Avete presente quando litigate con una vostra amica, una grande amica, e poi nessuno ha il coraggio di scusarsi e ammettere i propri errori?
La tensione che si crea fra le due persone, l'inevitabile bisogno di starsi accanto ma con un grande ostacolo nel mezzo, ecco era questo che sentivo tra me Stefano e Salvatore.
Con il primo perché, nonostante tutto, continuava a credere che io preferissi il nuovo arrivato a lui e, soprattutto, perché non ricambiavo i suoi sentimenti.
Con il più piccolo, invece, perché mi aveva detto chiaro e tondo che io, per lui, ero un problema e dopo ciò non aveva più aperto bocca con me.
Sì insomma, avevo due ragazzi a cui 'badare' e mi è andata male con entrambi.
Salvatore passava le giornate sotto le coperte, nel divano, perché si rifiutava di dormire con me e spesso avevo bisogno di Stefano per farlo mangiare perché appena mi avvicinavo partivano le sue crisi, gridava, diceva che la testa gli stava esplodendo e che le ombre dovevano andarsene.
Poi dava la colpa a me.
Faceva di tutto per allontanarmi, ma appena accennavo al fatto di mandarlo in un'ospedale, di farsi curare da persone competenti, o comunque allontanarsi effettivamente da me, sentivo la sua voce tremare.
Diceva "Io non decido per te" poi abbassava lo sguardo.
Ripeteva "Fai quello che pensi sia giusto" e poi si torturava le mani.
Lui non lo diceva, non lo ammetteva, ma aveva un estremo bisogno di essere abbracciato, supportato in ogni momento.
Ad ogni modo, avevo deciso di prendere in mano la mia vita e pensare al mio futuro, tornai a scuola.
Faticando un po' per recuperare tutto, ma ci tornai.
La mattina Salvatore rimaneva da solo, avevo nascosto tutti gli oggetti taglienti presenti in casa per evitare che si facesse del male e gli avevo dato un mio vecchio telefono dicendogli di chiamarmi se avesse avuto bisogno, mi aveva detto "Io non ho bisogno di te" stringendo forte il telefono fra le mani e rileggendo ripetutamente il mio numero per fissare quelle cifre nella sua mente.
Come ogni mattina, quel giorno, andai a scuola, questa volta però ero da sola.
Stefano era sotto le coperte con la febbre a 37.7 e il numero di sua madre pronto in caso fosse arrivato in punto di morte, un tipico essere umano di sesso maschile.
"Hey ragazzi!" salutai Sascha e Sabrina interrompendo i loro scambi amorosi.
"Fra, tu pensi che gli ermafroditi si accoppino con i maschi o con le femmine?" mi domandò il ragazzo, rimasi in silenzio.
"Fra?" continuò Sabrina.
"Sono le otto e trenta e voi state parlando del sesso degli ermafroditi aspettandovi una risposta da parte mia? Vado a prendere un caffè alle macchinette e a chiamare il ragazzo prossimo alla morte, aka Stefano con la febbre, ci vediamo in classe" dissi salutandoli con la mano e dirigendomi verso il mio bramato caffè mattutino.
Mentre bevevo composi il numero di Stefano, insomma, almeno per assicurarmi che fosse ancora vivo.
Solo dopo qualche squillo pensai che probabilmente stava dormendo beatamente, come avrei tanto voluto fare io.
Gli scrissi un messaggio.
"Le medicine sono in cucina, in frigo c'è il brodo, scaldalo e buttaci la pasta, mangia della frutta, stai al caldo e soprattutto NON FARE CAZZATE.
Ti voglio bene ❤"
Dopo avergli dato tutte le indicazioni per sopravvivere camminai lentamente verso la classe aspettando l'inizio delle lezioni.
La giornata passò come una qualsiasi giornata scolastica: noiosa.
L'unica cosa che spezzava la monotonia erano i discorsi di Sascha e Sabrina, fortuna che c'erano loro a strapparmi qualche risata.
Stefano non si era fatto sentire, era capace di dormire tutto il giorno quel pigrone!
Salvatore, neanche a dirlo, zero, nessun messaggio, nemmeno per chiedermi dove si trovavano quei biscotti al burro che gli piacciono tanto.
Speravo che nascondendoli mi avrebbe cercata.
Ero impaziente di tornare a casa, di vederli, di assicurarmi che andasse tutto bene.
Dentro di me stava piano piano crescendo un brutto presentimento, che solitamente sbaglia, ma hey meglio prevenire che curare.
A casa c'era un silenzio assordante.
Troppo silenzio per un luogo dove ci sono due ragazzi che si odiano.
"Ragazzi? Sono a casa!" gridai sperando che uno dei due si facesse vivo.
Salii le scale per controllare se Stefano era ancora a letto con la febbre, non c'era.
"Stefano dove cazzo sei?" scesi le scale, e lo vidi.
"Sono qui, se girassi la testa mi vedresti stupida" mi disse dalla cucina, la cosa strana era che si trovava seduto a tavola, con Salvatore davanti che sembrava voler scomparire all'istante.
"Che succede?" domandai, era chiaro che stesse succedendo qualcosa.
"Chiedilo al tuo piccolo ragazzo innocente"
Salvatore lo fulminò con lo sguardo, provò a parlare ma Stefano lo fermò.
"No, non sto zitto! Il tuo gioco è durato abbastanza, lei deve sapere"
"Sapere cosa?!" mi intromisi
"Devi sapere, Francesca, che Salvatore ti ha sempre presa per il culo come ha fatto con tutti negli ultimi anni! Non esiste nessuna Anna, lui non è pazzo" sbottò visibilmente arrabbiato, mi sembrava un'assurdità.
"Salvatore?" mi avvicinai a lui che teneva lo sguardo fisso sul tavolo.
"Quello che dice Stefano è vero?" il mio tono era dolce, comprensivo.
Salvatore annuì.
"Non sono pazzo, qualche problema ce l'ho, ma non sento voci, non vedo ombre, ho solo...problemi dovuti al fatto che sono scappato, l'elettroshock che mi hanno fatto da piccolo non mi ha danneggiato così tanto, ho solo delle perdite di memoria dovute a quello ma sono molto rare, è solo che...tu ti eri avvicinata a me, e nessuno lo aveva fatto, erano tutti scappati, io volevo solo passare del tempo con te, mi dispiace averti mentito"
I suoi occhi si inumidirono.
Avrei avuto tutti i motivi del mondo per arrabbiarmi e cacciarlo, invece spostai la sedia e lo abbracciai stringendolo forte.
"Quando inizierai a dirmi tutta la verità?" sussurrai senza lasciarlo, la sua risposta fu stringermi più forte.
Lo sguardo di Stefano bruciava su di noi.
Mi dispiace Stefano, ma non puoi comandare il cuore di una persona.
SUSSSUSSUSU BATTETE LE DITA SULLA TASTIERA VOGLIO TANTI COMMENTIII
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Psychopath|| Surrealpower
FanfictionFrancesca, una comune adolescente con una passione, i luoghi abbandonati. Un giorno visitandone uno con i suoi compagni lascerà distrattamente li la sua fotocamera e questo la costrinse a tornarci. Una volta tornata, però, trovò qualcosa di totalmen...