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"Non so se avete notato, ma c'è un nuovo arrivato.." disse la psicologa, oggi con un rossetto color carne, che le stava leggermente meglio dell'altro.
Indicò Tyler, che fece un sorriso tirato, per poi abbassare gli occhi ed entrare in un mondo tutto suo.
"Tyler, vuoi presentarti agli altri?" insisté la donna.
Il ragazzo mise una mano nei capelli, per metterli in ordina, poi si alzò e rilassò il suo viso, che prima di allora era molto teso.
"Piacere, sono Tyler, ho 17 anni, soffro di amnesia a breve termine, problema che mi porta a ricordare per poco tempo una cosa, eliminandola completamente un momento dopo."
"Wow..come Dory.." affermò una ragazza, con occhi sognanti, guardando il soffitto dondolando la testa da una parte all'altra.
Mi schiaffeggiai in fronte, rendendomi conto di quanto fossi matura rispetto a tutti questi ragazzi, calcolando che io ancora dormivo con la coperta di Winnie The Pooh, e a volte indossavo ancora la mia sciarpa con sopra ricamato il nome di Hannah Montana.

"Beh Abigail, stai prendendo tutti i giorni le tue pillole si?" chiese la donna, riportandomi al mondo reale.
"È da un po' di giorni che non le prendo. Sai com'è, ho una vita sociale, e tanti impegni a cui badare.." le risposi vagamente, alzando impercettibilmente le sopracciglia alla parola "impegni", in realtà non mi dispiaceva affatto passare il mio tempo con qualche bel ragazzo.
Mi rimproverò, ricordandomi poi tutte le conseguenze a questa mia azione.
Ad un ora dalla fine, la dottoressa ci spiegò che, per contrattempi potevamo andarcene prima, così ringraziai Dio e chiunque ci fosse lassù, presi la mia borsa e cominciai ad incamminarmi nel corridoio, bianco, come ogni altra maledetta cosa qui dentro.

Ad un tratto sentii una mano toccarmi la spalla..
"Fai che sia Michael.." pensò una parte di me, pensando al suo continuo girovagare il mio corpo con i suoi occhi.
Mi girai e trovai Tyler con un sorriso innocente stampato in faccia.
"Oh amore mio..quel sorriso innocente te lo farei proprio scomparire io.." pensai, aspettando che lui aprisse bocca.
"Ciao, scusami, volevo solo chiederti...perché prima mi hai mandato a fanculo?" domandò imbarazzato, dondolandosi con i piedi.
"Senti, non è successo niente. Posso andare?" risposi frettolosamente, sperando che mio padre fosse già arrivato.
Avevo altri piani per questo pomeriggio: chiamare Clarissa, comprare una quantità industriale di cioccolatini e vedere così tanti film strappalacrime da rimanere con uno scarso 20% di acqua in corpo.
"Ah, okay, sai...è così brutto dimenticare tutto all'istante.." mi rivelò, continuando a seguire i miei passi, proprio come faceva il cagnolino di Ashton quando io, cioè quando Zoe, portava quintali di carne essiccata da mangiare tra una partita di Just Dance e l'altra.
Un giorno, però, si accorsero troppo tardi che Happiness, il carlino, mangiò tutto di nascosto, provocandogli un'indigestione così forte, da spedirlo nel paradiso dei cani.

Non trovai nel mio campo visivo l'auto blu metallizzata di mio padre, così decisi che forse, avrei potuto aprire una conversazione con lui.
"Pagherei oro per dimenticare tutto ciò che ho in mente.." mi appoggiai al muro, guardandolo negli occhi.
"Scusa per la mia impertinenza, ma..di cosa soffri tu?"
"Soffro di disturbo dissociativo della personalità."
"Oh.." rispose solamente, facendomi alterare.

Quell'espressione, quel tono di voce, tutto mi ricordava tutte le volte che la gente si sentiva in pena per me.
Non riuscivo ad accettare che la gente pensasse che la mia malattia fosse un orrore, un modo per mettere a confronto la proprio vita e riconoscere quanto fosse migliore rispetto alla mia.
In pochi riuscivano a trattarmi da persona normale, in molti non ricordavano che anche i mostri fossero umani.

"Senti, io non voglio la tua compassione o pietà, okay?" mi alterai, per poi notare una scintilla familiare nei suoi occhi.
"Ehi, scusami, e ora cosa ho fatto?" cominciò a parlare velocemente, "Comunque.. perché prima mi hai mandato a fanculo?" chiese con un sorriso innocente stampato in viso.
"Dimmi che stai scherzando.." mi spazientii, mettendomi le mani nei capelli.
Non potevo dare retta a lui o sarei impazzita ancora di più.
"Cosa? Su cosa dovrei scherzare? Puoi rispondere alla mia domanda!" quasi urlò e io andai via, lasciandolo ancora più confuso di quanto non era già.

Aprii la grande porta vendendo schiaffeggiata da un forte vento gelido, seguito poi da una tempesta di acqua.
"Pur di non ascoltare in altra parola uscire dalla bocca di Tyler sono pronta a correre il rischio di prendere un bel raffreddore." discussi da sola, sentendomi alquanto stupida sotto gli occhi severi di alcune persone che passavano di li.
Poi vidi una macchina nera.
Alla guida il ragazzo con cui speravo di passare anche solo un attimo, cui scambiare anche un solo sguardo.
"Ehi...ma sono sicura di essere Abigail? Per la prima volta non ho pensato solamente al
sesso.." dissi di nuovo a me stessa, impressionandomi di me stessa.
Non aver preso pillole per una settimana intera stava cominciando a farsi sentire..

Corsi verso la sua macchina, entrando senza dire nulla.
"Che ci fai qui dentro?" chiese, giocando con le maniche della sua felpa.
"Che galantuomo...una bella ragazza come me era sotto la pioggia, sola soletta, e l'unica cosa che sai dire è 'cosa ci fai qui dentro'?" dissi, facendo i miei famosi occhi da cucciolo e, nella mia voce, si sentiva un pizzico di malizia.

Sorrise.
O così credo.
Lui non sorrideva mai.
Ma giuro di averlo visto.

"Beh..ho appurato più e più volte che non sei uno di molte parole.."
"E tu invece ne dici anche troppe, Abigail Scott." parlò, concedendomi il suono della sua voce squillante ma profonda.
Lui era il contrario di se stesso.
Accese la musica, sorprendendomi quando scoprii di avere molte band in comune.
Cominciai a canticchiare Give Me One Good Reason dei Blink-182 seguendo anche il suo tamburellare con le dita sullo sterzo.

Dopo due tre canzoni Michael mi richiamò dai miei pensieri..
"Abigail, devi andare già a casa, o possiamo fare un giro?" chiese, sorprendendomi per la proposta.
"Si va bene, ma fammi un favore.." dissi, senza nemmeno rendermi conto di aver detto l'ultima parte.
Abigail Scott non stava più parlando...
"..Chiamami Zoe." conclusi, con un piccolo sorriso.
Finalmente ero ritornata.

Wrong » mgcDove le storie prendono vita. Scoprilo ora