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"Bianca, lui è-"
"Sebastian"dissi con voce sensuale avvicinandomi al gruppetto fiancheggiando e facendo ticchettare i tacchi sul liscio pavimento.
"Sebastian Verlac"continuai, ora ferma davanti al biondo con occhi scuri.
"Quanto tempo, da Parigi, giusto, Blanche?"mormorò con il suo tipico accento londinese.
"Paris, Paris"dissi sempre con tono sensuale.
"Solo tu ci saresti cascato"scossi la testa.
"Non ero molto concentrato sul tuo accento parigino, sinceramente.
Ci avrebbe creduto anche lui"disse indicando Alec che spalancò gli occhi e disse:"Io?"indicandosi a sua volta.
"No, non credo"dissi con un sorriso sciogliendomi perché è troppo adorabile.
"Quindi vi conoscete già"disse Isabelle con una domanda che suonava più come un'affermazione.
"Très très bien"disse lui.
Alzai gli occhi al cielo e Sebastian mi si avvicinò ancora di più, i nostri nasi quasi si toccavano.
Alec tossì e di colpo mi allontanai dal biondo.
"Erano tempi difficili"dissi mentre sentivo lo sguardo di Sebastian fisso su di me.
"Capisco"disse Isabelle con uno sguardo come per dire"dopo ne parliamo"annuii e accompagnai Sebastian alla sua camera.
Andando via incontrai Maryse che mi chiese di chiamare Alec, Isabelle e Jace nel suo ufficio.
Sempre quel tono freddo e autoritario.
Stavo per entrare nella camera del più grande tra i Lightwood, quando sentii la sua voce, quella di Jace e quella di Izzy.
"L'ho sognata, avete capito?"diceva Alec sbalordito.
Potevo immaginarlo con le mani nei capelli.
"E che tipo di sogno era?"chiedeva Jace con quel tono malizioso, ero convinta che sfoderasse uno dei suoi storti sorrisi.
"Preferisco non parlarne"Alec sembrava disperato.
"Stai parlando di SESSO?"la voce cristallina di Isabelle diffuse l'ultima parola quasi urlandola.
Entrai di colpo.
Nella sorpresa generale vidi Jace seduto sul letto di Alec, accanto ad Izzy e il moro in piedi poco lontano da loro.
Senza maglietta, con un paio di pantaloni da ginnastica grigi e i capelli bagnati, forse era uscito dalla doccia da poco.
Le rune di quel color inchiostro percorrevano petto, braccia e collo del ragazzo.
"Credevo che qualcuno stesse parlando di sesso, ma probabilmente sono io che ci sto pensando ora"le parole mi uscirono senza che potessi controllarle.
Alec avvampò con gli occhi spalancati, Jace rise e Isabelle rimase letteralmente a bocca aperta, ridendo anche lei.
"Sì, capisco."disse Alec nel panico.
Stavolta risi anche io, poi aggiunsi:"Vostra madre vi vuole nel suo ufficio e tu mettiti una maglietta prima che tutte le ragazze dell'istituto ti inseguano con gli ormoni a mille.
È stato un grande piacere, ciao ciao"sorrisi uscendo.
"Oh per l'angelo"sentii dire Alec in lontananza.

Per qualche ora ero riuscita ad evitare Alec con successo, quando sentii qualcosa, o meglio, qualcuno finire dritto contro la mia gamba.
Un bambino con i capelli scuri e uno sguardo da furbetto era attaccato alla mia gamba terrorizzato.
"Ciao, chi sei tu?"dissi con un sorriso gentile.
"Max, tu devi essere Bianca, quella che non piace a mia mamma"mi squadrò il piccolo.
"Esatto, cosa dice di me?"
"Dice che sei una distrazione e che non le piacciono le distrazioni"
"Ah, questo mi spiace"dissi ridacchiando.
Che problemi ha Maryse con me?
"Perché stavi scappando?"sentii la sua presa sulla mia gamba stringersi e il bambino disse solo:"Fratellone a ore 12"
"Comunque hai le gambe lisce"continuò Max.
"Tu avrai un futuro da Casanova, piccoletto"ridacchiò poi indicò Alec che stava correndo verso di noi.
"Max, per Raziel, fatti prendere, devi venire a lezione di rune con- oh Bianca sei qui".
"È lei la mia insegnante di rune?!"saltellò felice Max.
"Sì, non ci si attacca alle signorine"rimproverò Alec.
"Lo faccio solo al posto tuo, fratellone"
Alec spalancò gli occhi e diventò rosso.
Adoravo quel bambino.
"Dai, vieni anche te a lezione fratellone?"
"Io, Emh, ho da fare"
"Non è vero, vieni"il bimbo trascinò Alec verso di me e ci posizionò accanto, poi lui si mise vicino a me.
"Mi sento ferito"disse Alec con una mano sul cuore.
"Te l'ho detto fratellone, faccio quello che dovresti fare tu".
Ci dirigemmo verso la biblioteca e feci sedere Max e Alec accanto.

"Max, sai benissimo che questa non è la runa per mangiare, ma quella del calore"dissi ridendo per il bambino testardo.
"Mi piace stare con te...non voglio andare via..."disse abbassando lo sguardo.
Alec respirò profondamente e incoraggiò Max a continuare.
"Al"appoggiai la mano sulla sua e lo sentii fremere, da quanto non lo chiamavo con quel soprannome"facciamo una pausa, okay?"
"Va bene, però dopo ricominciamo, va bene campione?"sorrisi a quel soprannome adorabile.
Istintivamente avvicinai il mio mignolo alla sua mano e sorprendentemente lui agganciò il suo dito col mio.
Lo guardai e vidi che quell'imbarazzo era stato occupato da un senso di pace e un sorriso sereno si allargava sul suo viso.

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