Capitolo quattro.

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Quel giorno, dopo essere tornati a casa io e Stefano non parlammo molto, anzi quasi per niente e per noi due, abituati ad essere sempre a ridere e scherzare era strano.
Non capivo la sua avversione verso Salvatore, okay che volerlo portare qui era azzardato, ma avrebbe almeno potuto provarci, avrebbe potuto provare a capirmi.

Essere capiti è sempre stata una delle cose più difficili da ottenere, quasi impossibile forse.

Mi chiusi in camera a studiare, che era l'ultima cosa che avrei voluto fare in quel momento, ma mi sarei dovuta preparare in qualche modo al recupero del compito.

Io e la matematica eravamo due poli opposti, io non piacevo a lei e lei non piaceva a me infatti stavo facendo davvero molta fatica, ricordare ogni singola regola era impossibile per il mio cervello.

Sbuffai lanciando il libro verso il pavimento, due ore su quelle pagine e la mia mente era ancora nel vuoto più assoluto.
Mi stesi sul letto guardando il soffitto rimanendo li a pensare, come facevo spesso, era una cosa che mi rilassava davvero molto.

Mi chiedevo come mai Salvatore non si era fatto vedere, era stato lui stesso a chiedermi di tornare, perché nascondersi?
Che fosse per la presenza di Stefano?

Raccolsi il mio libro da terra, lo misi in borsa e decisi di andare da Sabrina, magari lei poteva aiutarmi, sia in matematica sia nella questione del ragazzo pazzo al manicomio.

"Stefano! Vado da Sabrina, torno per cena" gridai, ma nessuno rispose.
Sospirai, probabilmente era incazzato, uscii di casa chiamando Sabrina per avvertirla, come al solito mi accorse con il suo splendido sorriso sulle labbra.

Iniziò ad aiutarmi a studiare, e a darmi qualche dritta su come 'copiare' durante un interrogazione, lei era esperta in questo.
Il tempo passava in fretta tra le operazioni e i suoi racconti sulle prestazioni di Sascha, mi stavo scordando il vero motivo per cui ero venuta qui.

"Sabri, ti ricordi il manicomio che abbiamo visitato?" iniziai il discorso.

"Certo, perché?" domandò, speravo che lei potesse darmi qualche dritta.

"Ecco, avevo dimenticato la fotocamera la quindi sono tornata a prenderla, però ho trovato un ragazzo li dentro, io penso che lui abbia bisogno di aiuto, ma non lo voglio lasciare li.
L'ho detto a Stefano, gli ho detto che vorrei portarlo a casa nostra e adesso non mi parla più, non so cosa fare" buttai fuori tutto d'un fiato, ogni volta che ne parlavo con qualcuno era come liberarsi da un'enorme peso.

"Fra, io lo capisco Stefano, non puoi portare a casa uno sconosciuto, inoltre potrebbe essere pericoloso.
Non potresti chiamare qualcuno tipo la polizia o cose del genere? Potrebbero portarlo in una clinica e-" propose, ma la interruppi subito.

"Nono Sabrina, no! Probabilmente è stato quel manicomio di merda a ridurlo così, come posso sbatterlo in un altro posto del genere?! Cazzo, gli farei ancora più male" non l'avrei mai fatto, mai e poi mai.

Sabrina sospirò sonoramente e rimase in silenzio per qualche secondo.

"Magari se Stefano lo conoscesse cambierebbe idea, ho provato a portarlo con me, ma Salvatore non si è fatto vedere" il suo volto sembrò illuminarsi.

"Si chiama Salvatore?" mi chiese ed io annuii, dopo di che si alzò per prendere il suo notebook sotto il mio sguardo confuso.

"Se non sbaglio qualche anno fa avevano dato la notizia al TG, era scomparso un bambino e si chiamava proprio Salvatore, magari è solo una coincidenza, ma potrebbe essere lui" mi informò continuando a digitare.

"Lui dice che sua madre è morta..." mi sembrava davvero impossibile che fosse lui.

Scorreva fra le varie pagine di internet, trovò la notizia e ci clicco sopra.

"Eccola!" esclamò soddisfatta.

La mia bocca si aprì formando una 'o', era lui.

"Sabrina, è lui, cioè è cresciuto, ma è uguale" lei mi guardò ed era sorpresa quanto me.

"Francesca devi chiamare la polizia, qualcuno lo sta cercando"

Aveva ragione, avrei dovuto farlo, ma erano passati tanti anni.
Lui dice di non ricordarsi niente, chiunque siano le persone che lo cercano di certo non si aspettano che lui sia...così.

"Fidati di me, è la cosa giusta da fare" mi incoraggiò mettendomi una mano sulla spalla vedendo la mia indecisione, eppure io non riuscivo a convincermi.

Le chiesi di stamparmi una copia della notizia, avrei continuato ad indagare per sapere se c'erano stati aggiornamenti, in caso contrario sarei andata alla polizia.

Me la stampò, la ringraziai e tornai a casa.

Rilessi quelle pagine più e più volte, in fondo c'erano scritti i nominativi delle persone che lo cercavano, decisi di cercare i loro nomi su internet sperando di trovare qualcosa e, effettivamente, qualcosa c'era.

Erano due signori anziani, forse erano i suoi nonni.
Continuai a leggere, c'era scritto che erano proprietari di un manicomio, questo anni fa ovviamente.

Che fosse lo stesso in cui viveva Salvatore?

Questa storia si stava facendo sempre più incasinata, la mia testa esplodeva di domande e non avevo nessuna risposta.

Sentii bussare alla mia porta, istintivamente chiesi 'Chi è?'
Cosa molto inutile visto che vivo da sola con Stefano, infatti lui aprì la porta.

"Viviamo in due in questa casa, sicuramente non è stato Justin Bieber a bussarti alla porta" il suo tono sembrava molto più tranquillo rispetto a prima.

"Beh ci speravo- feci spallucce- cosa c'è?"

Si sedette nel letto affianco a me.

"Senti, mi dispiace per oggi, è che capiscimi mi hai colto alla sprovvista, e poi non è una cosa così semplice da accettare" si scusò, sapevo che l'avrebbe fatto.

"Lo so Stefano, scusami" avevo esagerato anche io, lui sorrise rassicurante, poi guardò i fogli e le ricerche sul mio computer guardandomi curioso.

"Questa è una notizia che annuncia la sua scomparsa, e questi sono quelli che lo cercavano, qui c'è scritto che erano proprietari di un manicomio, ma a giudicare dall'età penso che adesso siano morti, o quasi" spiegai.

"Magari sono vivi, guarda, qui c'è un numero di telefono, perché non provi a chiamare?" indicò un punto sul foglio, io non l'avevo nemmeno notato.

"Adesso provo"

Composi il numero, forse avrei avuto le mie risposte.
Iniziò a squillare, poco dopo qualcuno rispose.

"Pronto?" era una voce anziana, come immaginavo.

"Buongiorno, mi chiamo Francesca, ho trovato il suo numero su un annuncio riguardante la scomparsa di un ragazzo, le risulta?" chiesi per assicurarmi di parlare con la persona giusta.

"Sono passati tanti anni da quell'annuncio cara..." parlava con i tipici modi da nonna anziana e questo mi rassicurò molto.

"Lo so signora, ma penso di aver trovato quel ragazzo..."

Improvvisamente cadde il silenzio, iniziai a preoccuparmi che avesse fatto un infarto.

"Signora, tutto bene?" dissi cercando una risposta.

"Io..si, ti lascio il mio indirizzo, vieni da me appena puoi, per favore" mi dettò l'indirizzo di casa sua poi chiuse la chiamata.

Speravo di aver fatto la cosa giusta.

Psychopath|| SurrealpowerWhere stories live. Discover now