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Due sere successive, Marta  disse alla madre che sarebbe andata a dormire da un'amica, tutto ciò suonava abbastanza normale essendo venerdì, ormai i suoi avevano perso le speranze con lei, e preferivano lasciarla dormire fuori, anziché vederla tornare nuovamente ubriaca.

Chiesi a quel santo ragazzo di Marco di lasciarci la stanza per la notte, lui accettò senza controbattere, non aveva ancora superato la rottura e erano tre giorni che girovagava per la casa completamente depresso e senza energie, continuando a lamentarsi incomprensibilmente come un fantasma.

Io, invece, stavo esplodendo di gioia, quella ragazza aveva saputo riaccendere la mia vita in pochi giorni, ma al tempo stesso ero molto preoccupato, non volevo pensare che quella sarebbe potuta essere la nostra prima e ultima notte insieme, Anche se di fatto lo era. La sera successiva, Luca, il suo ragazzo, sarebbe tornato e non sapevo come mi sarei dovuto comportare, una parte di me avrebbe voluto convincerla a restare con me e lasciarlo, ma non lo trovavo giusto.

Purtroppo però come tutte le cose belle, anche questa doveva avere una sua fine, e se solo poche ore prima ci eravamo addormentati abbracciati, ecco che ora i miei pensieri si facevano più opachi, offuscati dai sensi di colpa e di sicuro anche i suoi.
Sognai di trovarmi nella cucina della mia vecchia casa vicino a Pisa, tutto sembrava così reale e Bianca era davanti a me che mi fissava con aria stanca e severa.

“So cosa stai pensando, -Le feci io per iniziare la conversazione. -Però tu mi conosci meglio di qualunque altra persona al mondo, dovresti sapere che tutto questo per me è normale, inoltre io e te non stiamo più insieme da tempo, non hai motivo di essere gelosa.”

Provai a mettere le mani avanti per farla tacere, ma con lei tutto sarebbe stato inutile, sapeva esattamente dove andare a parare.
“Pensi che davvero mi interessi? -Mi interruppe lei neppure ascoltando le mie parole. -Pensi che davvero mi importi se frequenti un'altra o se ci vai pure a letto?”

“A quanto pare, sì, o forse sono solo io che non capisco…”

“Sbagli invece! Il tempo passa per tutti lo sai, sarebbe ridicolo tenerti ancora rinchiuso come un uccello in gabbia, pure io ho frequentato altre persone dopo che ci siamo lasciati. Sei libero di avere chi desideri, ma che tu possa guardare lei con i miei stessi occhi, pensare che tu possa dedichare a un'altra sguardi che fino all’ultimo mi hai dedicato, questo non posso proprio accettarlo.”

Aveva colpito di nuovo il segno accoltellandomi con le sue parole. Ora come non mai, non era più lei a parlarmi, ma solamente la mia coscienza a farlo tramite la sua immagine.

La stanza si stava deformando riempiendosi di fumo, fino a divenire un lungo corridoio dove scorrevano veloci e in maniera confusionaria tutte le immagini della nostra vita insieme dentro diverse stanze.

La prima porta a sinistra era aperta e affacciandomi, potei vedere il parco dove ci eravamo conosciuti quasi due anni prima, lei era sola quel giorno, seduta su una panchina a leggere un libro, io avevo appena salutato il gruppo di amici che stavo frequentando in quel periodo.

Mi avvicinai cautamente a lei, ero convinto di conoscerla da sempre e era come se il mio cuore mi dicesse di andarle a parlare cambiandomi il battito.

Arrivato davanti a lei le chiesi:
“Ci conosciamo?”

“No.”  Rispose lei timidamente.

“Allora scusami, ma ero convinto di averti già vista, comunque piacere Francesco.”

“Bianca, piacere.” Rispose lei stando un po' sulle sue.

“Che libro stai leggendo?” Domandai sperando di riuscire a salvare la conversazione e catturando la sua attenzione raccontandole di sognare di diventare uno scrittore.

Quella porta si chiuse  improvvisamente lasciandomi fuori, questo sogno mi aveva permesso di rivivere almeno in parte il nostro primo incontro, vedendolo da fuori, un po' come un film e altre scene si stavano per presentare a me.

Nella seconda porta vidi la cantina di casa dei suoi genitori dove facemmo per la prima volta l'amore, ma riuscii a intravidere, giusto qualche bacio tra noi, tutto stava ancora per succedere di nuovo, nel fondo della stanza, vidi l'armadio in cui mi dovetti nascondere per non essere scoperto da suo padre.

Poi ancora quel maledetto studio ospedaliero, la piazza di Carrara, e eccomi di nuovo in cucina, lei se ne stava andando sbattendo la porta e stavo rivivendo il tutto, di nuovo in prima persona.

E infine il nulla, solo un grande vuoto riempito da un inconsistente fumo, che non mi permetteva di riuscire a vedere oltre, lasciandomi naufragare nel mare del risentimento, in balia dei miei ricordi.

Quello fu l'ultimo sogno in cui mi apparve. Probabilmente, ripercorrere i momenti più significativi della nostra storia, era il modo più giusto per poterle dire addio e addio per sempre.

  Il mio risveglio fu movimento quanto un naufragio, fiatone, ansia, respiro quasi assente, battito a mille, ennesimo attacco di panico, mi girai per cercare Marta mentre respiravo con difficoltà e il mio cuore stava sbalzando da una parte all'altra del petto, rischiando di farmi esplodere il torace.

Lei era seduta alla finestra, con indosso una mia felpa grigia, fuori stava piovendo forte e lei guardava fissa il vuoto.

Mi bastò vederla per ricompormi, mi avvicinai a lei mettendole una mano sulla spalla, lei girò piano il viso verso di me, era in lacrime.

“Sta piovendo anche dentro o c’è qualcosa che non va?” Le chiesi cercando di sdrammatizzare.

“Tutto questo è sbagliato! Non possiamo continuare così.” Mi rispose lei.

“Come puoi dire che è sbagliato, se ti fa stare bene?” Cercai di replicare io.

“Ti sembra che io stia bene ora? Luca forse sarà anche un idiota e spesso è stato troppo geloso, ma se guardo indietro e penso al mio passato, lui almeno non mi ha mai messo le mani addosso cercando di violentarmi, non mi costringe a spacciare, anzi, neppure vorrebbe che toccassi quella merda, e di sicuro non si merita tutto questo!” La guardai qualche istante in silenzio, presi un respiro profondo e poi risposi: “Capisco che rispetto a ciò che hai vissuto in precedenza lui ti possa sembrare un dio,-Presi posto a fianco a lei sulla rientranza della finestra.- Ma se davvero fosse tutto così perfetto perché lo avresti tradito con me?”
“Tu non capisci! No, Non puoi capire questa volta, pensi di aver avuto una vita difficile solo perché non hai mai vissuto direttamente in situazioni problematiche vere e non sai cosa vuol dire tirarsi su solo grazie a una sniffata -Continuò poi a voce più alta- Sei un ottimo spettatore nelle vite degli altri e forse sai anche dare consigli ben ragionati, ma tutto questo non basta!” Mi sentii profondamente offeso da queste parole, mi colpirono come un ennesima pugnalata nell'anima facendomi sentire inferiore, lo stesso maledetto senso di disagio che provavo cercando di capire Bianca.

Lei stava piangendo sempre più forte, feci per baciarla, ma lei si staccò bruscamente prese il suo zaino e uscì di casa volgendomi un ultimo sguardo pieno di lacrime…
Durante la lite, mi ero ripromesso di non guardarmi dietro mentre avrebbe oltrepassato quella porta,  sapevo che mi avrebbe fatto solo più male, ‘sii forte' mi ripetei  ma fu tutto inutile, travolto forse dalla stessa passione di Orfeo per Euridice, mi girai a cercare il suo sguardo, buttai la testa sul cuscino come se mi stesse cadendo dal corpo e lo bagnai ancora di lacrime amare .

Io Forse PartiròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora