Via come Polvere

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Avevo trovato una piccola abitazione, pochi mesi dopo. Era un magazzino abbandonato sotto terra. Non vedevo mai entrarci nessuno, e me ne appropriai. Quanto spreco che fa la gente. Quando spreco di denaro. Lasciare un magazzino abbastanza grande abbandonato era davvero un grande spreco.

Sistemai Linguetta – il mio caro amico serpente – in una scatola di cornetti che sistemai con della paglia e dei fazzoletti. Sembrava stare comodo, e aveva la comodità di uscire quando voleva. Ormai avevamo capito entrambi ad amarci. Amavo Linguetta, e lui amava me come padrona. Insieme avremmo aiutato il mondo a pulirsi da quella macchia nera che sembrava dominarlo. Insieme avremmo tolto la sofferenza e i peccati che illudevano il mondo.

La vita fuori, era una vita di osservazione. Mi piaceva guardare la gente, studiarla. Alle volte mi soffermavo a guadarla negli occhi così tanto a lungo che erano loro stessi a cambiare sguardo, a voltarsi… E io sorridevo. Le persone erano afflitte dai loro peccati, ecco perché non sopportavano i miei sguardi. Esseri inutili. Esseri che non sarebbero nemmeno dovuti nascere. Quale screanzata donna si era fatta il peccato di far nascere delle vipere dal suo grembo??

Mi veniva rabbia solo a pensarci.

Andavo spesso attorno alla scuola. Era uno dei posti in cui vedevo spesso infelicità, le pecche della vita, sofferenza.. ma specialmente vedevo peccati. Vedevo tanti ragazzi peccatori di Dio, e non lo capivano nemmeno. E vedevo la sofferenza altrui.

Con Linguetta in tasca mi nascondevo dietro il muro e li vedevo uscire. Il mio sguardo si concentrava su un gruppetto di ragazzini di scuola superiore. Erano quattro ragazzi, solo quattro. Ed erano per quei quattro che stavo mettendo in atto uno dei pensieri più assurdi della mia vita.

Ehi, Moccolo…” sentii la voce del primo ragazzo gridare verso un altro ragazzino sicuramente più piccolo. Quest’ultimo aveva gli occhiali e l’apparecchio ai denti, era biondiccio e ricciolino. “.. Sbaglio o quest’oggi hai dimenticato di darmi la tua merenda?

Il ragazzo più grande, attorniato dagli altri tre, era quello che mi scaturiva più rabbia quanto l’adrenalina allo stomaco. Strinsi la mano in un pugno.

M-ma… ma ver-amente i-io…” non lo lasciarono nemmeno rispondere. Uno dei quattro andò dietro di lui spingendolo. Tutto successe in pochi secondi. Cominciarono a spingerlo, lo misero a testa sotto e lo scossero.

Ridevano.

Ridevano come delle iene!

E vedi di non dimenticartene la prossima volta… Moccolo!” lo gettarono per terra. Qualcuno gli regalò ancora qualche piccolo calcio, qualcun altro gli tirò della polvere.

Peccato. Loro erano il vero peccato del mondo, la vera macchia nera. Ma specialmente lo era il loro capo, quello alto, con la giacca in pelle e scarpe marcate.

Mi sa che oggi abbiamo del lavoro da fare, Linguetta… Proprio si, un bel lavoretto…” accarezzai il serpente e mi decisi a seguire nell’ombra il ragazzo.

Ciao ragazzi. Ci vediamo domani

Ciao Josh…

Ciao!

Il ragazzo scese da motore posteggiato su una fiancata del marciapiede. Si tolse il casco conservandolo sotto il sedile e ne prese le chiavi di casa da li.

Il Diario di una PsicopaticaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora