Capitolo 3

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3.


Cinque anni dopo - Rajana


Naell si svegliò di soprassalto, le membra indolenzite, gli occhi sgranati e il volto ricoperto da un sottile strato di sudore.

Come sempre le accadeva, ultimamente, quel serpeggiante panico non sembrava abbandonarla mai, per lo meno non da quando aveva subito il primo attentato, sei anni addietro.

Tutto era successo velocemente, come in un sogno – o, piuttosto, in un incubo – e lei aveva visto per la prima volta la morte in faccia.

Solo la fortuna, e grazie all'amore di Lyar, si era salvata la vita.

Era stato in quel momento che si era resa conto della strana utilità del ciondolo che, tanti anni addietro, il corvo Wolan le aveva consegnato.

La galenda bianca appesa al suo collo – che Naell aveva indossato fin da quel primo giorno – aveva iniziato a bruciare sulla sua pelle poco prima che la lama dell'assassino calasse su di lei.

Solo gli assidui allenamenti cui si era sottoposta – di nascosto – nel corso degli anni, le avevano impedito la fine più impietosa.

Lesta, si era scansata non appena aveva udito un rumore alle sue spalle e, anche grazie all'intervento di Lyar, tutto era andato per il meglio.

Purtroppo, non erano riusciti a scoprire chi fosse stato il mandante di quell'attentato, per quanto lo stesso Conte Alderan avesse messo in pista le sue stesse spie, per scoprirlo.

Da quel primo incidente, in cui aveva sfiorato l'abbraccio della Morte in un qualsiasi giorno d'estate, Naell aveva chiesto – e ottenuto – che Kalia fosse mandata a chiamare.

Nessun altro aveva voluto al suo fianco, a parte lei.

Non perché non si fidasse degli uomini comandati dall'amico di vecchia data Meyor, ora comandante delle guardie di palazzo, ma perché nessuno, a parte una donna, avrebbe potuto seguirla ogni dove.

Inoltre, voleva con sé la vecchia amica e figlia sacra del villaggio di Hyo-Den, perché era l'unica in grado di capirla veramente.

In poco meno di due settimane, Kalia era giunta a Rajana e, su mandato stesso del re, era divenuta la sua guardia del corpo ufficiale.

Una stanza era stata fatta preparare per lei accanto a quella della principessa e, da quel momento in poi, erano state inseparabili.

Kalia era divenuta l'ombra di Naell in ogni frangente, anche durante le missioni ufficiali per conto della corona, che la vedevano sempre affiancare il ministro Korissar.

Sempre più spesso, i suoi viaggi presso Akantar si dilungavano oltre il necessario e, nel corso degli anni, nella nobiltà era iniziato a serpeggiare il malcontento.

Molti nobili, infatti, non vedevano di buon occhio che la loro principessa apprezzasse così tanto la civiltà straniera, negandosi così de facto al suo stesso reame.

Il re aveva sempre cercato di smorzare questi malanimi, facendo notare alla corte più intransigente – e a i consiglieri più riottosi – quanto la figlia pensasse prima di tutto agli interessi della corona di Enerios.

Ruak, però, sapeva bene che, quei malanimi, erano nati già molto tempo prima della grande amicizia sviluppatasi tra i reali di Akantar e sua figlia Naell.

I tre lupi condotti a palazzo dai principi, avevano fomentato sgomento e rabbia tra i più, che vedevano in questo gesto un'aperta ribellione alle consuetudini di palazzo.

Corvo Bianco - Cronache di Enerios Vol. 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora