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Ormai fuggire dai problemi era la mia prassi comune, per quanto potessi essere presuntuoso e beffardo nel creare questi problemi, ancora non avevo la maturità mentale di affrontarli e ovviamente questi continuavano a sommarsi fino a schiacciarmi sotto un peso incontrollabile. Scappare significava solo ritardare la mia data di scadenza, ormai prossimo a un evidente collasso mentale.

E a proposito di problemi, Marta ne era piena, molto più di me. Tanto da far sembrare i miei sciocchezze, o da poter competere con quelli di salute di Bianca.

Quella ragazza era a pezzi come un puzzle, risolverlo riuscendo a capirla sarebbe diventato presto il mio desiderio più forte, certo, grazie a Bianca e alle altre ex, avevo a disposizione un buon bagaglio di esperienza, ma non sapevo quanto mi sarebbe servita realmente, ciò di cui ero davvero sicuro, era la mia voglia di rivederla il giorno dopo per scoprire altro di lei.

Il suo mondo mi appariva come una lunga strada in salita, piena di buche grosse quanto voragini sull'asfalto battuto male e logorato dal tempo, ed io stavo per cadere irreparabilmente dentro ad ognuna di esse. Una sera non bastava, ne volevo di più.

Quel giorno ci eravamo visti sotto casa sua, lei era uscita di casa accompagnata da Marley, il suo cane, aveva scelto quel nome in onore di Bob Marley, ascoltava molto Raggae, ma musicalmente sapeva spaziare molto di genere in genere, fino ad arrivare all'Hip-Hop o al Metal.

Andammo a mangiare insieme in un ‘Mc Donald’ lì vicino e credo che fosse l'unica vegetariana capace di presentarsi lì, avendo pure la faccia tosta di ordinare “del cibo senza cadaveri!" indicando un insalata e rischiando di litigare con la cassiera. Non so neanche perché ci trovassimo in quel luogo, che probabilmente lei aveva scelto semplicemente perché eravamo entrambi a corto di soldi, fatto sta che nonostante avessi in mano un Hamburger che lei guardava con disprezzo, io non potevo far altro che guardare con ammirazione la sua determinatezza nelle scelte.

Ancora non sapevo niente di lei, e ancor oggi gran parte del suo passato rimane a me ignoto.

Iniziai così col chiederle: “Studi?” , lei sorrise e rispose, girandomi poi la domanda.

“Purtroppo ho smesso tempo fa, errore che tornando indietro non farei di sicuro...tu?”

“Frequento l'università di filosofia a Pisa.”

“Dunque, sei ormai prossimo alla disoccupazione?” Mi fece con un velo di sarcasmo.

“Se non riuscissi come scrittore, penso che tenterei di buttarmi a capofitto nell'insegnamento, ma non so se quella possa essere davvero la mia strada.”

“Come insegnante ti ci vedrei, per quanto di solito abbia grossi deficit di concentrazione, con te riesco a provare interessare nei tuoi discorsi, nonostante talvolta finisca anch'io per perdere il filo.”

“Ho notato che nella tua borsa tieni sempre un taccuino, scrivi?” Le domandai, era dalla sera prima che mi chiedevo quali segreti celasse quel quadernetto.

“Non esattamente, più che altro getto lì i miei schizzi, tornando indietro penso che prenderei il liceo artistico… In quel quaderno ci puoi trovare bozze dei miei disegni, frasi prese perlopiù da film o testi di canzoni che ascolto e talvolta pensieri personali in cui riverso dentro i peggiori mostri del mio passato.”

“Posso darci un'occhiata?” Chiesi incuriosito.

“Sì,ma sappi che scelgo io cosa mostrarti oppure no!” Rispose bruscamente lei.

“Agli ordini.” Le feci con tono scherzoso.

“Sappi che è già tanto, di solito sono molto gelosa dei miei lavori, che siano pensieri o disegni sono comunque qualcosa di solo mio, rappresentano le parti più intime di me stessa, avrei meno problemi a togliermi i vestiti con un ragazzo che a mostrare tutto ciò. Considerati davanti a una grande porta, ma sappi che chi entra nel mio mondo non ne esce facilmente.”

Io Forse PartiròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora