Nelle loro mani.

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Svegliandomi mi stiracchiai un po' indolenzito e guardai l'orario: le 6:00. Con uno sbadiglio mi alzai dalla sedia pronto per l'allenamento, facendo scorrere di poco le tapparelle, il giusto da far entrare un filo di luce prima di dare un'occhiata a Luffy, trovandolo ancora a riposare ma non tralasciai i suoi grandi affanni a bocca aperta e le sue smorfie di terrore mentre si contorceva tra le lenzuola stropicciate, imprigionato in un sonno che non voleva. Sbuffai con amarezza, indeciso su cosa fare con lui. Mi sfregai i corti capelli smeraldo con una mano e allora notai uno strano oggetto dal colore marroncino chiaro nascosto sotto al letto, chinandomi mi resi conto che si trattasse solo del suo cappello e così lo presi. Pulendolo dalla polvere lo adagiai tra le sue mani, accarezzandogli la fronte ed ispezionando il suo volto sudato e affannato per testare la sua febbre.

-Luffy.- decisi di svegliarlo, scuotendolo un po' per una spalla, ma sembrava troppo assopito, così sbuffai.

-Ghh... A-A...ce... Sa...o- balbettò, mentre le lacrime iniziarono a scendere sui lati delle sue guance, bagnando così il cuscino ed io alzai un sopracciglio.

-Ace?- ripetei tra me e me come se già lo avessi sentito, e poi ricordai: era nella sua rubrica, uno dei numeri salvati tra i preferiti, ma cosa c'entrava? E Sao chi era?, pensai. Continuai a ripetermi nella testa quel nome, e alla fine arrivai all'illuminazione che forse non era completo, e anche se non dovevo presi il suo telefono risolvendo l'arcano: il nome era Sabo, un'altro tra quei preferiti. Sentì dei gemiti continui e guardai Luffy che si rigirava, e poi tra le urla piangere ma ancora imprigionato in quell'incubo senza fine, così scattai su di lui.

-Luffy! Luffy!-

Decisi di intervenire e lo richiamai forte, buttando il telefono sul materasso e mettendolo seduto con il busto, tenendolo per le spalle per scuoterlo energicamente finché i suoi occhi si aprirono rapidi, sgranandoli con le lacrime che scendevano copiose mentre sembrò bloccato, come se davanti a lui ci fosse un fantasma o la morte stessa.

-Ehi...- gli sussurrai preoccupato, girandogli la testa verso di me e accarezzandogli la guancia con delicatezza rendendomi conto che anche se mi stava guardando, al tempo stesso non lo stava facendo finché, sbattendo un paio di volte gli occhi, si accorse che c'ero anch'io, che ero lì con lui e che quindi non era solo.

-Z... Zoro...- singhiozzando ripetutamente e tirando su col naso mi vide e di scatto avvolse le sue braccia attorno alla mia schiena, nascondendo il capo nell'incavo del mio collo, piangendo a squarcia gola tra le urla mentre tremava e stringeva i lembi della mia maglia.

Rimasi in silenzio, comprendendo il suo bisogno di potersi sfogare, cercando di confortarlo come più potevo mentre gli accarezzavo la spina dorsale. Quando smise di piangere ma non di tremare e singhiozzare continuò a restare abbracciato a me, e non mi chiesi nemmeno il motivo, perché era naturale: aveva bisogno di qualcuno in quel momento per sopravvivere al suo dolore.

Restammo così tanto in quel modo che mi sembrava che stessero passando non minuti, ma giorni. Però c'era la finestra a ricordarmi che fuori era ancora mattino. Lo guardai staccarsi da me alla fine, mantenendo il capo chino e continuando a stringere i lembi delle spalline della mia maglia gialla gli alzai il mento, asciugandogli col pollice le poche lacrime rimaste e regalandogli un sorriso spontaneo; non era esattamente da me e mi sorpresi: nessuno mi vedeva sorridere, ero sempre serio e cupo, sempre indifferente, al massimo qualche ghigno, però non mi dispiaceva affatto per quell'accaduto. Spontaneo era proprio la parola giusta per un gesto così dal sottoscritto. I nostri occhi si scontrarono, ma a nessuno dei due sembrava dar fastidio mentre le nostre pupille si intrecciarono, riflettendosi nei colori vivi dell'altro; sorrisi ancora a quello sguardo spento e gli donai un bacio su una guancia desiderando solo consolarlo.

In love by chanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora