Prima parola di Nina

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- Come fai ad essere sempre così ottimista mamma? Sai perfettamente che è una situazione orribile
Le chiesi
- Mi sembra sempre la cosa migliore da credere, ma è difficile farlo se comunque poi non succede... Ho sempre creduto che ad ogni storia servisse una dura, e ho sempre cercato di ricoprire questo ruolo
Disse lei
- Be... puoi anche essere te stessa, almeno per un po'
Le dissi abbracciandola
- Pa-pà
Disse Natalie
- Mamma, hai sentito anche tu, vero?
Le chiesi scioccata
- Si, la sua prima parola!
Disse lei emozionata
- Papà bua
Disse Nina
- Si, Nina, papà ha la bua
Le dissi
Lei lo fissò ininterrottamente per sei forse sette minuti, con gli occhi pieni di tristezza e forse pensieri tutt'altro che spensierati. La luce filtrava dalla finestra e le illuminava quei boccoli prigionieri in due codine alle estremità della sua testa. Innocente e inconsapevole ma ancora affamata, cominciò a piagnucolare avvicinando le mani alla bocca. I doveri da madre chiamano
Circa mezz'ora dopo averla allattata...
- Credo che Josh abbia la febbre, la sua fronte scotta. Ti spiace se vado a casa? José è appena tornato dal viaggio di lavoro, lo avviserò dell'incidente. Se vuoi porto pure Nina.
Disse lei, avviandosi verso la porta
- D'accordo
Le risposi, con gli occhi fissi su Michael. Lei lasciò la porta aperta
- Perché proprio a lui, PERCHÉ?!
Urlai piangendo
- Perché non può mai andare bene una, Mai!
Urlai
- Com'è strano il destino, non credi?
Disse un ragazzo della mia età sulla soglia della porta
- Chi sei? Perché origliavi
Chiesi stupita
- Sono Daniel, piacere. Poi, urlavi parecchio, sai?
Disse lui
- Ok, Daniel, ti spiace uscire? Non sono in vena di vedere nessuno, tantomeno uno sconosciuto
Dissi
- Come vuoi, ma non mi hai ancora detto il tuo nome
Disse
- Non sono affatto tenuta a dirti assolutamente niente, quindi fammi il favore di uscire in tre secondi se non ti dispiace
Dissi
- E se mi dispiacesse?
Chiese lui non in tono provocatorio
- Fuori dai coglioni!
Dissi
Iniziai a piangere ininterrottamente, come se il mondo mi stesse crollando addosso. Anche se, effettivamente, è così. Sono nella merda fino al collo. Il solo pensiero che mia figlia possa crescere senza un padre mi terrorizza. Avrei aspettato anche qualche anno, nella speranza che si risvegliasse. In questi momenti affondo la mia tristezza nella cioccolata, cosi andai ai distributori dell'ospedale e presi una barretta kinder.
- Le adoro anche io
Disse Daniel
- Mi stai seguendo per caso?
Chiesi irritata
- No, ma anche a me è venuta fame. Mi dici il tuo nome?
Disse lui
- E perché dovrei?
Chiesi
- Perché mi ispiri simpatia e, anche se può sembrare, non sono un maniaco sessuale.
Disse
Sorrisi
- Mi chiamo Vanessa.
Dissi, poi addentai la mia barretta
- Piacere mio Vanessa. Ti va se andiamo a prenderci un gelato? Verrà anche mia sorella, se non ti dispiace.
Mi chiese
- Non è un appuntamento, sono fidanzato. Solo per svagare un po'. Allora?
Chiese nuovamente
- E va bene..
Dissi
***
- Vanessa lei è Elizabeth, mi sorella
Disse lui presentandomela
- Piacere mio, sono Vanessa, ehm, Vanessa Williams
Dissi stringendole la mano
- Elizabeth Stonem. Puoi chiamarmi Effy.
Disse lei facendo lo stesso
- Cosa ordiniamo?
Chiese Daniel
- Per me un gelato al cioccolato
Dissi
- Io prendo lo stesso
Disse lei
- Arrivo con gli ordini
Disse Daniel
- E così, tu sei effy...
Dissi timidamente con gli occhi bassi rivolti al tavolo
- Direi di si, Vanessa. Come hai conosciuto mio fratello?
Chiese lei
- Ahm... In realtà è lui che ha conosciuto me. In ospedale.
Dissi timidamente
- Capisco. E come mai eri in ospedale oggi?
Chiese lei
- Il mio ragazzo è entrato in coma a causa di un incidente...
Dissi amareggiata
- Mi dispiace molto. Probabilmente il suo medico è mio padre Robert, si occupa di questi casi.
Disse lei
- Allora, ecco i vostri gelati.
Disse lui dandoceli
- Daniel, come mai mi hai invitato?
Chiesi
- Te l'ho spiegato prima ricordi?
Disse lui confuso
- Non proprio in realtà. Ma voi chi siete? Non capisco... Dove sono? È tutto così blu... e verde... e... Non è reale
Dissi. Misi lentamente le mani davanti ai miei occhi, quasi per verificare fosse tutto vero.
- Ma che ti prende? Tutto bene?
Disse lui
- Voi mi state uccidendo in realtà. Le persone mi stanno uccidendo. Sono troppo debole per affrontarli tutti. È colpa del destino
Dissi
- Vanessa, che hai?
Chiese Elizabeth
- No... Io... ho un trip... Lasciatemi in pace! Fanculo!
Urlai correndo via dal locale
Corsi il più veloce possibile, il più lontano possibile, via da quel posto. Era tutto così strano. Era tutto sottosopra. O io soprasotto... Non riuscivo a ragionare. Per me è diventato tutto così buio e allucinante e sentivo il pericolo corrermi addosso alla velocità della luce. Raggiunsi un piccolo bosco, e li mi sentivo al sicuro. Udivo delle voci, voci familiari chiamare il mio nome. Niente aveva più importanza. Sentivo i momenti della vita scorrermi addosso. Mi odiavo. Ma mi amavo allo stesso tempo. Volevo gridare, con la paura che qualcuno potesse sentirmi e avrei dovuto soffocare la mia voce. Battei ripetutamente la testa addosso un albero. Corsi di nuovo quasi fino alla fine del bosco. Poi, inciampai su un ramo e battei la testa contro un sasso. Avevo il sangue che percorreva il mio viso e cercai di trattenerlo strappandomi via un pezzo della maglietta e premendolo sulla ferita. Ero spaesata e confusa, come fossi sotto effetto di droghe pesanti. Raggiunsi poco a poco un laghetto e fissai il riflesso del mio viso. Poi mi sciacquai la ferita.
- Vanessa, finalmente ti ho trovato
Disse Effy
Ma, dopotutto, anche durante questi momenti, pensavo a lui.


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Incinta del mio fratellastroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora