1.2.1 | Seventeen

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Novembre.

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Tutti si aspettavano una guarigione veloce dopo il segno che mi mandò Cole in ospedale la sera dopo l'operazione.
Io e Walter ci alternavamo in modo da poter restare con lui in caso si svegliasse o comunque desse altri segni di "vita", ma niente.

Passarono giorni, se non settimane e finalmente il giorno del mio diciassettesimo compleanno era arrivato, ma non volevo feste a sorpresa o roba simile, anche perchè non ci sarebbe stato motivo di festeggiare nulla.

La mattina la passai a scuola: non potevo perdere altre lezioni, anche perchè eravamo a metà semestre e non potevo permettermi altre assenze straordinarie.
Nei corridoi si respirava il fermento degli studenti riguardo al ballo invernale, che si sarebbe tenuto il giorno prima delle vacanze Natalizie, quindi verso la seconda metà di Dicembre.

"Selena! Selena!" sentii urlare mentre sistemavo i libri nel mio armadietto.
"Buon Compleanno!" dissero J e Vicky.
"Grazie, ragazzi" dissi accennando un lieve sorriso sul mio volto stanco a causa dei ritmi che sostenevo tra ospedale e scuola.
"Stasera le Walker danno una festa, vieni? Almeno stacchi un po'." disse Vicky prendendomi il polso " Festeggiare di farà bene." continuò sorridendomi.

Io esitai poi guardai Jared che mi fissava con uno sguardo già rassegnato dalla mia imminente risposta:
"Ragazzi, vi voglio bene, ma non mi pare il caso di andare dalle Walker." dissi liberandomi il polso " Andate voi, non voglio costringervi a stare con Cole anche oggi." continuai girandomi verso l'armadietto per continuare quello che stavo facendo.

"Come vuoi, Sel." disse Jared " Non ti vogliamo forzare a fare cose che non ti senti." disse mettendomi la mano sulla spalla destra.
"Andiamo Vic, abbiamo molto da fare per stasera." continuò mentre staccava la mano dalla mia spalla per prendere sotto braccio Vicky.

Girai lo sguardo e li vidi bofonchiare qualcosa per poi girare l'angolo.

In quel momento la campanella suonò, dovevo andare a matematica, perciò presi i libri di testo che avevo appena riordinato con cura e mi incamminai verso la classe.

Durante il tragitto incrociai Angelique e le sue sorelle, erano sempre insieme e regnavano indisturbate per i corridoi portando il terrore più assoluto tra gli studenti.
Abbassai la testa per non attirare la loro attenzione, ma ad un tratto, sentii che i loro passi scanditi dal rumore dei tacchi che colpivano il pavimento si fecero sempre più deboli, fin quando non si fermarono; alzai la testa e le vidi schierate di fronte a me:

"Bene bene, sembra che la festeggiata oggi sia in ritardo, dico bene stronzetta?" disse Angelique prendendomi una ciocca di capelli tra le dita.
"Voi due, andatevene devo parlarle in privato." disse rivolgendo lo sguardo sia a destra e poi a sinistra verso le sorelle.

"Allora, Selena, pensavo ti avesse ucciso." disse continuando a giocare con la mia ciocca di capelli neri;
"Di cosa parli?" dissi preoccupata e confusa.
Lei accennò una risata mentre continuava a scrutarmi con i suoi occhi marroni pieni di cattiveria come  quelli dei serpenti:

"Ho detto.. di cosa parli?" dissi mentre gli afferrai violentemente il polso della mano con cui mi accarezzava la ciocca di capelli "Se c'è una cosa che si impara frequentando un criminale è che dopo un po' essere pazienti diventa noioso e bisogna fare le cattive persone." continuai con tono aggressivo.

"Bene, vedo che la micetta ha imparato a tirare fuori le unghie." replicò con tono sarcastico " Secondo te un'idiota come Joseph ti avrebbe rapita senza che nessuno gli avesse detto niente?"

"Cosa c'entri in questa storia?" risposi avvicinandomi a lei.
"Lo scoprirai presto, tesoruccio" replicò liberandosi il polso con uno scatto veloce e improvviso.

Dopo quelle parole accennò un sorrisetto e si allontanò portandosi i suoi lunghi capelli rossi dietro la spalla con la mano.

Restai in piedi  a guardare Angelique allontanarsi lungo il corridoio  e nel frattempo ripensai alle parole che dissi ad Angelique, ma soprattutto alle sue.
"C'era qualcosa che non tornava, ma io sapevo benissimo a chi rivolgermi per delle risposte."

Ormai era tardissimo per matematica, perciò rimisi i miei libri nell'armadietto e mandai un messaggio a Walter, il quale era con Cole in ospedale:
"Passami a prendere, devo parlarti."

Chiuso l'armadietto con il suo lucchetto cercai di dirigermi verso l'uscita senza farmi sorprendere dal preside; una volta raggiunta l'uscita cercai di aprire il portone poggiai la mano per aprirlo ma una voce mi fermò:

"Nonostante Cole stia in ospedale tu scappi comunque da scuola, sei un tale cliché!" disse la voce che avvicinandosi  man mano.
"È la giornata in cui mi devi tormentare Angelique?" risposi senza girarmi.
"No! Almeno non oggi." disse ridacchiando " Tranquilla, non lo dirò a nessuno, abbiamo altri piani su come rovinarvi!" continuò ridendo.

Non le diedi retta, aprii il portone e corsi verso il parcheggio ad aspettare Walter.
L'ospedale non era distante, il paese è piccolo dopotutto, quindi dopo quasi venti minuti Walter riuscii a raggiungermi.

"Che mi devi dire, Sel?" rispose parcheggiando la moto di Cole di fronte a me.
"Non posso parlarti qui, portami da Cole" risposi salendo in sella "Parleremo una volta arrivati."

"Non ti posso portare da Cole, ehm.. i dottori lo stanno visitando e ne hanno per tutto il pomeriggio." rispose.
"Allora portami da qualunque parte purché non sia qui." dissi.

Lui annuii e accese il motore.

Mi portò in autolavaggio non troppo lontano da dove eravamo prima, spense il motore della moto e una volta scesi la coprì con un telone grigio.
"Seguimi" disse con il suo solito tono freddo.

Una volta arrivati sul retro di quel piccolo autolavaggio poco affollato, prese un'asta di metallo robusta e la infilò tra la parete e la porta metallica di uno stanzino.

"Uno.. due... tre.." disse sforzandosi per aprirla.
"Benvenuta a casa di Cole" disse tirando leggermente la porta metallica verso di se.

La porta, una volta aperta rivelò uno stanzino buio che conteneva un materasso per un letto singolo con sopra qualche lenzuolo rovinato, dei vestiti appesi qua e là per sulla parete e una collezione di modellini sistemata con cura lungo il perimetro che separava il muro dal pavimento.

"Prima le signore" disse facendo segno di entrare.
Mi diressi verso lo stanzino e una volta entrata, Walter mi seguii chiudendo la porta. Sulla parete c'era una piccola finestrella da dove entrava la luce dall'esterno.

"Allora Walter, è il momento di fare una chiacchierata." dissi con tono serio incrociando le braccia.

*** Spazio Autore
Scusatemi se sto dividendo tutto in parti e sto aggiornando ogni tre secoli ma sto facendo una fatica assurda a scrivere con questo caldo.
Fatemi sapere cosa pensate di questa situazione che sta venendo alla luce!
Alla prossima xoxo

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