La pioggia scende sulle tue guance.

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Aprì un occhio e portai la pupilla alla mia sinistra, ammirando il mio Luffy, scomposto sopra di me, dormire a bocca aperta, strizzando gli occhi di fastidio a volte, forse succube del solito incubo. Era disteso sopra tutto me, e cercai di alzarmi con il busto senza svegliarlo. Ci riuscii e lo lasciai riposare ancora un po', spaparanzato sopra le mie gambe: ne aveva bisogno. Avevo dei rimorsi a vederlo dormire con così tanta difficoltà, ma svegliarlo non avrebbe aiutato molto: doveva riposare, come era consueto per ognuno di noi. Sospirai, portandolo tra le mie braccia: erano solo le 5:50, non potevo lasciarlo solo. Nel vederlo così indifeso e spaurito, ripensai all'essermi dovuto fermare sul più bello, in quel momento in cui ci trovavamo nella doccia e, ancora, in piscina. Mi chiesi se avessi dovuto spiegargli cosa fosse, ma non ne ero in grado senza scompormi per l'imbarazzo, e il mio orgoglio non lo avrebbe tollerato; in più, francamente, non sapevo come aprire un discorso del genere. Ero più che certo, comunque, che quando sarebbe stato pronto si sarebbe mosso tutto da solo.

Mi alzai un attimo, desiderando sciacquarmi un po', anche per svegliarmi, ma sarei tornato subito da lui. Lo adagiai sul materasso con delicatezza, come se fosse un vaso di porcellana, anche se in realtà era molto più forte, come un fulmine che rompeva il cielo: doveva solo ricordarsi come si faceva. Gli rimboccai le coperte ed entrai in bagno, lasciando che il freddo delle piastrelle invadesse i miei piedi scalzi, ritornando anche ai miei capricciosi pensieri, volendo snodare i miei dubbi. Forse potevo lasciare che le cose andassero da sole quando lui sarebbe stato pronto... Ma come avrei saputo quando fosse pronto?, riflettei.

-Argh!- ringhiai con uno sbuffo, sfregandomi i capelli come sotto stress, ma poi alzai lo sguardo contro lo specchio del bagno, limpido e scivoloso. Aveva davvero importanza, poi? Facevo l'amore con lui anche solo con i suoi sorrisi, che mi mandavano fuori di testa. Ogni volta che mi sorrideva era come un colpo al cuore, uno di quelli che non ti puoi più estrarre nemmeno se vuoi, per non parlare delle sue attenzioni e la sua voglia di coccole che ricercava esclusivamente dal sottoscritto. Io ero felice se lo era lui, e non esisteva cosa migliore. Il resto sarebbe venuto col tempo, o non sarebbe venuto proprio perché, infondo, l'essenziale era davanti ai miei occhi e non sentivo il bisogno di nient'altro che non fosse lui.

Con un ghigno portai le mani unite sotto il flusso d'acqua gelata, osservandola scivolare tra le mie dita fino a riempirsi tra i miei palmi. Mi piegai col busto in avanti, portando le mani dal viso al rubinetto e dal rubinetto al viso un paio di volte, rinfrescandomi. Sfilando dalla sbarra in acciaio l'asciugamano me lo passai sulla faccia, asciugandola e mi incamminai per tornare nella mia stanza con quel tessuto sulle spalle, per poi chinarmi con il busto da sopra al letto, per destare il bello addormentato che stava soffrendo troppo per quel riposo.

-Zoro!- scattò la persona più bella del mondo, spuntando fuori dai suoi incubi e scagliandosi su di me in cerca di rassicurazioni e lacrime da versare.

Sospirai, issandomi su con uno sbuffo e portandolo con me in soggiorno, tenendolo stretto, ignorando Perona che entrava dal bagno assonata, stavolta dalla notte, da come potei notare dal trucco ancora intatto sul suo volto; non aveva proprio dormito. Forse era tornata solo ora da una festa tra amiche. Lo adagiai sulla sedia, anche se preferiva restarmi attaccato, ma dovevo preparare la colazione, quindi...

Recandomi ai fornelli iniziai a cucinare; sbuffai, lo vedevo così scosso. Gli servì il solito piatto con bacon e uova in camicia, per poi aprire il frigorifero, sorridendo, felice e sorpreso di trovare una torta al cioccolato, con la base decorata di panna, forse merito di Perona. Ne presi una fetta, mettendola in un piattino e offrendoglielo insieme ad un bicchiere di latte prima di sedermi e mangiare la mia porzione di colazione più la fetta di torta che mi ero tagliato.

-Posso averne ancora?- mi chiese festoso, allungando il piatto con desiderio: non aveva risparmiato nemmeno le briciole, e questo mi fece sorridere. Annuì, alzandomi per accontentarlo, ma Perona giunse difronte a me minacciosa.

In love by chanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora