Ero appena riuscito a prendere sonno quando venni svegliato da quel maledetto ‘bip-bip’ della loro vecchia radiosveglia, purtroppo funzionava ancora, ricordo di averne vista una simile nella vecchia cameretta di Marco quando andavamo al liceo e probabilmente era la stessa.
Mi alzai ancora stanco, muovendomi ‘a passi tardi e lenti’, con delle occhiaie a mo’di zombie, dirigendomi verso la cucina.Loro stavano già facendo colazione, seduti l’uno di fronte all'altra, io mi sedetti a capotavola di fianco a loro.
Lui iniziò a parlarmi e sembrava già molto attivo mentalmente, io, che a momenti rischiavo di addormentarmi sul tavolo finendo con la faccia nella ciotola di latte e cereali davanti a me, mi chiedevo dove trovasse tutta questa energia di prima mattina.
Matilde invece, se ne stava in disparte dall'altro lato del tavolo, guardandomi male in silenzio, come rifiutando i miei cenni e i miei sorrisi sforzati.
Lui continuava a parlarmi, mentre finiva di prepararsi, uscendo mi disse per salutandomi: “Comunque, in questi giorni ti abbiamo lasciato dormire, ma questa sera andiamo tutti insieme a bere per festeggiare, quindi fatti trovare pronto qui in casa per le nove.”Annuii ancora troppo stanco per rispondere vocalmente e farfugliando un incomprensibile ‘va bene’ accompagnato da un rumoroso sbadiglio.
Mi andai a sdraiare nuovamente sul divano, rischiando di urtare un vaso di vetro colmo di conchiglie. Mi ricordai che Matilde le collezionava e che una volta in spiaggia, gliene avvicinai una all'orecchio e diceva di sentire il mare, sembravamo così felici e spensierati ai tempi.
Il divano era foderato con un tipico lenzuolo africano, anche quello comprato quel giorno al mare da un venditore ambulante e utilizzato da noi tre come telo da spiaggia, ogni oggetto in quella stanza sembrava ricordare quel passato da cui avevo cercato di distaccarmi, ma di cui pure io avevo tenuto molti ricordi, ne avevamo passate tante noi tre insieme prima che io sparissi.Eravamo rimasti a casa soli io e Matilde, ma la cosa non mi preoccupava molto, dopo la sera prima speravo ancora di poterle parlare di nuovo, almeno per cercare di tornare a essere amici.
Mi sveglia di nuovo alcune ore dopo e a giudicare dal mio odore, necessitavo sicuramente di una doccia rilassante. Stare sotto un getto di acqua calda che cade picchiettando sul mio corpo, mi ha sempre aiutato a riflettere. Inoltre scivolando via su di me, l'acqua, oltre a portarsi via lo sporco e il sapone, si è sempre trascinata parte dei miei brutti pensieri.
Tornare a essere pulito mi ha sempre fatto sentire come depurato e libero dai miei peccati.Presi dalla mia valigia, che loro avevano sistemato nella loro stanza, il cambio e mi diressi con solo un asciugamano indosso verso il bagno, la camera era vuota così pensai che Matilde fosse uscita, notai un'altra valigia rosa di fianco alla mia, ma cercai di non farci troppo caso.
Aprii la porta del bagno e lei era lì, completamente spoglia sotto la doccia: l'acqua stava portando via il sapone dal suo corpo, scoprendo la sua pelle candida e nuda davanti ai miei occhi, non riuscivo a parlare e neanche a muovermi davanti a quella visione.
Ero quasi sconcertato a pensare che la quella ragazzina quindicenne ‘piatta’ e timida coi capelli castani e sempre la testa sui libri, potesse essere ora, quella meravigliosa ragazza, ormai sviluppata e completa lì davanti a me. Il suo petto non era affatto più piatto come un tempo, ma al contrario lasciava spazio a due meravigliosi seni, forse non eccessivamente grandi, ma di sicuro sodi e sporgenti.
Di recente aveva tinto di rosso i suoi capelli, che però ormai avevano perso colore tendendo a un arancione chiaro, tonalità che per giunta le stava davvero bene, in tinta con quelle poche lentiggini che da sempre le coprivano il volto, facendo da sfondo ai suoi meravigliosi occhi verdi.
La mia testa divagò, pensai come sarebbe stato bello togliere anch'io l’asciugamano e raggiungerla sotto la doccia, baciarla e toccarla dolcemente rompendo ogni freno etico esistente e lasciandomi semplicemente andare, arrivando a fare l'amore sotto quel getto d'acqua, che sarebbe scivolato via come una pioggia leggera, ma lei si girò e mi vide ancora imbambolato.Quando si accorse della mia presenza nella stanza, non mi invitò affatto a unirmi a lei come nei miei desideri più nascosti, per giunta era appena uscita e si stava asciugando con un asciugamano bianco con cui si coprì velocemente il corpo e si mise a gridare, le feci cenno di stare calma, giustificandomi dicendo di non sapere che fosse in casa e che ero appena entrato.
Cercai poi di sdrammatizzare, con una qualche stupida battuta sul fatto che fosse cresciuta bene in questo tempo, lei se ne andò apparentemente indignata dal bagno, anche se notai che, mentre usciva sbattendo la porta dietro di sé, sorrise.Evidentemente c'era ancora molta attenzione fisica tra noi, ma mi contenei dal lasciarmi andare ai miei impulsi prenderla per un braccio, baciarla e lasciar scivolare i nostri corpi , non mi potevo permettere di sbagliare di nuovo con lei e soprattutto con Marco,sempre leale con me che si era preso persino la briga di ospitarmi.
Restai nella doccia alcune ore per cercare di mandar via tutti i pensieri legati a Matilde, ma penso che neppure la più gelida delle docce sarebbe bastata a raffreddare i miei bollenti spiriti.
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Io Forse Partirò
RomanceQuesto romanzo narra la storia di un giovane aspirante scrittore, Francesco, che a seguito di una brutta rottura, decide di compiere un viaggio e lasciarsi tutto alle spalle. Evento fulcro della vicenda è l'incontro con Marta, una ragazza problemat...