Per sua Volontà

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Ci sarei riuscita.
Sarei riuscita a vendicare Terry e a punire il peccatore.
L’adrenalina, la rabbia, la furia.. continuavano a crescere a dismisura dentro me e sentire che se anche avrei colpito il muro non avrei provato alcun dolore. Ma preferivo schiantare il mio pugno sul viso dell’uomo. Ma l’uomo non si sarebbe limitato a soffrire solo per lo schianto del mio pugno. Sarebbe stato qualcosa di duro, qualcosa che gli avrebbe fatto rimpiangere tutti quei anni a maltrattare la propria figlia.
Ma volevo sapere il motivo.
Sarebbe morto lo stesso, si. Ma dovevo sapere il perché.
“Sarah, dove vai?”
Nemmeno lo ascoltai. Dovevo andare veloce… Dovevo trovare la casa del padre di Terry e andare a casa sua.
La mano di Nath mi prese per un braccio voltandomi. “Dove stai andando?” dovette vedere il mio sguardo furioso, ricco di odio e voglia, tantissima voglia, di uccidere. Il suo sguardo osservava il mio, ma il suo era disorientato, al contrario del mio che era ben orientato sulla mia missione.
Strattonai il mio braccio guardandolo minacciosamente. Nessuno avrebbe potuto fermarmi.. nemmeno lui.
Sarah, che stai facendo?!
Voleva capire. Era come se sapesse cosa sarei andata a fare. Era come se.. come se… riuscisse a capirmi in qualche modo, ma credeva che tutto questo fosse sbagliato.
Faccio ciò che è corretto, Nath” provai nuovamente a voltarmi, ma mi riprese di nuovo.
Io non credo. Qualunque cosa tu stia pensando di fare non è esatto
Mi guardava dritto negli occhi. Voleva leggermi, ma non sapeva che leggermi sarebbe stato qualcosa di terribile. Qualcosa di affascinante quanto terribile. Lui andava sul giusto.. ma io sapevo che anche io andavo sul corretto. Che la storia di Terry, e le sue sofferenze, dovevano cessare.
Lo fissai anche io negli occhi. Uno sguardo duro, che pian piano diventò morbido. Ma era solo un trucco. Senza che quasi se ne rendesse conto, alzai la mancina colpendo velocemente la tempia destra di lui. Fu solo un attimo.. un attimo in cui vidi i suoi occhi chiudersi e cedere sotto il peso di quel colpo. Non l’avrebbe ucciso, la stonato sol per qualche momento.
Lo vedremo Nath… Lo vedremo
 
Arrivare a casa del padre di Terry non fu complicato. La stessa Terry mi aveva spiegato dove stava. Avevo portato con me il mio amico Linguetta. Era da molto che non lo vedevo. Da molto che non parlavo con il mio carissimo amico..
Scusami”
In tutta risposta lui uscì la lingua passando la testolina sotto il mio collo.
Era una giornata calda. Abbastanza calda. Le pulsazioni dentro le mie vene non decidevano a fermarsi.
Sente, può andare più veloce?
Il taxista guardava dallo specchietto retrovisore. Aveva uno sguardo fra il terrorizzato e il perso. Per cosa? Per il serpente?
Guardi, non le fa nulla.. ma si decida andare più veloce
Il nervoso cominciava a crescere dentro me rendendolo quasi impossibile da addomesticare. Arrivammo dinanzi la palazzina qualche attimo dopo. Diedi il denaro la taxista e lasciai che se ne andasse. La palazzina era abbastanza vecchia, disagiata.. sembrava stesse cadendo a terra da un momento all’altro. Mi avviai verso la porta, notai che era aperta. Terry mi aveva spiegato che viveva al terzo piano.. e che spesso quelle rampe di scale se l’era fatte di sedere, cadendo una dopo l’altra. Il sol pensiero mi diede la spinta per salir ancor di più, ancor più velocemente. Arrivata alla porta, premetti verso la maniglia. Questa era chiusa. L’unica cosa che mi restava di fare era suonare, e così feci aspettando che il caro signore mi venisse ad aprire. Cosa che accadde poco dopo. Lo sguardo dell’uomo mi squadrò per qualche istante. Aveva una birra nella mancina e con la destra teneva la porta. Indossava una canottiera bianca sudicia di sudore, un pantalone di pigiama e delle pantafole rotte. Quel sorriso malizioso che gli crebbe mi fece salire un conato di rabbia lungo la trachea trasportandosi poi sulle braccia.
Posso fare qualcosa per te, bellezza?
Non resistetti. Il mio braccio si alzò colpendo a pugno chiuso il viso dell’uomo. Ebbe sol un attimo di esitazione prima di piombare per terra frantumando anche la bottiglia di birra.
Si, tesoro
Entrai e chiusi la porta.
 
Era da molto che non legavo qualcuno ad sedia. Era da molto che non torturavo qualcuno, che non lo facevo soffrire. Non mi rendeva imbarazzata, semplicemente cercavo di ricordare come fosse dar delle sofferenze a qualcuno. Per parecchi mesi i miei occhi avevano visto la felicità. Ero riuscita a disegnarla, a proiettarla dentro me.. Ma non avevo dimenticato che nel mondo esisteva quella macchia. Uomini che imponevano sofferenze ad altri. Per cosa? Solo per soddisfazione.
Ma quell’uomo se ne sarebbe pentito. Quell’uomo avrebbe chiesto perdono presto o tardi.. sebbene ciò non sarebbe servito a molto.
Aspettavo con ansia che si svegliasse. Quando diede i primi sintomi di riconoscimento, non poté che voltarmi per guardarlo.
Il gioco sarebbe cominciato presto.
Umh.. Umh…” si, era così che facevano tutti quando si svegliavano.
Un sorriso solcò sulle mie labbra non appena vidi i suoi occhi aprirsi. Erano rossi.
Buon giorno” sussurrai piano, lentamente. La mia mano teneva un coltello abbastanza affilato.
Ma cosa..? Signorina.. cosa fa in..
Non appena mi vide alzare con quell’arma fermò la sua lingua. Mi avvicinai a lui. Potevo sentire da lontano quel puzzo di alcool che lo impregnava. Che schifo. Che orrore. La mia mano andò immediatamente sui suoi capelli, li afferrai tirandoli con tutta la forza possibile. Il disegno di terrore quanto dolore che affacciò sul suo volto non poté che regalarmi l’eterna gioia.
Sono venuta per Sua volontà
Sua.. Volontà? Di.. di che stai.. Chi diavolo sei?
Chi non avresti mai desiderato di incontrare” lasciai i suoi capelli e schiantai la mia mano sul suo viso lasciandogli un graffio con le unghia.
Ahhh!
Dannazione!” non riuscivo a controllare quella micidiale rabbia. La sentivo dentro. Nel mio stomaco, nella mia anima, nelle mie vene. “Ho cercato di non uccidere. Ho cercato di catapultare la volontà del Signore rendendo le persone felici ma.. Ma a cosa serve quando un padre come te non fa altro che picchiare la figlia?!” mi guardava, era terrorizzato. Era cosciente che fra pochi istanti sarebbe morto in balia della mia furia, una tempesta di rabbia inesauribile. “Cosa sei tu se non un peccato umano?” era una domanda, alla quale non mi rispose. Non riuscii a trattenere un altro ceffone che lo colpì in volto. E poi un altro, e un altro ancora.. Finchè i ceffoni non diventeranno pugni. Nocche che si frantumavano sul suo volto.
Stavo diventando cieca.
La mia stessa ira cominciava ad accecarmi e non mi rendevo conto di star uccidendo l’uomo a suon di pugni.
Mi fermai sul quando sentii sotto la pressione di un mio pugno il suo naso che si fratturava. Avevo la mano intrinseca di sangue, ma non come la faccia dell’uomo. L’avevo tumefatto. Macchie di sangue che gli ricoprivano il volto.
Chi cazzo sei, puttana!” mi urlò fra le lacrime. Sofferenza.. era questo che volevo vedere in lui. Eppure qualcosa mi prese lo stomaco. Non avevo mai provato quella sensazione.. Un orribile sensazione che per un attimo riuscii a fermarmi. Sapevo di cosa di trattava. Le parole di Nath mi presero per la gola. Mi fissai la mano, e li poté vedere il volto di Nath che mi diceva che tutto questo era sbagliato. Che avrebbe lo punito la legge.. non io.
No.. No questa volta non è sbagliato..
Mi voltai prendendo aria. Era più difficile di quanto pensasi. Ma avere nella mente il volto livido di Terry mi diede più forza quanto più rabbia in corpo.
E’ giusto così. Lui deve pagare per quello che ha fatto”.
Mi avvicinai nuovamente a lui con lo stesso coltello di prima. Terrore, orrore nel suo sguardo. Ma non avevo più voglia di sorridere. Lui avrebbe sofferto peggio di sua figlia. Avrebbe avuto le sue stesse sofferenze, i suoi stessi dolori. E per mano mia.
Quando conobbi Terry non voleva nemmeno parlare. Sembrava una qualunque ragazzina della sua età. Una bambina. Una bambina che aveva conosciuta la sofferenza.. glielo si leggeva nello sguardo. Eppure nessuna bambina dovrebbe conoscere la sofferenza, vero?” Calmai il mio tono di voce, rendendolo quasi ironico nel parlare. Mi abbassai e con uno scatto tolsi la legatura delle gambe alla sedia. Con un altro tolsi quello delle mani. Lo liberai dalla sedia.. ma non dal suo destino. Quello stava incombendo su di lui. Con uno strattone lo spinsi per terra. “Ma tu.. tu gliel’hai fatta conoscere. Per mano tua. Del suo stesso sangue!” Lo colpii con un calcio. Uno solo, proprio sullo stomaco. Senza che me ne accorgessi Linguetta uscì dalla mia tasca andando sul pavimento, proprio vicino all’uomo.
Ti prego.. Ti prego.. Io non…
Tu non volevi? E’questo che mi dici?” mi venne istintiva una risata. Una fragorosa risata “Ohhh.. Che Dio perdoni questa tua menzogna prima di accoglierti nel suo regno. In ogni caso.. è l’inferno quel che ti aspetta. Prima e dopo!
Continuava a guardarmi con terrore. Osservavo Linguetta che continuava a camminare sotto il contorno dell’uomo senza che lui nemmeno se ne accorgesse. L’uomo voltò appena lo sguardo rendendosi conto di avere fra le mani un serpente.
Ahhhhhhhhh! Ahhhhhhhhh!
L’urlo spaventò terribilmente il mio serpente, che per difendersi lo morse.
Un sorriso solcò sulle mie labbra, nuovamente.
Adesso ti conviene pregare, perché vie di scampo non ne hai. Morirai fra.. pochi attimi. E’ una promessa!
Piangeva. Piangeva come una bambino che sapeva di non poter avere qualcosa. E Cristo.. Il terrore che cresceva nei suoi occhi continuava a darmi quella strana sensazione.
Per favore.. Per favore…” il suo pianto rendeva ridicolo quel gioco, quanto rendeva ridicolo lui stesso.
Ne ho abbastanza dei tuoi pianti da bambino! Hai fin troppo fatto soffrire quella bambina.. e dovrai soffrire anche tu!
Mi abbassai sedendomi sul suo tronco. Tremava come una foglia. Il veleno stava facendo effetto. Lo vedevo dalle vene che cominciavano a diventare violastre, successivamente sarebbero diventate bluastre.
Quanto sono stata ridicola. Il Signore aveva cercato di aprirmi gli occhi prima. Non esiste un mondo senza peccato finchè ci saranno persone come te.” Gli presi la gola, gliel’afferrai e la strinsi sotto la mancina, mentre la destra teneva ancora il mio coltello.
Non.. Non.. è mia.. Figlia..
Quella frase mi bloccò. Restai immobile per qualche momento, mentre quella frasi mi riempii di consapevolezza. Terry non era sua figlia.. Sua madre aveva tradito lui, e lui si sentiva in dovere di provocare del dolore alla figlia che non aveva il suo stesso sangue.
Ti prego.. Per favore.. Io…
Non lo lasciai nemmeno fiatare. Con un colpo secco entrai il pugnale sul suo petto. Il sangue che usciva mi diede in un istante la nausea, così come i suoi gemiti. Mi ero macchiata nuovamente le mani di sangue. Sangue di peccato.. ma un peccato diverso dagli altri. Adesso capivo tutto. Adesso capivo che il mondo non si sarebbe mai ripulito.
Il suo sguardo ricco di dolore mi attraversò gli occhi. Sospirai a mala pena, mentre mi alzavo “Buon viaggio
Mi voltai, ma rimasi immobile.
Cosa hai fatto? Sarah.. che hai fatto?


#34 in Horror O_O

Il Diario di una PsicopaticaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora