vita si riducesse a una serie di avventure stupide o vuote e a una visione idealizzata della nostra relazione, sarebbe molto triste la tua esistenza, perché sono sicura che puoi dare molto di più!" Cercò di motivarmi lei.
"E se tu avessi torto? Se per me fosse finita? Se fossi destinato a aspettare a vita che la 'band' torni assieme?!" Con queste parole, le vomitai addosso tutte le mie paure e insicurezze sperando vanamente di muovere la sua compassione.
"Staresti solo sperando in un miracolo.” Mi rispose lei, cercando di essere fredda con una lacrima sul volto.

La sua immagine stava sparendo nel vento come fosse un fantasma mentre tentavo di abbracciarla per tenerla con me, era come se non volessi  lasciarla andar via, avevo bisogno che lei mi guidasse come un faro nella notte, ma ormai lei era sparita da tempo, e quella luce si era spenta con la nostra rottura, lasciando naufragare la mia nave in chissà quale isola della perdizione, ora stava solo a me ritrovare il mio cammino nel mondo.

Io Forse PartiròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora