14 CAPITOLO

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Passarono anni da quella conversazione, cercammo per un po' di scovare qualcosa ma nulla uscì fuori.
Ellen purtroppo non poté aiutarmi come voleva, se ne andò molto presto come tanti dei miei cari compagni di viaggio.
Trovò la pace grazie al suo fascicolo, dove scoprì che la sua patologia era reale, sua nonna non la rinchiuse per sbarazzarsi di lei ma per paura che si facesse del male dato che aveva tentato il suicidio tre volte, di certo quella povera donna  se avesse saputo come trattavano i pazienti non l'avrebbe mai lasciata.
Scoperto questo svanì senza neanche accorgersene davanti ai miei occhi.
Emozioni contrastanti invadevano il mio spirito e domande senza risposta restavano incomprese nella mia testa risuonando di continuo come una melodia stonata, ma nonostante questo cercai di non pensarci più di tanto.
Ormai era passato davvero molto tempo e le probabilità che le cose cambiassero erano minime.
Nel frattempo il manicomio non era più come prima.
Negli anni sessanta venne chiuso e la maggior parte dei medici e degli infermieri furono arrestati per le atrocitá commesse.
Tutto l'Istituto stava cadendo a pezzi ,gli unici pazienti  eravamo noi fantasmi o almeno quei pochi che eravamo rimasti.
Qualcuno però ogni tanto entrava ad esplorare ,chi per gioco e chi penso per studio dato che arrivavano con un sacco di materiali strani e stravaganti.
Quest'ultimi tentavano spesso di comunicare con noi ma ben poche volte riuscivano a sentirci, e a quanto pare anche a vederci.
Mi divertivo molto insieme a loro, era come giocare a nascondino con un po' di vantaggio per me.
Un giorno però capitò qualcosa di diverso.
Entrò uno dei gruppi di studio ed io sentii in modo chiaro pronunciare il mio nome da uno dei ragazzi, "Kate, ci sei? Puoi sentirmi? Se è si dacci un segnale" disse con voce molto alta.
Mi avvicinai a lui abbastanza perplessa, non sapevo come reagire,
" oh mio Dio, ragazzi è qui accanto a me, la sento, guardate la temperatura nel monitor si è abbassata almeno di cinque gradi" .
Ero felicissima lo accontentai  senza fare nulla, allora cercai ancora di più  di attirare la sua attenzione gettando dei fogli adagiati sul tavolino di plastica che avevano montato in precedenza, volevo che avessero la conferma della mia presenza.
Il ragazzo si guardò attorno sorrise e incominciò a parlarmi " grazie Kate, io mi chiamo Timothy e sono contento che vuoi interagire con noi, ti ricordi la notte scorsa quando ti ho chiesto di parlare e dirmi il tuo nome? Beh sono riuscito a sentire la tua risposta registrata nel mio piccolo registratore evp".
Non sapevo neanche cosa fosse ma ero divertita ugualmente. Improvvisamente il ragazzo riprese a parlare e  diede una svolta alla trama dicendo ciò che aspettavo da anni, "Kate siamo qui per aiutarti, perché non sei riuscita ad andare oltre? Cosa ti tiene legata a questo mondo?".
Se solo avessero potuto i miei occhi si sarebbero gonfiati di lacrime e il mio cuore sarebbe scoppiato dalla gioia, chissà forse erano loro la mia via di fuga?

BIOGRAFIA DI UN FANTASMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora