Giustizia e Sofferenza

105 11 9
                                    

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


"Molto spesso credete che il male nel mondo, così come ogni sventura della vostra vita, sia causata da Me, figlio Mio. Mi insultate, Mi inveite contro e Mi biasimate senza rifletterci due volte. Tuttavia, solamente una piccola parte delle vostre avversità è opera Mia: in molte occasioni siete voi stessi, gli artefici dei vostri mali. Non mi diverto mai nel punirvi, né tantomeno ne traggo una qualche soddisfazione. Il solo scopo per cui talvolta vi punisco, figlio Mio, è tentare di attirare la vostra attenzione."

La risposta era arrivata ancor prima che Tameto formulasse formalmente la domanda. Dopo aver discusso sulla fede, Tameto si era chiesto fra sé se Dio fosse veramente giusto nelle Sue decisioni. E la risposta, a quanto pare, non si era fatta attendere.

"Per tentare di dare una spiegazione ai mali del mondo, figlio Mio, quante volte Mi avete gridato contro? Eppure gran parte dei mali siete voi stessi a causarli, in quanto scegliete di adottare un comportamento sbagliato nelle situazioni della vostra vita. Io sono giusto. Decido di agire direttamente al posto vostro solo nel momento in cui non riuscite più ad andare avanti. Molto spesso vorreste che fossi Io, in un attimo e senza uno sforzo da parte vostra, a risolvere i vostri problemi. E vi dimenticate, figlio Mio, di quello che l'uomo può fare per l'uomo."

Il discorso sembrava filare, ma qualcosa colpì Tameto.

"Hai detto bene: "Gran parte dei mali" siamo noi stessi a causarli. Ed è vero. Molto spesso potremmo agire di più e meglio. Ma quante volte ci troviamo impotenti di fronte a situazioni che vorremmo cambiare, impegnandoci al massimo, ma non possiamo? Quante volte una malattia più forte di noi stronca la vita di un uomo? Quante volte una persona nasce poverissima ed un'altra, lo stesso giorno, ricchissima? E questa Tu la chiami giustizia?"

Tameto si sentiva soddisfatto. Stavolta era convinto di essere inattaccabile: del resto, tanto più una persona crede di aver agito nel modo migliore o di aver affermato qualcosa di giusto, tanto più si sentirà soddisfatta. E Tameto, in questo momento, si sentiva inattaccabile.

"Cosa succede, figlio Mio, quando ti viene tolto un dente perché incurabile o dolente?"

Stava accadendo ancora una volta. Un'altra metafora. Tameto si sforzò di cambiare atteggiamento e di mettersi nella Sua ottica: l'uso della metafora non implicava che Tameto stesso fosse stupido, ma era difficile che se ne convincesse.

"Sento un forte dolore nel momento in cui mi viene tolto".

"Esatto, figlio Mio. Tuttavia, la rimozione di un dente fortemente malsano è necessaria, per quanto possa far male. E' giusta. Vedi, figlio Mio, spesso le situazioni dolorose sono quelle più giuste, perché il dolore apre gli occhi ed il cuore delle persone laddove esse si lasciassero sopraffare, ad esempio, da sentimenti o situazioni sbagliate. Le malattie incurabili, figlio Mio, così come le altre sofferenze, sono anche un dono che Io vi lascio da sopportare, affinché non perdiate la giusta strada, che altrimenti potreste abbandonare in favore di altro. Pensare alla sofferenza come ad un dono è molto difficile, lo so. Tuttavia essa è spesse volte un Mio regalo per guidarvi verso le scelte più giuste."

"E non potresti guidarci in un altro modo, senza sofferenza?! Ti piace farci soffrire, allora!" replicò Tameto, sbalordito.

"Ti ricordi, figlio Mio, quando prima abbiamo discusso della libertà personale? Non dimenticate che siete liberi. Non posso forzarvi nel compiere qualcosa, in virtù di questo dono che vi ho fatto, pur conservando la Mia onnipotenza. Né tantomeno provo gioia nel vedervi soffrire. Il dentista prova forse gioia nel togliere un dente malsano al proprio paziente? Eppure è l'unica cosa da fare. Il dentista cerca di alleviare il dolore, ma l'atto da compiere è sempre la rimozione del dente. Io consento la sofferenza perché possiate mantenervi sul giusto percorso e, al contempo, affinché otteniate dei meriti personali. In altri casi, invece, la sofferenza dipende da voi stessi e porvi rimedio spetta a voi. Io posso aiutarvi, in questi frangenti, se Me lo chiedete".

"E Ti sembra giusto? ...Ti sembra giusto?!" chiese nuovamente Tameto.

"E' giusto, figlio Mio, per quanto difficile da accettare. Tu Mi poni la domanda essendo consapevole, dentro di te, che non agirai male, pertanto ti risulta assurdo accettare delle sofferenze. Tuttavia, non dovresti convincerti di compiere sempre il bene, perché è proprio maturando tale convinzione che spesso finite con lo sbagliare. Non tutte le persone, inoltre, sono uguali. Molti uomini senza sopportare delle sofferenze, più o meno forti che siano, finirebbero col pensare solamente a sé stessi, inorgogliendosi, divenendo egoisti molto di più di quanto già non facciano adesso."

Quanto era difficile, per Tameto, assimilare dei simili concetti.

"Consento la sofferenza per molti motivi, figlio Mio, anche se spesso risultano difficili da comprendere, rimanendo nella giustizia. Talvolta permetto il dolore per farvi acquistare dei meriti personali, giacché non avreste nessuna soddisfazione nel vivere sempre e comunque delle floride situazioni. Altre volte consento la sofferenza nella speranza che possiate, quando capita, fermarvi e pensare ai vostri comportamenti, in modo tale che possiate tornare ad agire bene. Dato che siete liberi, figlio Mio, non potendo forzarvi ad agire in un certo modo, cerco di farvi riflettere e di mettervi di fronte alle vostre difficoltà ed ai vostri sbgali, qualora vi rifiutiate di farlo, sperando che capiate i vostri errori. E ciò accade, spesso, nel momento in cui avete un particolare bisogno oppure quando soffrite."

Anche se difficile da accettare, tutto ciò che Lui aveva detto sembrava avere un senso, agli occhi di Tameto. Ripensò alle parole che Dio gli aveva detto in precedenza: "La risposta è così semplice. Più difficile sarà riuscire ad accettarla". Stavolta, invece, non era così semplice. Ed era anche difficile da accettare. In ogni caso, la Sua risposta aveva un senso. Tameto non sarebbe mai arrivato da solo ad una simile risposta: ed era anche per questo motivo che Tameto stesso la apprezzava particolarmente.

"Inoltre, figlio Mio" sembrò concludere "ricorda sempre che misericordia ed amore non implicano mancanza di giustizia. Anche se Mi arrabbio difficilmente e dopo molto tempo, alla fine reagisco. Spesso credete che Io non dovrei mai far avanzare nessuna punizione e che non dovrei mai arrabbiarMi, in quanto misericordioso ed amorevole. Tuttavia, figlio Mio, anche una madre può punire il proprio figlio, se vede che assume dei comportamenti sbagliati o se manca di rispetto. Tieni sempre presente questo, figlio Mio: amore e misericordia, gioia e pace implicano al contempo pure giustizia, anche se non sempre comprensibile".

Tameto rimase molto colpito da quelle parole.

Intervista a DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora