Resta sveglio.

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Corsi, corsi e corsi a più non posso. Dovevo scappare, potevo farcela.

-E' colpa tua!-

-Solo tua.-

Quelle voci che si alternavano tra l'urlare feroci o sussurrare piano continuavano a tormentarmi, mentre la notte sembrava affittirsi ad ogni mio passo nonostante restassi fermo nello stesso punto, ma poi mi ritrovai di nuovo sulla tangenziale, quella maledetta e tragica tangenziale che prendeva fuoco.

No... Perché?, pensai tra i pianti, guardando accadere l'incidente, ancora e ancora, di nuovo impotente, restando immobile a fissare l'auto prendere fuoco, trafitta dalla trave di cemento del carico del camion che gli era andata incontro ed io urlai per impedirlo, ma non accadde nulla, restai in quell'inferno, tra le fiamme e il cielo che piangeva con me.


-No! No! No!- urlai tra lo strazio e con una foga piena di disperazione, cercando di correre verso di loro, ma ero immobile, ancora immobile, mi limitavo a contorcermi in mille modi per poter infrangere quella barriera che mi teneva fermo, finché non mi svegliai di colpo, scattando seduto e le coperte che scivolarono veloci fino al busto.

Sbarrai gli occhi con il respiro a mille, e appena compresi che ero in salvo da quel sogno tornai a piangere, fremendo di rabbia e vergogna con i palmi delle mani, non più di sangue, portarti al mio volto per coprirmi gli occhi.

-Luffy. Luffy.- mi chiamò, forse da secoli e non me ne ero nemmeno accorto.

Voltandomi riconobbi Zoro, rendendomi anche contro che mi stava sorreggendo con le braccia per le spalle. Tirai su col naso, strofinandomi un occhio mentre tremavo come una foglia senza volere. Mi studiai attorno, strizzando le palpebre appena le pupille si scontrarono contro la luce delle finestre che mi procurarono più fastidio del solito intanto che capivo di trovarmi ancora nel convitto, ma non ero più in soggiorno bensì mi trovavo nella stanza dei ragazzi, dove, a sinistra, seduto su una sedia al mio fianco, c'era Zoro che mi osservava preoccupato.

-Hai la febbre a 39, è meglio se ti riposi.- disse con ancora una mano sulla mia spalla.

-Non urlare...- borbottai impastato con delle fitte alla testa ed un amaro gusto di nausea su per il naso e per la gola.

-Non sto urlando, e che sei reduce da una bella sbornia.- spiegò il più piano possibile e con un ghigno; forse era fiero di me per la bevuta, o voleva solo incoraggiarmi?, non feci a meno di pensare.

-Ora calmati e cerca di tornare a riposare, era solo un brutto sogno.- cercò di rassicurarmi, gentile.

Negai col capo a quella affermazione, mugugnando e portandomi una mano sulla fronte disperato per poi toccarmi la chioma corvina, non trovando l'oggetto dei miei pensieri tastai la schiena, non facendo caso alla diversa morbidezza del tessuto che indossavo ma a ciò che non c'era, ed allora iniziai a preoccuparmi sul serio. Con una faccia basita ed il cuore in gola mi voltai intorno, riuscendo solo a procurarmi un forte capo giro che mi fece quasi salire un conato di vomito.

-Riposati.- mi fece distendere a forza, Zoro, e solo allora notai che indossavo la sua casacca, anche se mi andava grande ed una manica mi ricadeva un po' dalla spalla perché la mia corporatura era più minuta e sottile della sua, forse sembravo molto gracile da fuori; e osservai che lui fosse a petto nudo mentre lo vidi indicare il comodino alla mia destra dove c'era il mio cappello e mi rassicurai, sentendo un peso in meno al cuore protendendo la mano verso di esso.

-Sei davvero ostinato.- rise allungandosi sopra di me, prendendomelo e appoggiandolo sul mio petto con delicatezza, sopra le coperte rimboccate.

Ma mentre tornava al suo posto ci fu un attimo involontario in cui i nostri sguardi si scontrarono ed io mi riflettei in quegli occhi smeraldo decisi e pieni di coraggio, assaporando uno strano e forte odore dell'acciaio delle sue spade e un pizzico di sapore dei tatami dove si allenava, stesso odore che mi ritrovavo nella maglia addosso. Sorrisi, lasciandomi cullare dalle coperte, più sicuro con il cappello con me, e osservai il soffitto quando lui tornò a sedersi mentre mi ricordai, come un flash, che era stato lui a reggermi l'altra sera.

In love by chanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora