Sbuffo per l'ennesima volta nel giro di 10 minuti. Sono in macchina semisdraiata sul sedile anteriore, i piedi sul cruscotto, la testa leggermente piegata e poggiata sul sedile. Fisso la strada, immobile. Il silenzio mi sta perforando i timpani, mio padre continua a guidare sicuro grazie al navigatore, la nostra meta è Ostia.
Sono arrabbiata, furiosa, accecata... non volevo questo trasferimento. Lasciare Modena per Ostia, non dovevano farmelo. I miei genitori subiranno, in eterno, le conseguenze di questa scelta. Mia madre è seduta sul sedile posteriore con le cuffiette dell'i-pod nelle orecchie e canticchia senza emettere alcun suono.
Sa che mi infastidisce, negli ultimi anni ho cominciato ad odiare la musica. Il mio grande, infinito e sconfinato amore si è trasformato in odio puro. Ho abbandonato i concerti e le mie chitarre, che un tempo erano fondamentali per me. Il primo concerto l'ho visto in braccio al mio papà, da quello che mi hanno raccontato avevo un anno.
Silenzio generale. Mamma ascolta la musica, papà guida ed io sto fissando la strada da una buona mezz'ora. Un panorama che cambia attimo per attimo. Fino a 30 minuti fa leggevo, New Moon, quel famoso libro di vampiri. Lo so sono in ritardo rispetto alla pubblicazione ma io sono difficile da conquistare.
I chilometri aumentano, l'andatura di mio padre è morbida ma decisa, è fisso sui 130 chilometri orari e tra poco dovremmo essere ad Ostia. Sveglia all'alba stamattina, alle 5 e 30 eravamo già in viaggio.
Ho sonno ma non riesco a dormire in macchina, comodità zero.
Alla famosa domanda: "Perché ci trasferiamo?". "Colpa del lavoro" mi hanno risposto.
Odio. Odio il lavoro. Odio mio padre che ha accettato quest'offerta perché, accettandola, mi ha strappato violentemente dalla mia vita. Sarà difficile ad Ostia, moltissimo. Sono all'ultimo anno di liceo scientifico e domani farò il mio debutto nella nuova classe. Una classe unita, alleata e complice già da 5 anni. Io sarò quella nuova, quella tenuta a distanza, quella da studiare, quella fuori dal gruppo.
Mi fa rabbia tutto questo.
Per 4 anni ho comandato la mia classe e la mia scuola, ero io a dettare legge. Media altissima e per questo rispettatissima dai prof. Ero super inserita, mi conoscevano tutti. Mi adoravano perché sono sicura di me, perché mi faccio rispettare, perché sono una leader. Vestiti e scarpe alla moda, trucco perfetto e capelli sempre curatissimi. Mi sistemo un po', torno seduta facendo scivolare giù i piedi dal cruscotto. Mi lego i capelli, lunghi, e mori e poi poggio il braccio sullo sportello.
Ho spento il cellulare perché non ho voglia di sentire nessuno. Lui meno che mai, mi ha riempita di bugie negli ultimi giorni. Quando ho saputo del trasferimento dai miei genitori ho reagito malissimo. Ho urlato, ho pianto e poi mi sono chiusa in camera ma... non nella mia, no.
Nella sua.
Nella camera di mio fratello. Quel fratello che è la mia ragione di vita. Solo con lui non sono superficiale ma me stessa e cioè: pasticciona, sensibile, spericolata e timida. Lui non vive più con noi da quasi 6 anni. Adesso vive a Milano, adesso è una star... ed è per questo che odio la musica, me l'ha portato via.
Ho preso il cordless e l'ho chiamato, era dall'altra parte del mondo, a Los Angeles a registrare il nuovo album ma nonostante questo mi ha risposto. C'è sempre per me.
#Flashback#
<< Non prenderla cosi, mamma e papà lo fanno anche per te!! >>
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Everything is blue:
RomanceSuperficialità, sofferenza, rabbia... possono essere curate dall'amore?. Forse sì, forse no.