Capitolo dodici.

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Le labbra di Stefano formavano una grande 'O'
La sua espressione incredula mi divertiva quasi, era davvero una scena così strana?

Aspetta, stiamo parlando del ragazzo trovato in un manicomio, sì è strana.

Portai le mani sul petto di Salvatore allontanandolo leggermente, lo vidi cercare di trattenere una risata, la faccia di Stefano era veramente comica.

“Non pensavo tornassi per pranzo” gli rivolsi la parola cercando di mantenere il mio autocontrollo, era possibile che nell'unico momento in cui non lo volevo si presentava davanti a me?!

“Lo avresti saputo se avessi letto i messaggi, ma a quanto pare eri impegnata a fare altro.
Comunque non preoccuparti, non pranzo con voi, sia mai che rovini il vostro pasto romantico ”

Pasto romantico, non si può sentire.
E i messaggi? Devo aver ignorato completamente il cellulare dopo aver visto la ferita di Salvatore.

“Non è come pensi Stefano” cercai di parlarci, ma lui si stava già rifugiando nella sua stanza.

“Non m'interessa com'è, m'interessa quello che ho visto”

Si chiuse in camera.
Che comportamento infantile, pensai.
Non lo stavo baciando, per quanto mi riguarda poteva tranquillamente essere un abbraccio...spinto?

Okay, abbraccio spinto era una definizione stupida, veramente stupida considerando che se Stefano fosse arrivato qualche secondo dopo mi avrebbe trovata attaccata alle labbra di Salvatore.
Non so come facesse ma quel ragazzo era un bravissimo manipolatore, o almeno lo era nei suoi momenti di lucidità.

Rimasi ferma davanti alla porta della sua stanza, avrei voluto dirgli qualcosa, fargli capire quanto sbagliasse trattandoci in quel modo, quanto quelle scenate di gelosia, perché sì, di questo si trattava, fossero totalmente inutili.

Avrei voluto dirgli un sacco di cose, ma l'unica cosa che mi uscii dalle labbra fu:

“Perchè te ne sei andato stamattina?” appoggiai una mano sulla superficie della porta sperando di sentirla muovere sotto il mio palmo.

“Stefano ti prego...” sentivo di nuovo le lacrime inumidirmi gli occhi, non volevo essere debole, ma non volevo nemmeno perdere il mio migliore amico, tutti ma non lui.

“Smettila di trattarmi così” lasciai che le mie guance si bagnassero, di li a poco avrei iniziato a singhiozzare, non sapevo piangere in silenzio.

Ero sicura che, in quel momento, anche Salvatore stava ascoltando, più che altro mi sorprendeva non averlo ancora visto intervenire.

Feci scivolare la mia schiena lungo la parete del muro sedendomi per terra.

“Vaffanculo Stefano!” gridai con la voce impastata dal pianto, perché non riusciva a capire quanto lui fosse importante per me?
Perché vedeva Salvatore come un ostacolo così grande?

Vidi quest'ultimo avvicinarsi a me, si sedette a sua volta e iniziò a scrutarmi con lo sguardo.

“Non iniziare a fissarmi, so di essere ridicola” provai a smettere di piangere.

“Sei solo ferita, non ridicola, non sei tu quella che ha sbagliato” mi appoggiò una mano sul viso, di nuovo, e con il pollice tolse un paio di lacrime dai miei occhi.

“Non ho sbagliato nulla, ma sono l'unica a stare male”

Lui sospirò e la porta affianco a noi si aprì.
Salvatore mi fece un cenno con la testa, penso mi stesse incitando ad entrare.

Mi alzai ed entrai titubante aspettando che mi dicesse qualcosa.

Rimanemmo fermi in silenzio come due idioti per almeno un paio di minuti.

“Davvero non hai niente da dire?” domandai incredula, scosse la testa.

“Mi sorprendo solo che tu non l'abbia ancora capito”

Capito cosa?

“Pensavo di essere un libro aperto per te, pensavo che lo fossimo entrambi, a quanto pare mi sbagliavo.
Dimmi, da quanto non senti Sascha e Sabrina? Da quando è arrivato lui immagino”

Aveva ragione.

“Cosa c'entra? Nessuno di noi è mai stato amante di Whatsapp e cose simili” alzò gli occhi al cielo.

“Gran bella giustificazione, almeno prima venivi a scuola e li vedevi!
Ma adesso no, perché il piccolo Salvatore ha bisogno di aiuto, povero cucciolo, devo stare con lui altrimenti sta male” imitò una vocina stupida mentre prendeva in giro il ragazzo che stava fuori dalla porta.

“Smettila” strinsi i pugni, sentirlo parlare così mi infastidiva.
Non poteva permettersi di trattarlo in questo modo.

“Perché? Il tuo cucciolo è intoccabile? Scusami tanto sai!” continuò, istintivamente la mia mano si mosse finendo dritta contro la sua guancia.

Stavo tremando.

“Mi hai stancata, mi hai veramente stancata!
Avevi detto che ti andava bene, ci hai pure parlato, andava tutto bene!
Poi cos'è successo eh? Ti sei svegliato una mattina con la Luna storta e hai deciso di rendermi la vita un inferno??
Ho fatto di tutto, di tutto, per non mandare a fanculo il nostro rapporto, ma mentre io mi svegliavo alle 5 per te, dopo essermi fatta il culo tutto il giorno tra tutti gli impegni che avevo, tu ti sei limitato a trattarmi di merda per poi andartene senza nemmeno salutarmi per poi farmi una scenata del cazzo perché lo stavo per baciare!” 

Avevo alzato la voce, forse un po' troppo, ma ero sul rischio di fare un esaurimento nervoso.

Non rispose.

“Ti voglio fuori da casa mia, metti via le tue cose”

Sgranò gli occhi, non si aspettava una frase del genere.

“E dove andrò a vivere scusa? E poi questa non è casa tua è nostra” ribattè.

“Vai a vivere dove cazzo ti pare, chiama Sascha e vai da lui” insistetti.

“Francesca ragiona, non ce la faresti da sola con l'affitto, i tuoi non ti danno abbastanza soldi, e ti ricordo che ci sono anche le bollette”

Fanculo, aveva ragione.

“Sono stanca di stare male per i tuoi atteggiamenti da bambino”

“Mi dispiace, mi dispiace tanto, ma io non ce la faccio, non riesco ad accettarlo, non riesco ad accettare che lui viva qui”

Scossi la testa.

“Dovrai accettarlo, smettila di comportarti in questo modo, io veramente non lo sopporto più e-”

Non mi lasciò finire la frase, mi strinse forte fra le sue braccia ed io ricambiai la stretta.
Presi fra le dita il tessuto della sua maglietta per tenerlo più vicino, avevo il viso sul suo collo e riuscivo ancora a sentire il profumo del thè al mirtillo che si era rovesciato addosso.

“Io ti amo Francesca...”

Psychopath|| SurrealpowerWhere stories live. Discover now