Capitolo 13

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È passata una settimana. Una settimana dall'ultima volta che ho avuto notizie dal presunto rapinatore su mio fratello. Poi, non si è fatto più sentire. Su mio padre, ancora nessun indiziato. In questo momento della mia vita sto vivendo nel dubbio. È tutto un "forse" o un "non so..". Sono stanca di vivere così. Ho soli sedici anni, alcune volte guardo i ragazzini della mia età felici e spensierati e, diciamo che li invidio un po', vorrei anche io essere felice come loro. È sera, la notte è calata sulla città di Helsinki, il cielo blu scuro/nero é ricoperto da migliaia di stelle. In questo momento, il mio cervello viene affollato da tantissimi pensieri.
Come sta Eljas?
Perché è stato rapito?
Il suo rapimento c'entra qualcosa con la morte di mio padre?
Ce la farà oppure morirà?
Tutte queste frequenti domande stanno mandando il mio cervello in tilt, non capisco più niente. Il mal di testa diventa sempre più forte. Appoggio la testa sul cuscino e, dopo poco mi addormento.
Il rumore della porta che sbatte mi fa sobbalzare.
Io:"chi è?"
Dico con la voce tremolante.
Xx:"sono io"
Io:"io chi?" dico ancora assonnata e stordita.
Xx:"Jonny" dice affacciandosi alla porta della mia camera.
Io:"ah ciao, scusami ma non ti avevo proprio riconosciuto, com'è che sei rientrato a quest'ora?"
Dimentica. Jonny ha trovato lavoro come meccanico.
Jonny:"c'era tanto lavoro"
Io:"okay"
Jonny:"buonanotte piccola"
Io:"buonanotte"
Ripoggio la testa sul morbido cuscino ma non riesco a prendere sonno. Mi giro e rigiro, destra, sinistra, al contrario. Provo tutto ma non ci riesco. Così vado in cucina per farmi una camomilla. Attraverso il piccolo salottino e il mio occhio cade su un borsone nero poggiato a terra. "sarà di Jonny" penso tra me e me. Lo prendo e lo apro, convinta che ci fossero i suoi abiti. Appena abbasso la chiusura, noto tutte pezze bianche impregnate di una specie di liquido rosso. Le caccio e solo ora mi accorgo che quel liquido rosso scuro è sangue. Alla visione rimango allibita e dinuovo mille domande si fanno spazio nella mia testa.
Perche Jonny ha delle pezze piene di sangue nello zaino?
Perché non mi ha detto niente?
Chi è davvero Jonny?
È il ragazzo dolce, romantico e gentile che ho conosciuto o un pazzo squilibrato che ammazza la gente?
"cosa stai facendo con il mio borsone?" mi giro di scatto e trovo la persona che proprio non volevo vedere.
Io:"scusami, pensavo ci fossero i tuoi abiti"
Jonny:"e invece no, non devi prendere le mie cose senza permesso, chiaro?" dice con tono freddo, distaccato e arrabbiato.
Io:"scusami, non sapevo..."
Jonny:"non farlo mai più"
E dopo queste parole prende la sua roba ed esce di casa sbattendo la porta. Io rimango lì, immobile, in piedi come un ebete, con lo sguardo fisso sulla porta. Dopo qualche secondo mi riprendo e comincio a mettere l'acqua nel pentolino. Accendo il fuoco e aspetto che l'acqua bolli. Nel frattempo penso e ripenso a quel che è successo pochi minuti fa.
Perché Jonathan si sta comportando in questo modo?
Cosa ho fatto di male?
Perché prima era genitore e adesso è duro e distaccato con me?
Non so più cosa pensare, magari non pensare più mi aiuterebbe. Forse aveva ragione Janika. Penso troppo e sono molto riflessiva. Come faccio a non pensare a quello che sta succedendo? Dovrei distrarmi? E come? Ne sarei capace? Mille domande e zero risposte. Le uniche parole che mi vengono in mente sono queste: Janika, Tea e Emilia. Posso chiedere aiuto a loro. Adesso però è troppo tardi per pensarci. Domani, con calma e con più energia, ci ragiono. Un rumore mi distrae, l'acqua ormai forma bolle enormi e sta per uscire dal piccolo contenitore di acciaio. Spengo il fuoco e verso l'acqua bollente nella tazza di Anthony Kiedis regalata dalle mie amiche per il mio quindicesimo compleanno. Immergo la bustina di camomilla e mi dirigo nella mia cameretta. Apro la finestra e subito un'ondata di freddo gela il mio corpo. Mi siedo sulla piccola poltroncina del balcone e mi rifugio subito sotto la mia lunga, calda e morbida coperta in pail nera con lo stemma dei Red Hot Chili Peppers al centro. Le luci foche che emottono i lampioni illuminano il corso principale della città. Il cielo cupo e nero invece è ricoperto da una scia di colori, che vanno dal verde all'azzurro. Mi godo il panorama sorseggiando la fumante tazza di camomilla, ma ci manca ancora qualcosa per rendere questo panorama ancora più speciale. La musica. Prendo il mio amato cellulare e faccio partire una canzone a caso. Nelle mie orecchie sento la bellissima voce di Anthony che canta "strip my mind"
"Please don't strip my mind
Leave something behind
Please don't strip my mind"
Questa canzone mi fa venire i brivididi ogni volta che la sento. Senza accorgermene, poggio la testa sul comodo cuscino della poltrona e cado in un sonno profondo.

Kiusannut sielu- Anima tormentata Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora