Leggere sui giornali della propria morte è una cosa fuori dal normale che ti riempie ancor più l’anima. Mi sentivo più libera. Non avevo un nome, non avevo un cognome… Non esistevo più per nessuno.
Io ero Nessuno.
Mi ero uccisa da sola.
Per un attimo pensai cosa avrebbe pensato la mamma. Era stata lei a chiudermi li dentro per uno stato mentale che non avevo. Io non ero pazza… Era il mio “dono” a farlo credere alle persone. Per le strade della città leggevo i nomi delle persone che erano morte li dentro, affissiate e bruciate. In una di quelle c’era anche il mio nome, con il mio viso.
Coperta da un velo sul viso, mi decisi ad andare. Avrei partecipato al mio stesso funerale. Ci sarebbe stata la mia bara, ci sarebbe stato il prete a benedirmi. Ci sarebbero state delle persone.
La mattina del giorno dopo ero già nel luogo del funerale. Il rito si celebrava direttamente al cimitero, dove il prete della nostra parrocchia mi benediva, e le persone attorno piangevano.
Tante macchie nere che versavano lacrime sul terreno.
Per chi? Per cosa? Perché non riuscivano a capire?
Avrei voluto spiegarglielo. Avrei voluto gridarglielo che la Morte non era una … una… cosa così brutta, come tutti loro pensavano. La morte era la salvezza dell’anima e del corpo. La morte era l’emanazione della felicità. La morte era un dono al quale ero stata presentata anni addietro, e che adesso dovevo compiere senza aver esitazioni.
“… Benedici nei cieli questa figliola…”il prete tirò dell’acqua benedetta verso la bara.. la mia bara… e verso i presenti. Fra i punti neri riuscii a vedere anche mia madre. Aveva il volto coperto da un vero nero, un fazzoletto sulla mancina. Lo stesso volto di quando morì il nonno. Lo stesso sguardo intrinseco di lacrime. Lo stesso sguardo disarmato. E mi faceva pena… Una pena terribile. Perché non capiva? Gliel’avevo spiegato tante volte, prima di “diventare” muta, che la morte era la più bella cosa al mondo che ti toglie ogni male. Bisogna temere la vita, non la morte. Ma questo era stato uno dei motivi perché mi aveva preso per pazza. Credeva che mi fossi iscritta in qualche setta satanica, che amassi ed adorassi il diavolo. Ma lei non capiva… Non capiva quanto invece io fossi vicino al Signore, al Dio.
Dei signori si armarono di pala e la mia bara fu sotterrata. Terra dopo terra, la mia bara venne coperta.
“… Che il regno dei Cieli possa accoglierti, che il Signore Dio Grande, possa abbracciarti e accoglierti…”
Quale ricordo sarebbe rimasti di me?
La gente pian piano andava via. Asciugavano le lacrime ed andavano.
Nessuno. Nessun ricordo sarebbe rimasto di me. Qualcuno non mi conosceva neppure, per quale motivo piangeva? Era lacrime gettate al vento, menzogne che avrebbe dovute essere punite, lacrima dopo lacrima.
Guardai un'altra volta mia madre. Si dimenava, parlava sotto voce.
“La mia bambina… La mia bambina…”
Qualcuno l’abbracciò.
Basta.
Era abbastanza quello che avevo visto.
La mia vita stava per modificarsi grazie ad un mio gesto, e adesso sarebbe stato tutto più semplice. Chi mai avrebbe potuto ricercare Nessuno? Chi mai avrebbe potuto trovare Nessuno? Chi mai avrebbe potuto essere Nessuno??
Io.
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Il Diario di una Psicopatica
Horror"Il mio dono è la morte.. e sono qui per donarla anche a te" E' questo quello che crede la Psicopatica. Uccidere è quello che adora fare, e lo fa con grande sentimento... come se fosse davvero il suo modo di vivere. Vivere, uccidendo gli altri.