Una brezza leggera mi attraversò la schiena facendomi scendere i brividi lungo tutto il corpo, ormai Lei era scomparsa e non credo che sarei riuscito a riaddormentarmi facilmente quella notte.

Il televisore era spento e io mi alzai per andare al bagno, avevo ancora addosso i vestiti del giorno, quando notai che l'aria proveniva dal terrazzo, la finestra era aperta, mi avvicinai per chiuderla e trovai Matilde con indosso soltanto una camicetta da notte, appoggiata sulla ringhiera a fumare una sigaretta.
La raggiunsi per cercare di scambiarci due parole, visto che non ero ancora riuscito a parlarci da quando ero arrivato e mi sembrava di aver lasciato tutto così in sospeso con lei.

“Anche tu ancora sveglia?” Le chiesi sarcasticamente.

“Questa notte non sto riuscendo minimamente a dormire.” Mi rispose lei leggermente scocciata.

“E come mai Morfeo non vuole cullarti tra le sue braccia?” Le feci con aria colta io, poggiandole una mano sulla spalla.

“Troppi pensieri nella testa.” Mi disse lei volgendomi un leggero sorriso, era ancora come da ragazza, adorava quando citavo o facevo riferimento a qualcosa di colto e amava i miei discorsi strani e se qualora avessi divagato troppo, riusciva sempre a seguirmi per farmi riprendere il mio senno perduto sulla luna "cavalcando un ippogrifo con me", espressione che usavo sempre con lei, che da brava classicista amava l’Ariosto come Dante o Petrarca.
Pure a Marco piacevano molto, ma seppur scolasticamente parlando era più capace di me, non aveva la mia stessa brillantezza nel saper ‘miscere utile dulci’, altra espressione che Matilde adorava.

Nel tempo libero, lei scriveva poesie, e io prima che si mettesse con Marco le facevo leggere i miei primissimi racconti, amava come scrivevo e questo era un particolare che le faceva prendere molti punti nel mio ego spropositato.

Ero molto orgoglioso di come scrivevo e consideravo un complimento a un frutto del mio lavoro più importante che uno al mio aspetto fisico.
Al tempo stesso non riuscivo a accettare le critiche, prendendole sempre sul personale, un'offesa a come avessi caratterizzato anche solo un dettaglio di uno dei miei racconti, poteva diventare espediente perfetto per troncare in due una relazione, erano poche le persone di cui avevo una stima tale da farmi riconoscere con loro i miei errori, lei era tra queste.

 Da ragazzo avevo passato ore intere per spingerla da lui, nonostante credevo che un po’ mi piacesse e infondo al cuore sapevo che ciò era ricambiato, misi aiutare il mio amico come priorità. Inoltre come diceva lei avevo una visione troppo effimera dell'amore e della vita a quei tempi, e forse fu solo la mia insicurezza o la paura di rovinare tutto con lei che mi spinse a farla mettere con quel santo ragazzo, quale era sempre stato Marco.

Continuai il discorso sorridendo,con una citazione a un aneddoto di Wittgenstein, uno dei suoi filosofi preferiti “e stai pensando alla tua logica ai tuoi peccati?”
“Tutti e due!” rispose lei, completando ridendo la citazione.

La guardai negli occhi e le dissi:
“Sai, mi sei mancata, in tutti questi anni ho sempre avuto il rimorso di aver come lasciato qualcosa in sospeso con te.”
Di colpo l'espressione sul suo volto cambiò completamente.
“Avresti potuto cercarmi prima?” Mi rinfacciò fredda lei.
“E come avrei potuto, tu stai con lui, ancora adesso mi sento in colpa per quella notte.”
“Sì, ma tu eri diverso, non eri solo un amico per me, ma un vero e proprio punto di riferimento. Un ragazzo più grande, che come avevo sempre sognato condivideva le mie passioni, avrei fatto qualsiasi cosa se mi avessi detto tu di farla. -Sospirò. -Per quanto fossi già molto affezionata a Marco e il suo essere impacciato lo trovavo così tenero, con te era diverso, quei baci erano un errore lo so, ma dopo sei sparito improvvisamente dalla mia vita senza farci più ritorno in questi anni, lasciando un vuoto molto grande dentro di me, e ora vorresti stare qui a scherzare con me, con quel tuo stramaledetto sorriso arrogante come non fosse successo nulla?”
“Mi dispiace!” Provai a scusarmi io.
“Mi dispiace?!-mi fece lei con aria arrabbiata- dopo quasi cinque anni, tutto quello che mi sai dire è mi dispiace?! Hai idea di quanto ho sofferto per te?! Anzi, più che sofferente, ero delusa, dalla persona di cui avevo più stima in questo mondo, forse avevi risultati molto più scarsi dei miei o di quelli di Marco, ma io ho sempre creduto in te e riconosciuto le tue potenzialità e lo sai.”
“Hai ragione, so di aver sbagliato sparendo e che facendo così ho tradito la tua fiducia, ma pensa a lui! Mi sentivo in colpa nei suoi confronti, era un mio carissimo amico e a differenza mia, lui non ha mai avuti molti amici, so che è pieno di difetti o quanto a volte sappia essere pesante, ma gli ho sempre voluto bene e non avrei mai voluto offendere i suoi sentimenti, inoltre pensavo che restare con lui fosse la scelta più stabile per te e speravo che quella sera fosse stato solamente l'alcol a parlare per tutti e due.”
“Come puoi dire questo?-Mi disse lei con occhi ormai lacrimanti- Come puoi pensare che quel bacio, che avevo in parte sognato fin da quando ti ho conosciuto, fosse solo un frutto dell’ alcol? Come puoi pensare di sparire dalla vita di delle persone per farvi ritorno solo quando ti fa comodo? Tu così facendo mi hai delusa profondamente e hai rotto la mia fiducia e quella non ritorna facilmente, ti auguro solo di trovare presto una persona come te.”

Lei arrabbiata come non l'avevo mai vista prima, mi spense piangendo quella sigaretta nel braccio, feci per abbracciarla, volevo scusarmi e rimettere tutto a posto ma si scansò, andando piangente verso la camera da letto dove dormiva con lui.

Mi sdraiai nuovamente sul divano con lo sguardo fisso sul soffitto e con la testa ancor più piena di pensieri di prima. Passai a cercare di nuovo il sonno quelle ore notturne rimanenti, finendo finalmente per crollare quando ormai era già mattina.

Io Forse PartiròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora