Salii le scale ancora frastornato. Marco viveva al sesto piano, cercai vanamente di aprire la porta più volte con le chiavi che mi aveva lasciato,ovviamente senza riuscirci, mi accovacciai tenendomi alla maniglia finendo per sboccare malamente nel porta ombrelli.

“Questa è l'ultima volta che bevo tanto!” Mi ripetei, sapendo di stare solo mentendo nuovamente a me stesso, come in tutte le altre sbronze che avevo preso. Un'altra serata come le altre in cui cercavo qualcosa di abbastanza forte per dimenticare Bianca, Matilde e tutti i restanti miei problemi, ma forse questa volta, una risposta l'avevo trovata … E no, non si trattava di un nuovo alcolico, ma di Marta.

Quella ragazza all’apparenza così diversa da me, sapeva aprire alla mia mente mondi che neanche immaginavo di esplorare, riusciva a aprire la mia mente su tutto e in pochi secondi riusciva a farmi cambiare opinione mostrandomi sempre punti di vista differenti. Sapeva parlare di mille cose diverse e coinvolgermi in ognuna di queste.

Il suo sguardo magnetico riusciva a attrarmi sempre di più come una calamita, e quel sorriso era come se mi invitasse di proposito a baciarla. Fu proprio quel suo sguardo,quei suoi due grossi occhi nocciola, l'ultimo pensiero prima di addormentarmi accovacciato sugli scalini di quel pianerottolo e anche il primo appena mi sveglia dolorante nelle posizioni più impensabili.

Seppur dolente mi sentivo euforico e pieno di energie, volevo raccontare a Marco dell'incontro, ma sfortunatamente non ebbi modo di gioire con lui.

Quando  finalmente riuscii a aprire la porta, lui era lì, disteso a terra davanti al divano con una montagna di fazzoletti tutti usati attorno a lui, non mi fu difficile immaginare l'accaduto.

Mi avvicinai a lui e provai a scuoterlo abbastanza forte da svegliarlo “Marco! Marco,mi senti?” Ripetevo, quando aprì gli occhi ebbe solamente l'energia di farfugliare “Mi ha lasciato.”  Per poi ricadere a Terra.

Mi fu tutto più chiaro, capii a cosa servisse quella valigia rosa a fianco alla mia e capii anche che quel bacio leggero vicino le labbra, che avevo sentito nel sonno, così diverso dagli intensi morsi di Marta che stavo sognando, non era affatto frutto della mia immaginazione, o che quell'improvviso ritorno di fiamma trai due della sera prima era solamente apparente.

Lo coricai sulle mie spalle, lo appoggia sul divano, gli portai un bicchiere d'acqua e glielo porsi.

Lui lo bevve piano e mi ripetè ancora una volta che era stato lasciato, cercando di ripropormi il loro ultimo litigio.

“Marco ti devo parlare…”Mi fece lui con voce più femminile.

“ Dimmi tutto, amore!” Si rispose da solo singhiozzando,poi continuò:

“Marco non sto bene.”

“Cos'hai?” provò a continuare.

“ Marco non mi sento più sicura…” E qui scoppiò in lacrime non riuscendo a proseguire oltre.

Iniziò a singhiozzare sempre più forte, Matilde aveva usato una classica scusa femminile per lasciarlo dopo sette anni che si conoscevano, non avevo mai creduto nell’amore eterno e, a parte Bianca, non ero mai riuscito a immaginare il mio futuro assieme a nessuna prima, ma se mi avessero chiesto una coppia duratura e stabile, fino al mio arrivo a Roma, avrei risposto quei due.

Lui riprese a piangere buttandosi a terra. “Francesco!- Mi chiamava- Non te ne andare anche tu, resta qui!” Mi faceva disperato attaccandosi alla mia caviglia come un neonato con la madre che si lamenta frignando e strusciandosi a terra.

Mi accovacciai a terra mettendogli una mano sulla spalla per cercare di consolarlo.

E sentendo da lui tutti quei classici pensieri che si hanno in queste situazioni, gli stessi che ebbi io solamente qualche mese prima.

“Dove la ritrovo un'altra così?”

“vedrai che andrai avanti" Gli feci offrendogli la mia spalla su cui piangere

“Mi ha  lasciato perché non sono abbastanza per lei...Lei è il massimo e merita di meglio rispetto a me.”

“Non fare così, c’è di meglio, fidati.” cercai di incoraggiarlo ripensando ai momenti con lei e sentendomi responsabile di quella situazione.

“Ma ti assicuro che non troverà mai un altro che l'abbia amata come ho fatto io.”

“Questo è sicuro!” cercai inutilmente di sdrammatizzare.

Mi sentivo profondamente in colpa per ciò che era successo e dopo anni di menzogne passati a nascondersi, forse era giunto il momento di dirgli la verità.

“Senti devo dirti una cosa che successa molto tempo fa…” Gli feci cercando di essere il più cauto possibile.

“Cosa è successo? Dimmi tutto!” rispose lui ancora lacrimante.

“Io non so davvero come dirtelo, però l'ho baciata,so che è sbagliato, e neanche io so come, ma è successo…” Mi sentii come se avessi appena sospirato via un enorme macigno interiore, non avevo idea di come lui avrebbe reagito.

“Tu hai fatto cosa?!” mi chiese quasi incredulo ancora lacrimante.

“Mi dispiace davvero, ma dovevo dirtelo prima o poi, inoltre è successo un sacco di tempo fa…” Non ebbi il tempo di cercare di giustificarmi che lui mi saltò addosso con un'aggressività innata, buttandomi a terra e iniziò a picchiare come mai avrei immaginato potesse fare.

Era come se tutta la delusione e tristezza che aveva incanalato nel corpo, si fosse trasformata in una furia incontrastabile.

Eravamo azzuffati su quel pavimento come animali, e lui continuava a strattonarmi a terra come una bestia che si accanisce su una sventurata carogna.  Fortunatamente sapevo di essere fisicamente più forte di lui, almeno quanto bastava a girarlo, tenergli fermi i polsi e gridargli in faccia:

“Marco Fermati! Tutto questo non è da te! Vuoi darti una calmata?!”

Lui mi guardò con occhi tremanti di rabbia e diede da solo una violenta testata contro il divano nel tentativo di liberarsi,o più probabilmente cercando di procurarsi da solo del dolore fisico, per poi riprendere a piangere.

Lo lasciai sbollire stando lì con lui poco più di mezzora per poi alzarmi capendo che forse andarmene ora che la sua rabbia si stava annichilendo, aspettando che si fossero calmate le acque per parlarci di nuovo era la cosa migliore da fare.

Mi preparari di fretta in bagno e mentre mi stavo dirigendo verso la porta d'ingresso, alzò la testa e mi chiese con un filo di voce: “Era tutto vero quello che mi hai appena raccontato Francè?” Titubai molto nel rispondere, non sapevo più che dire...

“No- Mentii infine io uscendo. - Figurati se potrei mai fare una cosa simile, stavo solamente cercando un modo per farti sfogare, e come vedi ci sono riuscito.”

“Grazie Fra, sei un vero amico.” Mi rispose crollando in un innaturale risata isterica, mentre io ormai avevo chiuso già la porta dietro di me, tirando un enorme sospiro di sollievo e pensando di essere riuscito a salvare quella situazione.

Io Forse PartiròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora