Il giorno più lungo

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Buonasera a tutti,
Quante cose possono succedere in un giorno?
Scopritelo leggendo questo capitolo.
Lyn




Capitolo 12
Il giorno più lungo
Hermione aprì gli occhi, guardandosi intorno disorientata. Era stesa su di un divano in pelle e davanti a sé c'era un tavolino con una teiera appoggiata sopra. Di lato era stato acceso uno scoppiettante camino e vicino alla finestra appoggiata una vecchia scopa da Quidditch. Quella stanza le sembrava famigliare ma ci mise qualche istante a riconoscere l'ambiente.
Aveva un dolore alla testa ma cercava di ricordare cosa le fosse successo e perché si trovasse nella Stanza delle Necessità arredata nello stesso modo in cui era quando Draco l'aveva salvata da Tiger e Goyle molti anni prima.
Si alzò dal divano cominciando a guardarsi in giro. Sicuramente stava sognando e rivivendo il giorno in cui aveva capito cosa celava veramente nel suo animo Draco Malfoy.
Si chiese come mai se quello era un ricordo Draco non era lì, vicino a lei, a medicarle le ferite come era successo quattordici anni prima. Si guardò i vestiti, un paio di jeans e una camicia a maniche lunghe e capì che c'era qualcosa di sbagliato in quel ricordo. Come a voler trovare un'altra conferma che quello che stava vivendo non era un ricordo si slacciò il polsino della camicia e arrotolò la manica fino a esporre la cicatrice che le era stata inferta da Bellatrix, la scritta "Sanguesporco". Ai tempi dell'aggressione di Tiger non era stata ancora stata torturata dalla zia di Draco. Quindi se non era un sogno di cosa si trattava? Chiese a se stessa.
Forse se si fosse concentrata sarebbe riuscita a far apparire l'immagine di Draco che si prendeva cura di lei, che l'amava e che la trattava come se fosse l'unica cosa importante al mondo. Forse per una volta poteva lasciarsi andare ai ricordi più belli che aveva avuto con lui, senza torturarsi sempre per sapere cosa stesse accadendo. Forse in quel luogo poteva essere ancora amata e poteva permettersi di amarlo di nuovo liberamente senza maschere e finzioni.
Una voce le fece perdere il filo dei suoi pensieri. «La strega più intelligente degli ultimi cento anni si accontenterebbe di sopravvivere in un'allucinazione invece che vivere nella vita vera? Mi stupisci Hermione...»
La donna si girò incredula e spaventata dalla figura che era appena entrata nella stanza. «Quindi sono morta!» Esclamò con convinzione.

«No, devo avvisare il Ministero perché se entro stasera la signorina Granger non riprenderà conoscenza il ragazzo dovrà essere mandato in orfanotrofio, visto che non ha altri parenti in vita.» Rispose seccamente la donna.
Draco contò mentalmente fino a dieci prima di rispondere, non voleva rischiare di essere accusato di aggressione e la bacchetta gli prudeva tra le mani. «Lui ha parenti in vita, non è solo al mondo!» Disse cercando di contenere l'amarezza. «Io sono suo padre e suo fratello aspetta nell'altra stanza, lei non può pensare di mandarlo in orfanotrofio.» Dalla frustrazione colpì con il pugno chiuso il tavolo della reception facendolo vibrare violentemente. Il colpo gli causò molto dolore ma ne fu quasi felice; se non avesse colpito quel tavolo avrebbe avuto la tentazione di fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito.
«Se non si calma signor Malfoy mi vedrò costretta a chiamare la vigilanza dell'ospedale, lei qui non ha nessun potere. »
Proprio in quell'istante Harry Potter tornò in ospedale per avere qualche notizia dell'amica. Notando il volto teso del serpeverde al banco informazioni, si avvicinò temendo che le condizioni di Hermione fossero peggiorate.
Non appena l'infermiera White vide avvicinarsi il Salvatore del Mondo Magico distese i lineamenti del viso e gli sorrise. «Signor Potter, grazie al cielo è qui. È arrivato giusto in tempo! Può gentilmente scortare fuori dal reparto questo individuo.» Disse con un'espressione disgustata indicando Draco.
«Infermiera White, per quale motivo dovrei far allontanare il signor Malfoy?» Chiese Harry con voce tranquilla avvicinandosi al serpeverde e mettendogli una mano sul braccio, come a comunicargli di mantenersi calmo.
«Non ha visto con che gesto violento prima mi ha minacciata?» Domandò stupita la donna.
«Suvvia, Costance. Cerchi di capire l'apprensione del signor Malfoy. La madre dei suoi figli è stata ferita gravemente, è normale che sia un po' scontroso, ma le assicuro che non ha niente da temere da Draco.» Rispose Harry cercando di smorzare l'atmosfera tesa che aveva percepito entrando.
«Signor Potter dalla cartella non risulta che la signora Granger abbia alcun legame con il "signor" Malfoy, ne che il figlio della donna sia anche suo figlio. Per questo motivo non posso dare informazioni sullo stato di salute in cui versa la signora Granger e purtroppo dovrò avvisare il Ministero della presenza di un minore in ospedale senza un tutore. Se la donna non riprenderà conoscenza entro stasera Altair Granger dovrà essere portato in orfanotrofio.» Rispose la donna cercando di essere meno tagliente nel comunicare le stesse informazioni che aveva dato a Draco.
Harry capì il motivo di tanta tensione e ammirò il sangue freddo di Malfoy. Se al posto del serpeverde ci fosse stato lui, la donna sarebbe finita schiantata contro la reception se avesse osato proporre l'orfanotrofio come sistemazione temporanea per uno dei suoi figli. Con un gesto deciso strinse il braccio del pozionista, come a dirgli di non ribattere alle parole della donna.
«Le posso assicurare che l'uomo che ha davanti è il padre naturale di Altair Granger. La madre del ragazzo era in visita nella residenza dei Malfoy in questi giorni, l'ho visto con i miei occhi ed è stata lei stessa a confermarmi il legame di parentela tra Draco ed Altair. Il ragazzo è molto in ansia per la madre e non dovrebbe essere privato dei pochi affetti che ha, proprio in questo momento.»
L'infermiera parve colpita dalle parole dell'Auror. «Capisco possa essere uno shock trovarsi in questa situazione ma io non posso prendermi una tale responsabilità.» Disse titubante.
«Potrei garantire io per il signor Malfoy. Mi prendo la totale responsabilità di questa scelta. Dopotutto sono un Auror, e sia io che Draco lavoriamo presso il Ministero, quindi lei avvisandomi ha ottemperato ai suoi doveri.» Rispose con enfasi l'uomo.
«D'accordo signor Potter. Se mi metterà per iscritto che si prende la totale responsabilità affidando il bambino al signor Malfoy io non mi opporrò. Per quanto riguarda lo stato di salute della signora Granger non posso proprio parlarne al signor Malfoy, non senza un consenso scritto da parte dell'interessata.»
«Lo capisco, tuttavia le chiedo di informarmi sullo stato di salute della paziente. La donna è stata aggredita da un ricercato, che è al momento sotto custodia, ma devo sapere quando la signora Granger sarà in grado di rilasciare una dichiarazione sulla dinamica dell'aggressione. Mi serve per convalidare il fermo dell'imputato.» Rispose Harry in tono molto formale.
«Beh in questo caso avviserò solo lei dello stato di salute della donna.» L'infermiera puntò lo sguardo su Draco, quasi a voler dire che non avrebbe aperto bocca fino a quando il pozionista non se ne fosse andato.
Il serpeverde si allontanò dalla reception tornando dai gemelli. Anche se era molto arrabbiato per il trattamento ricevuto in quel momento fare altra polemica non sarebbe certo servito a fargli avere delle notizie su Hermione. Non gli interessava in che modo Potter si sarebbe procurato le informazioni, l'unica cosa importante era sapere come stesse la grifona.
«Sei riuscito ad avere qualche informazione?» Chiese Blaise non appena vide riapparire il biondo.
«No, l'infermiera sta facendo qualche difficoltà perché io ed Hermione non siamo più sposati. Se ne sta occupando Potter.» Rispose sinteticamente il pozionista.
«Forse dovresti avvertire Elisabeth, non dovevate vedervi questa mattina?» Chiese cautamente Blaise.
«L'ho già avvertita... Non penso che sia il caso che venga qui, quindi per adesso si terrà fuori da questa faccenda.» Mentì il pozionista. Preferiva non rivelare a nessuno i dettagli del colloquio che aveva avuto quella mattina con la signorina Grey.
«Per fortuna.» Sussurrò Altair. Scorpius diede una gomitata al fratello intimandogli di tacere. Quel dialogo silenzioso non passò inosservato al pozionista, che si ricordò dello strano scontro verbale che aveva avuto Hermione con Elisabeth la sera precedente. Sul momento gli era sembrata strana la reazione della grifona quando aveva conosciuto la sua fidanzata. Gli eventi della sera precedente e di quella mattina gli avevano fatto passare di mente il dialogo avuto, ma in quel momento la curiosità di capire meglio tutta la situazione ebbe il sopravvento.
«Cosa hai detto Altair?» Chiese il pozionista puntando gli occhi grigi sul figlio.
Il ragazzo sgranò gli occhi, impaurito. «Niente papà...»
«Vieni, andiamo a fare quattro passi.» Propose Draco. Ormai aveva capito che il legame tra i suoi figli era molto forte e sarebbe stato più facile ottenere da lui risposte sincere se non fosse stato spalleggiato da Scorpius.
Il ragazzo si alzò titubante, rivolgendo al fratello uno sguardo allarmato. «Un po' di aria fresca ci farà bene. Vengo con voi.» aggiunse Scorpius alzandosi.
Draco scosse la testa. «Tu rimani qui.» Disse guardando il primogenito. «Non appena il signor Potter tornerà con notizie sulla mamma verrai ad avvertirci.»
Scorpius non sembrò contento dell'ordine ma non replicò e si risedette sulle panchine della sala d'aspetto.
Non appena Draco e Altair si furono allontanati, l'uomo si rivolse al figlio. «Perché quel commento su Elisabeth? Capisco che la donna non ti vada particolarmente a genio ma il mio istinto mi dice che c'è qualcosa in più di un'antipatia nei suoi confronti.»
Altair abbassò lo sguardo. Non conosceva così bene suo padre per sapere se era il caso di parlargli delle minacce che Elisabeth gli aveva rivolto.
«Lo so che non mi conosci bene Altair. I nostri primi giorni insieme sono stati costellati da alti e bassi e mi scuso se ti sono sembrato troppo severo a volte. Ma spero lo stesso che tu ti voglia fidare di me e parlarmi con sincerità. Sai, sebbene abbia insegnato a tuo fratello ad essere riservato nei confronti del mondo esterno, non ho mai voluto che mi nascondesse le cose. Aiutami a capire la situazione, aiutami a capirti per favore.» Disse Draco guardandolo negli occhi con intensità.
«Quando ancora pensava che fossi Scorpius la signora Grey mi ha minacciato. Non era molto felice che avessi fatto qualche lamentela riguardo alla vostra unione.» Rispose conciso Altair.
«Minacciato?» Esclamò contrariato l'uomo. «In che modo? Cosa ti ha detto?»
«Beh ha detto che se avessi provato di nuovo ad oppormi al vostro matrimonio l'anno prossimo avrebbe fatto in modo che io fossi trasferito a Durmstrang e mi ha fatto notare quanto poco contasse la mia opinione visto che avevi deciso di sposarti ugualmente, anche se sapevi come la pensavo.» Rispose il ragazzo. Troppo provato dall'ansia per la madre non era riuscito a continuare a mentire, e poi non ne vedeva nemmeno il motivo. Aveva paura che suo padre non gli credesse, ma forse se l'uomo avesse saputo come si era comportata quella donna con lui avrebbe cambiato idea sul fidanzamento.
Finalmente Draco poteva comprendere appieno le parole della grifona. Aveva difeso i suoi figli, cosa del resto che aveva fatto negli ultimi undici anni.
Non ricevendo risposta il ragazzo disse mesto. «Immagino che tu non mi creda.»
Draco richiamato dal tono del figlio si affrettò a rispondere: «Ma certo che ti credo Altair! Solo avrei preferito che fossi venuto a confidarti con me. Capisco che non mi conosci bene ma come potevi pensare che avrei seguito ciecamente tutto quello che mi chiedeva una donna conosciuta da poco, invece che ascoltare mio figlio?»
«Però la signorina Grey una cosa vera l'ha detta. Non ti importava di cosa pensassi io, di cosa pensasse Scorpius intendo, sul vostro matrimonio. Se non fosse arrivata la mamma a quest'ora vi sareste già fidanzati.» Rispose Altair dando voce ai suoi dubbi.
Proprio in quel momento apparì Scorpius sull'entrata dell'ospedale. «Il signor Potter ha notizie sulla signora Granger.» Disse avvicinandosi. Da quando aveva origliato il colloquio dei suoi genitori non era più riuscito a chiamarla mamma.
Draco alzò gli occhi al cielo esasperato, avrebbe avuto molto da fare per ricucire i legami tra i loro figli ed Hermione. La donna doveva svegliarsi alla svelta e dargli una mano.
Non appena rientrati in sala d'aspetto Draco notò lo sguardo cupo del Salvatore del Mondo Magico, probabilmente non aveva belle notizie. «Harry, posso parlarti in privato?» Chiese non volendo turbare i figli con le cattive notizie.
Theo intuì le intenzioni dell'amico: «Venite ragazzi, andiamo a prendere qualcosa al bar. È da ieri che non toccate cibo, sarete affamati.»
«Io non mi muovo di qui fino a quando non so come sta mia madre.» Rispose serio Altair.
«E io voglio rimanere accanto a mio fratello.» Aggiunse Scorpius, che non voleva ammettere di essere anche lui in ansia per la donna.
Draco fissò i suoi coraggiosi e testardi figli, sicuramente questi due tratti caratteriali li avevano presi dalla madre. «Ragazzi vi prometto che non verrete tenuti allo scuro sulle condizioni della mamma. Permettetemi di conoscere la sua situazione e poi ve ne parlerò io stesso. Per favore andate a mettere qualcosa sotto i denti, sono passate davvero troppe ore da quando avete mangiato l'ultima volta. Se volete rimanere qui dovete essere in forze. Se ci sarà qualche cambiamento vi avviserò immediatamente.»
Altair annuì e guardando il padre negli occhi disse: «Ho fiducia in te.» Poi si allontanò insieme a Scorpius e Theo.
Non appena i ragazzi furono lontani Harry guardando negli occhi la sua nemesi giovanile disse: «La situazione è grave. Hermione è stata operata d'urgenza, la ferita alla testa era molto profonda. Ora è stata trasferita in terapia intensiva. L'unica cosa che possiamo fare è aspettare e sperare che si svegli al più presto.»
«Posso vederla?» Chiese d'impulso l'uomo.
«L'infermiera non è una tua fan.» Rispose Harry. «Sto cercando di convincerla a farti entrare anche perché pare che potrebbe essere utile se Hermione avesse accanto qualcuno a cui tiene, che la incitasse a non cedere. L'infermiera ha chiesto a me di entrare perché Altair è comunque troppo piccolo e non vogliamo spaventarlo. Io le ho spiegato che sicuramente la tua presenza avrebbe un effetto più efficace per la sua ripresa ma per adesso non ha acconsentito a farti entrare.»
«Avevo notato che non le vado molto a genio.» Rispose l'uomo seccato. «Immagino che il mio nome sia come sempre sinonimo di "Mangiamorte scampato alla cattura" e non contribuisca a farmi avere ammiratori. Spero solo che con il suo comportamento non metta a rischio la ripresa di Hermione.»
«Sono sicuro che riuscirò a convincerla. Cerca di avere pazienza Draco. Hermione ha bisogno di averti accanto per riprendersi e non le sarai utile se verrai allontanato dall'ospedale.» Disse Harry con sincerità.
«Entra tu. Lei ti considerava un fratello, magari potrai aiutarla.» Disse d'impulso il pozionista. Quando andavano a scuola era sempre stato un po' geloso del rapporto che Hermione aveva con Potter. Ma non poteva certo mettersi a fare discussioni perché un'ignorante infermiera non voleva lasciargli vedere la donna. Potter negli ultimi tempi si era dimostrato un individuo corretto che lo aveva aiutato in più di un'occasione anche prima che la grifona ricomparisse nella sua vita. Se Potter era l'unica persona autorizzata a vedere Hermione, lui non lo avrebbe ostacolato in alcun modo.
Harry parve sinceramente dispiaciuto e a disagio in quella situazione, ma annuì ugualmente. «Farò il possibile per farti avere il permesso di visita.» Disse imbarazzato.

Al bar dell'ospedale i due gemelli non avevano toccato ne la fetta di torta ne il succo di zucca che Theo gli aveva messo davanti.
«Non posso credere che non abbiate fame. Ormai saranno più di dodici ore che non mangiate nulla. So che siete preoccupati ma avete sentito vostro padre, se volete rimanere qui dovrete essere in forze quindi fate un piccolo sforzo.» Li esortò Theo.
I gemelli si guardarono in faccia e cominciarono a sbocconcellare pezzi di torta, alternandoli a sorsi di succo.
«Eloise era molto arrabbiata ieri sera?» Chiese d'un tratto Altair.
L'uomo ghignò sonoramente. «Ci puoi giurare. Non l'avevo mai vista così... Ho sempre pensato che Ely avesse preso da me caratterialmente. Sai l'ho sempre vista amante della tranquillità e di isolarsi in una buona lettura. Ma ieri assomigliava così tanto alla madre! È capitato raramente che io e Daphne abbiamo litigato ma quando è successo lei mi ha trattato nello stesso modo che Eloise ha fatto ieri con voi. Penso sarà difficile riconquistare la sua fiducia.»
Theo ricordava perfettamente quanto potesse essere vendicativa la moglie, non a caso era stata smistata a Serpeverde. Al quarto anno, quando ancora loro due non stavano insieme delle ragazze di Corvonero gli avevano regalato dei cioccolatini per San Valentino. Lui si era ritrovato la faccia piena da orrende pustole per settimane. Probabilmente Daphne aveva messo una pozione fatta da Draco nel suo mangiare. Mentre le ragazze di Corvonero, quando le aveva riviste, erano piene di graffi ed escoriazioni e ogni volta che lo incrociavano scappavano impaurite come se fosse Voldemort in persona.
C'era stato anche un periodo in cui Theo era stato geloso del legame che univa Daphne, Draco e Blaise. Quei tre erano inseparabili e lui, che fin dal primo anno di scuola aveva una cotta per Daphne stava male per quella loro complicità.
Una sera del quinto anno a Serpeverde avevano organizzato una festa. Erano riusciti a far entrare del Firewhisky nel dormitorio e Theo, che non era abituato a bere, si era preso una bella sbronza. Dopo aver inveito contro Draco e Blaise per la confidenza che davano a Daphne il ragazzo si era dichiarato. Il momento magico era stato interrotto dal professor Piton che aveva scoperto il loro party clandestino. Proprio davanti al professore di pozioni Theo ubriaco perso, aveva rimesso sulle scarpe dell'insegnante aggiudicandosi oltre al tema di cento pagine sui rimedi per curare la sbronza anche la punizione extra di pulire tutti i calderoni dell'aula di pozioni per un mese, senza magia. Daphne era andata tutte le sere di nascosto ad aiutarlo e la terza sera lui aveva preso coraggio e gli aveva dichiarato nuovamente i suoi sentimenti. La moglie gli aveva risposto che anche lei lo ricambiava e che stava per perdere le speranze di una sua dichiarazione. Da quel giorno Theo e Daphne non si erano più separati.
Ritornando al presente l'uomo si rese conto che vista la reazione della figlia probabilmente Ely aveva una cotta per uno dei due ragazzi e visto che conosceva Scorpius dalla nascita e non c'erano mai stati indizi che lei fosse innamorata del ragazzo probabilmente a Eloise piaceva Altair.
«Non so cosa hai fatto a Eloise.» Disse puntando gli occhi su Altair. «Ma sappi che per certe cose sono all'antica, quindi evita di infilarti nelle mutande di mia figlia, se non vuoi che ti faccia entrare in un coro di voci bianche.» Minacciò l'uomo memore dei geni che scorrevano nelle vene del timido cercatore di Beauxbatons.
Il ragazzo arrossì violentemente. «Non mi permetterei mai di mancargli di rispetto.» Balbettò insicuro Altair.
«Per fortuna che dovevi tirarci su il morale zio Theo. Non penso che mio padre si aspettasse che tu minacciassi mio fratello di evirazione quando ti sei offerto di portarci a rifocillarci.» Ghignò divertito il giovane serpeverde.
«Beh è un modo come un altro di non farvi pensare a vostra madre. E comunque patti chiari, amicizia lunga. Sai che ti considero un nipote, tratterò allo stesso modo anche Altair ma le mutande di mia figlia sono off limits, per entrambi.» Precisò Theo.

Double Scorpius - DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora