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Max non appena mi vide si lanciò verso di me e mi abbracciò.
In realtà Max sapeva benissimo delle mie "specialità"come maga, ma invece di esserne disgustato mi ammirava e voleva che gli insegnassi qualcosa.
"Come mai sei arrivata così tardi?"suonava preoccupato e impaurito.
"Non mi sono svegliata, piccoletto, ma ora sono qui, tranquillo"lo abbracciai forte.
"In realtà era bloccata nelle braccia del fratellone"disse Isabelle guardandomi con un sorriso storto.
Quella ragazza mi sorprendeva ogni volta con la sua bellezza fascinosa e aperta, diversa dalla mia misteriosa e irraggiungibile.
Quella giornata avevo deciso di andare da Magnus, ormai era diventato non solo un amico sincero, ma quasi un padre.
Mi aiutava a migliorare i miei poteri e a consolidarli, convinto che prima o poi mi sarei dovuta aprire a tutti, compreso il Conclave, sulle mie "condizioni"e pensava che essere potente mi avrebbe aiutato ad essere accettata meglio.
Avevo deciso di mostrargli il mio luogo segreto, luogo che nessuno aveva visto oltre a me.
Dopo aver aiutato il piccolo Lightwood con le rune, andai da Magnus, che mi accolse con un caldo abbraccio.
"Stavolta, voglio farti vedere qualcosa di speciale"dissi, aprendo un portale e tirando il mago con me, stringendogli la mano.
Ci ritrovammo in un posto a me conosciuto.
"Dove siamo?"sorrise Magnus, stringendomi ancora la mano.
"Nel MIO posto sicuro".
Ci trovavamo in una distesa verde che sembrava non finire mai, con pochissimi alberi.
Un posto che sembrava inabitato, senza nessuna struttura.
Mi avvicinai ad un punto del prato e appoggiai la mano su una parete che nessuno poteva vedere.
"Casa, dolce casa"dissi piano.
La barriera invisibile magica che avevo costruito anni prima, sparì e ci ritrovammo davanti ad una villa enorme in stile neoclassico.
"La magia contenuta in questo luogo è...è moltissima, libera e leggera"ammise Magnus con un sorriso stampato in volto.
"Questo luogo risale a quando ero sola e mi concentravo solo sul costruire questo luogo con la magia e a renderlo sicuro ed accogliente.
I migliori anni della mia vita"sospirai.
Trascinai il mago all'interno dell'enorme edificio.
"Iniziai a costruire questo luogo per sentirmi al sicuro, l'ho terminato per renderlo sicuro anche per chiunque ne avesse bisogno in futuro.
È una specie di rifugio".
"Quando mia madre morì, io rimasi da sola e mi nascosi qui per 3 anni.
Da allora vengo qui quando ne ho bisogno"
"Dopo quei 3 anni, dove sei andata?"Magnus appoggiò una mano sulla mia spalla.
"Andai nell'Istituto più vicino, ma dopo aver scoperto del mio sangue "impuro"come loro lo avevano definito, fecero di tutto per scacciarmi.
Mi sottoposero a diverse prove, imposero a tutti di non parlarmi e di trattarmi male, mi torturarono psicologicamente e fisicamente.
Ogni volta che-"mi fermai un'attimo, con lo sguardo perso e il dolore negli occhi del mio amico"ogni volta che cercavo di parlare con qualcuno mi dicevano solo:"non sei niente".
Alla fine ci ho creduto".
"Perché fare una cosa del genere, eri così piccola e sei una formidabile shadowhunter"disse sempre con il dolore che si percepiva nella sua voce.
"Magnus, per gli shadowhunters e per il Conclave tutto ciò che è diverso li spaventa e come tutti, loro odiano la paura e perciò odiano i diversi, soprattutto quelli più potenti.
Per colpa di quell'esperienza non mi sono più fidata di nessuno, per sopravvivenza ho dovuto nascondere i miei sentimenti ed essere sempre forte senza mai lasciarmi andare.
Adesso però tu, Isabelle, il piccolo Max e persino Alec mi fate sentire finalmente libera in parte e sicura. Mi fate quasi superare tutto quel dolore".
Magnus mi attirò ancora a sé, in un abbraccio caldo e confortante.
Mi trovavo nel mio luogo preferito con una delle persone a cui tenevo di più.
Nel delicato e sereno silenzio della villa, un rumore interruppe tutta quella pace.
Guardai il telefono con un messaggio da parte di Jace: 13 nephilim su 15 trovati morti, gli altri 2 scomparsi, vieni all'Istituto, veloce.
Sbuffai rumorosamente e con un portale accompagnai il mio amico a casa e tornai in camera.
Respirai profondamente, quando uscendo dalla mia stanza finii contro Sebastian, che si accostò a me e mi stampò un veloce bacio sulle labbra.
Non dissi nulla, poi stringendomi la vita col braccio mi scortò alla sala principale.
Una mano scese fino al sedere, ma io la spostai bruscamente.
Con la coda dell'occhio vidi Alec guardarci e scuotere la testa.
"Adesso Bianca vieni a parlarci dei risultati delle analisi"disse seria Maryse.
Per una volta sembrava contenta del mio operato, ma non lo sarebbe stata per molto.
"Allora, la ferita che accomunava entrambe le vittime è causata da un ago di una siringa, molto grande.
Il liquido iniettato nel collo è simile ad un veleno con proprietà mai viste: un misto di sangue di vario tipo unito ad altre sostanze con la capacità di rendere chiunque assuefatto agli ordini del donatore di sangue in quantità maggiori.
Può portare il soggetto alla pazzia e/o alla morte, se il donatore principale lo desidera.
Può rendere il soggetto aggressivo e può costringerlo ad attaccare altri.
Il sangue di quantità minori invece aumenta le capacità fisiche e celebrali della vittima, come il sangue di vampiro può rendere un qualsiasi soggetto capace di essere immortale o di bere sangue o di essere ucciso solo tramite un paletto, e così via.
È probabile che-"la notizia era una cosa grande e pericolosa, ma dovevo dirlo"-che stia per iniziare una guerra ALL'ULTIMO SANGUE"dissi quasi sputando le ultime spiacevoli parole.
Gli shadowhunters spalancarono le bocche, stanchi e disperati.
Nessuno voleva affrontare un'altra guerra.
Continuai a parlare delle informazioni trovate ai miei spettatori.

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