Sofferente e stanco delle continue offese che gli uomini Gli recano, Dio decide eccezionalmente di farsi intervistare, nella speranza di poter recuperare quel rapporto che un tempo aveva con gli uomini. Tameto, giovane giornalista, un giorno riceve...
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"Cos'è la coscienza?" proruppe stavolta Tameto, in modo frenetico, senza chiudersi in uno di quei suoi precedenti e lunghi silenzi interiori.
Tameto non voleva perdere neppure un attimo. La sua mente era affollata da pensieri, tanto che ne era distratto. Avrebbe voluto chiedere a Lui tantissime cose. La percezione interiore che non gli sarebbe rimasto ancora molto tempo con Lui lo assillava . Come facesse a presagirlo, non avrebbe saputo spiegarselo. Alcune sensazioni si hanno e basta. Senza nessuna spiegazione logica.
"C'è qualcosa di sbagliato nella mia domanda?" insistette Tameto, piuttosto frettolosamente.
La voce di Lui si era abbassata notevolmente, al punto da essere quasi impercettibile. Tameto provò a riordinare mentalmente le poche parole che era riuscito a comprendere dalla risposta che Dio gli aveva dato, senza però ricavarne niente di senso compiuto.
"Io... io non riesco a sentirti. Davvero, non ho capito cosa hai detto... e sono sicuro che lo sai!".
Fu allora che la Sua voce divenne più chiara.
"Perché non cercasti un quadrifoglio?"
"Eccoci. Quando non tira fuori una delle Sue metafore, mi parla di cose senza senso.." pensò fra sé Tameto. Tuttavia, pensare che Dio portasse avanti discorsi privi di significato, dopo tutto ciò che Lui stesso aveva detto in precedenza, era un'ipotesi non destinata a durare. Tameto si concentrò, mettendo da parte i pensieri che fino a poco fa affollavano la sua mente. Forse aveva capito.
"Trovare un quadrifoglio è difficile. Tu fai presto a parlare, perché tanto lo troveresti subito.." esclamò Tameto, accennando un mezzo sorriso involontario, poiché aveva capito a cosa si riferisse Dio.
Qualche mese prima, Tameto aveva portato sua moglie e la sua piccola figlia in collina, per un divertente picnic domenicale. Era una piacevole giornata soleggiata, di quelle in cui si è felici di essere coccolati dai raggi del sole, dato che non se ne viene infastiditi dall'eccessiva calura. Dopo pranzo, Tameto si era sdraiato sull'erba del piccolo prato per riposare. D'un tratto sua figlia lo svegliò, chiedendogli di aiutarla a cercare un quadrifoglio nel prato su cui Tameto stesso stava riposando.
"Perché non cercasti un quadrifoglio, quel giorno?" domandò ancora una volta la voce di Lui in tono puntiglioso , ma coperto da un inconfondibile velo di paternità.
"Ti ho già risposto prima. Trovare un quadrifoglio è difficile, perché è mescolato in mezzo ai trifogli!"
"Quante volte utilizzate impropriamente le vostre parole, figlio Mio! Il prato su cui riposavi non era grande. Trovare un quadrifoglio per la tua piccola Martina, che te lo aveva chiesto, non sarebbe stato affatto difficile. Avresti dovuto impiegarvi un po' del tuo tempo, ma con la dovuta attenzione lo avresti indubbiamente trovato, figlio Mio. Rendendo felice tua figlia. Non era difficile. Ben altre sono le situazioni difficili."
Tameto non sembrava molto convinto. E come se non bastasse, non riusciva a capire come tutto ciò potesse rispondere alla domanda posta inizialmente.
"Molto spesso, non prestate sufficiente attenzione a ciò che la vita vi pone davanti agli occhi. Rimanere concentrati e prestare attenzione non è immediato, perché comporta uno sforzo da parte vostra. Ciò nonostante, tendete a catalogare come "difficili" situazioni che in realtà non lo sono, ma che per essere risolte necessitano solamente di un'attenzione che vi comporterebbe uno sforzo."
"E tutto questo, cosa c'entra con la coscienza?", interruppe Tameto.
"La coscienza è il Mio sussurro nella vostra interiorità, figlio Mio. Per sentire ciò che essa ha da dirvi, è necessario che le prestiate semplicemente la dovuta attenzione. Non è difficile. Tuttavia, così tanti fra voi ignorano il Mio dolce sussurro quando provo a richiamarvi, perché viene soffocato tanto dai vostri pensieri ed impegni, quanto dalla vostra stessa volontà."
Tameto iniziava a seguire il discorso.
"Non tutto può sempre essere visto alla luce del sole, figlio Mio. Vi fermate quasi sempre a ciò che è immediatamente percettibile, dimenticando che portate dentro di voi molto più di quanto crediate. Quando inizialmente non hai compreso la risposta che ti avevo detto, eri sopraffatto dalle tue preoccupazioni. Più precisamente, dal timore che il tuo tempo con Me stesse terminando. Ho quindi dovuto sussurrarti la risposta, figlio Mio, per spingerti a concentrarti su quanto stavo dicendo."
Mentre Lui stava parlando, Tameto prestava attenzione a ciò che gli veniva detto. Sempre più spesso, oramai, Dio coinvolgeva in prima persona Tameto riguardo ciò che egli stesso domandava. Del resto, le sensazioni sono molto più incisive delle parole.
"Quanto ti ho detto, figlio Mio, vale anche per la coscienza. Essa è come un campanello d'allarme, la quale interviene per aiutarvi a comprendere ciò che è giusto fare. Tuttavia, in nome della libertà di scelta di cui vi ho dotati, la coscienza non cercherà di imporsi su di voi. Tanto più grande è l'errore che vi accingete a commettere, o che avete compiuto, tanto più il mio sussurro si fa sentire dentro di voi, nella speranza di richiamare la vostra attenzione su un comportamento non corretto", rispose Lui.
"In effetti potrebbe anche essere vero. Però molte persone nemmeno riescono a percepirla, la loro coscienza.."
Un rumore simile ad un triste lamento anticipò la Sua risposta.
"E' proprio così. La coscienza, figlio Mio, è simile ad un filo d'erba. Quando esso riesce a trovare lo spazio necessario per salire in superficie e ricevere i raggi del sole, cresce sempre più. Il filo d'erba, pur crescendo, non diviene duro. Quando invece viene calpestato una prima volta, tenderà ad abbassarsi. Se viene calpestato nuovamente, perderà sempre più vigore. Alla fine, quando ha subìto ripetutamente dei colpi, diviene difficile trovarlo. Quando qualcuno fra voi non solo ignora il Mio sussurro, ma calpesta la sua personale coscienza, troverà sempre più difficile sentirla. Una volta persa questa capacità, non riuscite più a distinguere ciò che è corretto da ciò che non lo è, fino a che non arrivate a compiere gesti scellerati ed orribili, come..."
"...come gli omicidi?" intervenne Tameto.
"Come gli omicidi, figlio Mio. E molto altro".
La tristezza con cui Dio sentenziò quelle parole colpirono profondamente Tameto. Quante scelleratezze era in grado di compiere l'uomo, senza che si rendesse conto delle gravità dei suoi gesti? Terribili furti, violenze, omicidi... malvagità.