Capitolo nove.

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La sveglia suonò, come ogni mattina, alle 5:45, in un giorno normale sarei andata a scuola.
In realtà questo non era un giorno diverso dagli altri, era solo un nuovo giorno della mia nuova vita insieme a Salvatore, lui mi aveva stravolto tutto, non mi sarei più potuta svagare come prima, non avrei più avuto la possibilità di andare a scuola senza preoccupazioni.

La mia unica preoccupazione adesso doveva essere lui.
Nonostante questo però, e nonostante quello che mi aveva detto la sera prima, non volevo dimenticare Stefano perciò mi alzai dal letto, senza levarmi il pigiama, e andai a preparargli la colazione.

Salvatore dormiva ancora tranquillo, con la sua coperta fra le braccia e una serenità in volto che mi faceva sorridere.
Da quando lui era qui mi sentivo quasi una mamma, magari è questo che si prova quando si vede il proprio figlio dormire felice.

Non era mio figlio, certo, ma sapevo di doverlo proteggere, sapevo che spesso aveva atteggiamenti da bambino, che era spaventato come lo era un bambino quindi forse non era nemmeno tanto sbagliato che io mi sentissi in quel modo.

Preparai l'impasto per i pancake al cioccolato e misi a bollire l'acqua per il thè al mirtillo, la sua colazione preferita.
Speravo che, magari in quel modo, si sarebbe convinto che tra di noi le cose non dovevano per forza cambiare.

Canticchiavo la mia canzone preferita mentre giravo con cura ogni pancake, cercai di fare tutto in modo più perfetto possibile.

"Pensavo che non avrei più rivisto questa scena"
Stefano era finalmente arrivato in cucina, mi voltai verso di lui e gli sorrisi.
"Non smetto di prendermi cura di te" scosse la testa prendendo la tazza di thè.

"Non devi trattarmi come tratti lui, io so badare a me stesso" avvicinò la tazza alle labbra, in modo un po' troppo brusco forse, facendo cadere una goccia bollente sul suo petto.

"Ahia!" gridò, proprio un bambinone anche lui.

"Ah si? So prendermi cura di me stesso" lo imitai asciugandolo con un pezzo di carta.
"Vado a prenderti un'altra maglia, mangia nel frattempo" gli scompigliai i capelli cercando di non pensare al discorso della sera precedente

Salii le scale cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare il ragazzo che dormiva, ma appena varcai la soglia del corridoio lo vidi seduto a gambe incrociate sul letto intento a scrutare la stanza attorno a se.

"Hey, buongiorno, cosa fai già sveglio?" gli sorrisi entrando nella stanza, lui posò i suoi enormi occhi su di me.

"Non ho più sonno" rispose nel modo più innocente che avessi mai visto.

"Va bene piccino, oggi andiamo a sistemare quegli occhiali rotti, tu fai quello che vuoi, tra poco arrivo" gli dissi, dopo ciò andai a prendere la maglia a Stefano, ma quando tornai giù lui era già uscito.

Perché si comportava così? Perché non riusciva nemmeno a fare finta che andasse tutto bene?
Sospirai tristemente, presi il cellulare e gli scrissi un messaggio.

'Potresti almeno provarci, non voglio perderti così'

Stavo perdendo il mio migliore amico solo per il mio maledetto difetto di essere troppo buona.
Ripulii i piatti dove avevo appoggiato i pancake, lavai la tazza e un paio di lacrime scesero dai miei occhi.

Tenevo a Stefano maledettamente tanto e lui mi respingeva in ogni modo possibile.

Presi la sua maglia, la strinsi a me e lasciai che le lacrime scorressero, liberando un singhiozzo di tanto in tanto.

"Perché piangi?" la tenera voce di Salvatore mi risvegliò dalle mie inutili lacrime, alzai la testa e mi affrettai ad asciugarle.

"Non è niente, tranquillo" cercai di mettere un sorriso falso, non era utile ma faceva scena.

"Uhm, è colpa mia vero?" disse, non volevo che pensasse questo, anche se aveva ragione.

"Nono! Sono io che sono stata una stupida e.." mi interruppe.

"E non avresti dovuto portarmi qui Francesca, io ti rovinerò tutto, anzi io l'ho già fatto e non voglio io..io..ahi..." portò una mano alla sua testa, probabilmente aveva iniziato a fargli male.

"Lasciami stare, basta" piagnucolò appoggiandosi al muro, era tornata Anna?

"Vai via, non voglio farlo, vai via!" continuava, io cercavo di starne fuori e allo stesso tempo di capire, o meglio ipotizzare, cosa dicesse Anna, ma restare a guardare mentre soffriva non era facile.

"Hey, guardami, va tutto bene" mi avvicinai a lui e appoggiando le mie mani sul suo viso lo costrinsi a guardarmi.

"L-lei, lei vuole che.." iniziò a parlare, ma non riuscì a finire la frase

"A noi non importa cosa vuole lei, ci importa solo cosa vogliamo noi, va bene?" gli accarezzai una guancia, il lato destro del suo labbro si incurvò verso l'altro.

"Io voglio quello che vuole lei"

Poco prima non aveva detto di non volere?

"Ed è una cosa bella?" gli chiesi, lui chiuse gli occhi un attimo, quando li riaprì sembrò confuso.

"Cosa è bello?"
Nuovo sintomo da aggiungere alla lista?

"Non ricordi quello che hai appena detto?" mi allontani leggermente da lui per evitare di metterlo a disagio.

"Ho detto che Anna...lei...no, lei non vuole che te lo dica, non vuole che tu sappia cosa vuole fare" rispose.

"Ma lo vuoi fare anche tu?"

Salvatore aggrottò le sopracciglia come se avessi detto una pazzia.
"No!" alzò leggermente la voce.

Annuii cercando di essere comprensiva, ma la verità è che non capivo assolutamente nulla.
Salii le scale e andai a vestirmi.

Maledissi il giorno in cui avevo deciso di visitare quel manicomio, il giorno in cui avevo lasciato li la mia fotocamera, mi sarei dovuta fare i cazzi miei.

Avevo una vita perfetta, Salvatore me la stava rovinando.


Hope you liked it! (shish)

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