Capitolo 6 - PRIMI BATTICUORI

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A quel punto la Serpeverde sbiancò e i suoi occhi seguirono quelli castani della Weasley che puntavano al secondo cassetto della scrivania. 

Entrambe scattarono e cercarono di avere la lettera tra le loro mani.
Tra spintoni e gomitate la piccola Weasley riuscì a prenderla e espresse la sua contentezza in un esclamazione alquanto sonora che attirò l'attenzione di qualcuno all'interno della casa.
La porta si spalancò e Ron ed Harry si ritrovarono davanti a una scena piuttosto eccentrica che li portò a chiedersi cosa stessero facendo le due ragazze.
Ginevra Black era a terra, sdraiata a pancia in giù. Il peso della Weasley gravava sulla sua schiena, rendendola incapace di muoversi.
- Ma che state combinando? - chiese Ron alla sorella che non appena vide Harry il suo volto prese cinquanta sfumature di rosso e abbassò lo sguardo.
Alla Black non sfuggì la reazione della rossa alla vista del suo amico e, nonostante non si sentisse più la schiena, un ghigno fece capolino sul suo volto.
- Niente di speciale, Ronnie - rispose la Serpeverde con disinvoltura. - Cose tra ragazze.
- Non chiamarmi Ronnie - disse lui puntandole il dito contro. - Sai che non lo sopporto.
- Okay, Bilius - gli sorrise serafica e le orecchie di Ron diventarono rosse quasi quanto i suoi capelli.
Harry, alle sue spalle, cercava di non ridere.
La piccola Weasley rischiava di svenire, se solo avesse alzato lo sguardo su di lui. Da quando era arrivato alla Tana, non riusciva a guardarlo senza arrossire come un peperone e cadere nel mutismo. Peggio ancora se erano entrambi nella stessa stanza!
- Andiamo, Harry - bofonchiò Ron uscendo dalla camera.
Non appena le due ragazze furono sole, la Weasley era ancora comodamente seduta sulla sua amica ma sembrava non rendersene conto, perché era distratta dai mille pensieri che le vorticavano nella mente, la cui fonte era sempre la stessa: Harry Potter.
- Hai intenzione di distruggermi la schiena ancora per molto? - le chiese l'amica con tono sarcastico.
A quel punto la piccola Weasley si destò, balbettando delle scuse.
Entrambe si rimisero in piedi e quando incrociarono i loro sguardi, la rossa sussultò leggermente quando vide sul volto della sua amica un'espressione alquanto allusiva.
- C-che c'è? - balbettò incerta. - Pe-perché mi guardi così?
- Ti piace Harry? - le chiese la Black, gongolante.
Ginny Weasley sgranò gli occhi e il suo rossore, cosa alquanto incredibile, si accentuò ancora di più.
- TI PIACE! TI PIACE!!
- N-no, non mi p-pi-piace... - continuò a balbettare.
- Sei diventata tutta rossa... - la canzonò la Black, divertita.
Ginny si coprì all'istante il volto con le mani e continuò a negare l'evidenza. E in un primo momento non si accorse nemmeno che la lettera le veniva sfilata dalle mani e che la Black scappò via con essa.
- Ehi, non vale! - le urlò rincorrendola e in risposta sentì il fantasma di una risata.

La sera prima della partenza per Hogwarts, Ginevra Black non aveva chiuso occhio. Aveva la sensazione che qualcuno la stesse osservando.
Nel cuore della notte era scesa in cucina con l'intenzione di bere un bicchiere d'acqua e rilassarsi, ma quella strana sensazione non accennava a sparire. Sembrava seguirla ovunque andasse.
Per tutta la notte continuò a ripetersi che la sua era solo suggestione e che se fosse riuscita a distrarsi, forse avrebbe smesso di preoccuparsi.
Accese la abat-jour che aveva sul comodino e s'immerse nella lettura.
Passavano le ore e nonostante avesse letto pagine e pagine, aveva la continua sensazione che qualcuno (o qualcosa) la stesse osservando dall'angolo più oscuro della stanza. Come se fosse sorvegliata.
Che fosse un incantesimo?
Accantonò ogni sorta di ipotesi per concedersi qualche ora di sonno. Ma dopo aver chiuso gli occhi, nella sua camera entrò Andromeda che, una volta aperte le finestre e fatto entrare la luce, le disse: - Su, dormigliona, alzati! Dobbiamo andare alla stazione.
Così, rassegnata, Ginevra si ritrovò a camminare come uno zombie verso il bagno, sperando che una doccia fredda l'avrebbe svegliata.
Ma non fu così.
Durante tutto il viaggio per Hogwarts, venne nuovamente inondata da quella sensazione che due occhi fossero puntati su di lei e questo non l'aiutò affatto a recuperare le ore di sonno.
- Gin, ti senti bene? - le chiese Cedric, preoccupato.
Lei lo guardò con occhi socchiusi. - Sì, Harry. Sto benissimo - sbadigliò lei.
- Gin... - il ragazzo era incerto se ridere o no. - Lo sai che mi hai chiamato Harry, vero?
- Oh, Merlino! Scusami, Ced - esclamò lei, iniziando a far lavorare qualche neurone in più. - Ieri notte non ho dormito molto.
- Riposati un po', manca ancora molto prima che il treno arrivi a Hogsmeade.
- Non lo so... Non mi sembra giusto nei tuoi confronti e poi non ci riuscirei comunque! - brontolò massaggiandosi le palpebre.
- Stai tranquilla - disse Cedric. - Quando sarà il momento, ti sveglierò io.
Ginevra accennò un sorriso di gratitudine e si sdraiò lungo il sedile. Per la seconda volta in quella giornata, chiuse gli occhi e pochi secondi dopo si ritrovò tra le braccia di Morfeo.
Cedric la guardava dormire con un sorriso stampato sulle labbra.
Era incredibile quanto si fosse affezionato a quella ragazza. Nonostante la differenza di età, trovava molto più piacevole passare il tempo in sua compagnia, piuttosto che continuare a sentirsi il rompi boccini della situazione con i suoi amici. Ogni anno organizzavano delle feste clandestine nel loro scompartimento e cercavano sempre di convincerlo a partecipare a qualche gioco assurdo del tipo: "Ehi, Ced, che ne dici di tracannare un boccale di burrobirra in un colpo solo?". E se solo osava rifiutare, loro lo rincorrevano finché non si sarebbero stancati.
'Però è stato grazie a loro che l'ho incontrata', pensò guardando l'espressione angelica dipinta sul volto di Ginevra.
Una volta che il treno si fermò alla stazione di Hogsmeade, Cedric svegliò la ragazza il più dolcemente possibile.
- Gin...? Siamo arrivati.
Ginevra borbottò qualcosa che il ragazzo non riuscì a comprendere e subito dopo sbadigliò sonoramente.
- Dormito bene? - le sorrise, scostandole una ciocca di capelli dal viso.
La ragazza mugugnò qualcosa e aprì gli occhi, con un largo sorriso sulle labbra. Aveva fatto un sogno bellissimo in cui lei e Cedric passeggiavano mano nella mano, poi lui le sussurrava di amarla.
'Se solo fosse vero...', pensò con un po' di malinconia.
- Sì, ti ringrazio - rispose stiracchiandosi.
Le servirono un paio di secondi prima di accorgersi che il bel Tassorosso era a poche spanne di distanza dal suo viso. Sgranò gli occhi e si sentì il viso avvolto dalle fiamme.
Cedric era confuso, non capiva il perché fosse arrossita in quel modo. Solo qualche secondo dopo capì di averla messa in imbarazzo.
- Scusa... - mormorò rimettendosi in piedi.
Scesero dal treno e seguirono la folla di studenti fino a un sentiero fangoso, dove almeno cento carrozze li attendevano. Ciascuna era trainata da una creatura invisibile che Cedric, per rompere quel silenzio imbarazzante, le spiegò che si trattava dei Thestral, visibili solo da chi aveva visto qualcuno morire.


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