11

39 3 0
                                    

I giorni continuavano a passare e io davvero non sapevo come sarebbe continuata questa mia esperienza.

Lei mi capiva, mi baciava e mi spogliava con una complicità tale che mai avrei nemmeno immaginato.

Era inspiegabile come i nostri due corpi potessero essere talmente in sintonia da essere un'unica cosa in quell’attimo, piccolo frammento insignificante di eternità.

Ricordo ogni dettaglio della nostra prima volta, ci conoscevamo da appena tre giorni, ma tutto ciò ci sembrava così naturale, inoltre lei aveva casa libera quella mattinata in mezzo alla settimana, i suoi lavoravano, e noi due dovevamo assolutamente cogliere l'attimo, visto che nel fine settimana il suo ragazzo sarebbe tornato in città.

Mi continuavo a domandare se davvero potesse avere senso ciò che stavamo vivendo, la nostra era una storia con una vera e propria data di scadenza. Il ritorno di lui avrebbe forse messo un punto al nostro amore?
Ma mi bastava guardarla sorridere per scacciare via ogni dubbio.
“Tutto ha un un inizio e tutto ha una fine, semplicemente certe cose sono più effimere di altre, ma spesso sono proprio quelle le migliori.” Mi disse venendo interrotta da me con un bacio e poi un altro ancora, fino a perderne il conto.

Ci trovavamo nel divano di casa sua e ricordo che fosse sicuramente troppo stretto per due persone, ma ciò ci permetteva di stare più vicini.
Continuavo a baciarla scendendo dal collo e levandole di dosso quella maglietta, lasciandola con solamente indosso quel reggiseno bianco e un paio di pantaloncini azzurri che malapena le coprivano il sedere.

Lei si girò inginocchiandosi a cavalcioni su di me e tenendomi ferme le braccia.

Iniziò a baciarmi lasciando i segni dei suoi intensi baci sul mio collo e creando una collana di succhiotti.

Mi tolse poi lanciandola via in unica mossa la maglia e il maglioncino e scese giù lungo il mio petto, ma non ebbe il tempo di arrivare agli addominali, che già era scesa più in basso, proprio dove voleva la mia immaginazione.

Mi slacciò voracemente il bottone di quel paio di jeans neri e procedette soddisfacendo piano e dolcemente quella voglia, che cresceva sempre più dentro me, causandomi una dirompente erezione.

Da prima lo prese stretto nelle sue mani morbide, per poi scendere con le sue labbra fini, assaporandomi dolcemente e scendendo sempre di più. La sua delicatezza nel condurre quelle manovre con la lingua pareva essere così in contrasto con la sua passionalità irrefrenabile, che la portava a trasformare ogni bacio in un morso.

Sentivo quel meraviglioso formicolio salire e lei allora allontanò la bocca, come se fosse stata consapevole che stesse rischiando di terminare troppo velocemente il gioco.

Ora era il mio turno, e sapevo che se fossi riuscito a farle tornare indietro anche solo metà del piacere ricevuto, avrei potuto considerarmi soddisfatto.
Ci spostammo in camera sua, tenendola baccio e baciandola, il letto era al centro della stanza,direzionato a nord, e sembrava essere stato appena rifatto.

La coricai a fianco a me e le morsi la guancia, vicino alle labbra, dirigendomi poi sul collo. La baciai lentamente, mordendola piano, cercando di non lasciare segno visibile al ritorno del suo ragazzo. Le mie dita della mano destra, le accarezzavano il seno, disegnando cerchi sempre più stretti e palpandolo piano.

Nel mentre le altre dita erano già scese molto più in basso, accarezzandole prima le ginocchia, poi le cosce e infine sfiorandola piano da sopra i vestiti procedendo poi sempre più forte.

Scostai allora i pantaloncini e le mutande, sussurrandole all'orecchio “Sono qui.”
Mi inoltrai dentro di lei, in quel mondo a me nuovo, così caldo e umidiccio, ma di sicuro ospitale.
Girai ancora con le dita e, solamente sfiorandola, sentii il suo corpo tremare, come se fosse stata attraversata da una scossa all'altezza delle scapole.
Continuai a dolcemente a spingere man mano con più forza, lei si morse il labbro per poi affondare i suoi denti sul mio collo, stringendo fino a farmi male.

La baciai ancora prima sulle labbra e poi sulla pancia, le sfilai i pantaloncini e decisi di entrare, unendo i nostri piaceri in una meravigliosa sintesi.

I nostri corpi si muovevano lenti come su un ascensore.

Su e giù, piano e forte, Io e Lei.

Marta infilzò quindi le sue unghie nella mia schiena, girai lo sguardo e notai del sangue che gocciolava dalle mie scapole, ma con disinteresse continuai a spingere sempre più forte, le nostre mani si unirono entrando in simbiosi come il resto del corpo, finché non svenimmo sfiniti in un'esplosione di piaceri.











Io Forse PartiròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora